Capitolo 16

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Sono seduta alla mia scrivania e guardo la mia agenda. Siamo attorno a fine febbraio. Tra l'ospedale e la convalescenza ho perso quasi tre settimane di lavoro. Merda. Non ci voleva. Vabbè recupererò.

Risistemo gli appuntamenti e gli impegni e mi imbatto in una scritta che mi deve aver fatto di nascosto Ludovica sul 14 febbraio.

Buon San Valentino alla persona che mi conosce meglio di qualsiasi altra, che mi sa guardare dentro e non si spaventa.

Grazie amica di sostenermi e amarmi sempre.

Ludo.

Ludovica mi sorprende sempre.

Ricordo benissimo quel giorno a strafogarsi con i cioccolatini che aveva mandato Federico e dire "tu non li mangiare, non te li meriti. Fra pochi giorni gli distruggerai il cuore".

Sorrido pensando a lei che mi rallegrava le giornate, ma mi sale l'ansia pensando alle nostre conversazioni su Neil e Federico. Nonostante il suo aiuto nel far ordine in quella balorda situazione, la mia testa e il mio cuore sono incasinati e mi sento come un navigatore durante una tempesta.

I mei pensieri vengono interrotti quando sento Cecilia chiamarmi «Becca? Becca ...Ci sei?»

«Scusa Ceci, ero sovrappensiero».

«Beh, me ne sono accorta! È mezz'ora che ti chiamo. Oggi è il primo giorno che rientri dopo l'operazione, stai bene?»

«No, no. No. Cioè sì», balbetto. «Sto bene, grazie. Solo qualche pensiero e il lavoro da riorganizzare».

«Ci sono di mezzo anche gli uomini a incasinarti?»

Annuisco con gli occhi ancora coperti dalle mani in modalità scimmietta non vedo.

«C'entra Neil, vero?»

Annuisco ed esco dalla mia modalità non vedo per guardala fissa negli occhi.

«Com'è che tutti lo avete capito tranne me?»

«Non c'è più cieco di chi non vuol vedere».

«Forse era non c'è più sordo di chi non vuol sentire».

«Ecco sì, comunque Becca il concetto è sempre quello», mi guarda come fossi un cucciolo. «Era chiaro da come ti guardava. Non ti perde mai di vista. MAI. E come era nero quando hai seguito Federico fuori dal bar la prima volta. Non ti ha risposto male, perché era arrabbiato per la rissa, ma perché quando è uscito a separare quei ragazzini, ti ha visto con Federico e gli è salito il matto. Ha spaccato una pila di bicchieri. È stato lui. Non i ragazzini».

«Perché non me l'hai detto?»

«Non volevo rovinare quello che stava nascendo con Federico. Sembravi così convinta», poi aggiunge: «Non so se lo sai, ma Elenia lo ha dovuto cacciare di forza dall'ospedale, non voleva lasciarti da sola. Oppure chiedi a Manuela cosa succede quando qualcuno chiede di te al bar».

«Non so se lo voglio sapere».

«Ringhia. Neil ringhia quando qualcuno chiede di te o ti fa qualche complimento».

«Accidenti», ritorno modalità scimmietta. «Come ho fatto a non capirlo?»

«Non lo so. Ce ne siamo accorti tutti. Tranne te e forse Federico».

«Io non ...» le parole mi si continuano a spezzare in gola.

«Per qualche motivo hai deciso che lui era uno stronzo, donnaiolo, misogino e da lì non gli hai dato la possibilità di muoversi. Hai proiettato su di lui tutto il tuo odio per il genere maschile, rendendolo il capro espiatorio di una guerra di cui lui però non aveva colpa».

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