Le settimane successive passano, sfortunatamente, con meno gioia rispetto al primo giorno. È metà ottobre e, tra il lavoro di Milano e il destreggiarmi nel caos della Fondazione, sono sommersa di lavoro. Le mie uniche distrazioni sono rappresentate da lunghe corse serali tra le colline e colazioni al bar con la speranza, ormai vana, di rivedere il bel Federico. Ho provato a sondare il terreno con Manuela ma, da quanto ho capito, il ragazzo non fa vita mondana e quella mattina era al bar per caso. Oppure sarà stato il destino?
Forse il destino ha deciso di essere clemente con me e mi ha concesso una gioia in queste lunghe settimane di tristezza.
Sono in ospedale e, mentre giro disorientata alla ricerca dalla sala prelievi, lo vedo. Federico con il camice da medico, una vera e propria visione. Mentre sono imbambolata a guardare questa meraviglia della natura, noto che sorride e si avvicina.
«Buongiorno ladra di riviste!»
«Buongiorno» rispondo mentre cerco di sembrare disinvolta, ma il mio viso non collabora e decide di prendere fuoco.
«Cosa ci fai qui?» Guarda me e l'impegnativa che stringo tra le dita. «Sembra a me o ti sei persa?»
«Beh sì», balbetto come sempre quando sono davanti a lui, «non riesco a trovare la sala prelievi. Mi hanno detto di seguire la linea blu, ma sto camminando da un po' e non la trovo».
«L'ospedale qui è piuttosto piccolo. Non so come hai fatto, ma sei finita dalla parte opposta», risponde ridendo. «All'ingresso dovevi andare subito a sinistra. Vieni che ti accompagno.» E senza neanche aspettare una mia risposta si avvia.
Mi sento come da adolescente, quando il ragazzo più bello della scuola mi rivolgeva la parola per chiedermi se gli passavo i compiti di matematica. Mani sudate, inebetimento, eccessiva salivazione, rossore e balbettamento. Per evitare di fare figuracce, in queste situazioni ho imparato che è decisamente meglio stare zitta. Così decido di seguirlo in silenzio, con la fortuna di poter contemplare le sue spalle perfette e l'andatura decisa di chi sa cosa vuole nella vita.
«Siamo arrivati», risponde indicando la porta della sala prelievi interrompendo il mio sogno, «ma sfortunatamente adesso inizia il mio giro visite. Devo andare, anche se mi avrebbe fatto molto piacere prendere un caffè con te.»
«Sarebbe stato carino» confermo.
«A presto, ladra di riviste.» Mi regala un meraviglioso sorriso con fossette incluse e ritorna da dove siamo venuti.
A presto, penso, mentre nel mio corpo i miei ormoni ritrovati sembrano degli Umpa Lumpa impazziti.
* * * *
Nonostante la mattinata sia iniziata nel migliore dei modi, credo che il karma stia cercando di punirmi. Probabilmente per i pensieri osceni che ho fatto sul bel mediconzolo.
Il clima al lavoro non è dei migliori e ho il presentimento di non piacere per nulla al personale. Cecilia, che ho incontrato il mio primo giorno di lavoro, è l'unica che non mi guarda in cagnesco. Gli altri dipendenti a stento mi salutano e parlano a bassa voce quando passo.
Subito dopo pranzo, non volendo, ho sentito le signore della lavanderia parlare chiaramente di me.
«Ma quella di Milano? Chissà cosa farà tutto il giorno chiusa in ufficio, farà finta di lavorare e si ruberà il grosso stipendio che le ha promesso la vecchia.»
La vecchia? Intendono la direttrice?
«Che poi anche quella, non poteva lasciarci a fare le cose di sempre senza che arrivasse una fighettina dalla città a insegnarci come dobbiamo lavorare?»
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Un Amore con Scadenza
Chick-LitHo avuto Neil e Becca nella pancia per anni, finché non ho avuto il coraggio di tirarli fuori ed è nato "un amore con scadenza". Rebecca è una giovane manager che si è costruita da sola. Forte e determinata ha messo il lavoro sempre al primo posto...