Prologo.

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Cara Lulù,

queste parole mi stanno costando caro lo sai vero?
Caro nel senso che ad ogni singola parola corrisponde una lacrima.

Niente di quello che sto dicendo mi sembra giusto, o rende abbastanza omaggio a quanto tu sia incredibile.

Ciò che so con certezza però, è che sono stata così fortunata a conoscerti, quel giorno di tanti anni fa, quando eravamo solo due bambine con tanti sogni e progetti.

Sono eternamente grata a chiunque ci sia lassù per questi quattordici anni vissuti insieme, e per tutti i momenti solo nostri che abbiamo condiviso.

Mi rende tremendamente felice poter dire di averti vissuta perché non tutti hanno la fortuna di incontrare un'amica così pura e portarsela dietro nel tempo.

Certo avrei potuto viverti di più, spesso mi dicevi "ma ti sei dimenticata la strada per venire qua?"
Tornassi indietro probabilmente non partirei per paesi sconosciuti solo per staccare un po la spina, o per lo meno ti chiederei di venire con me.

Sono così arrabbiata con te, come hai potuto lasciarmi sola?
Sola in un mondo che non riesco a capire ancora che aspetto abbia senza di te, in realtà non voglio neanche farlo.

Avevi la mente, lo spirito, il senso dell'umorismo, avevi il cuore e troppi sogni per farli restare in quel dannato cassetto.

Eri un angelo, e posso solo immaginare tutte le cose incredibili che avresti fatto se questo mondo ti avesse riservato un po' più di tempo.

Che brutti i verbi al passato quando parli di qualcuno che sarà inciso nel tuo cuore per sempre.

Piango ma allo stesso tempo un po' sorrido immaginandoti qui accanto a me, a prendermi in giro per quanto io risulti sdolcinata in questo momento.

Mi mancherai.

Mi mancherà passarti a prendere per andare in palestra.
Mi mancherà svegliarti alle nove di un sabato solo per puro divertimento.
Mi mancherà vederti ogni venerdì a cena.
Mi mancherà stringerti il mignolo per sigillare una promessa.
Mi mancherà tutto di te, sopratutto i tuoi occhi color nocciola, dentro la quale vedevo riflesso l'azzurro dei miei.

Quattordici anni che t'amo Ludoví,
tante vite che ancora devono essere vissute,
ci rivedremo nella prossima.

Non ti dimenticherò mai.

Ti amo, oggi e per sempre, la tua Jas.


Sono state queste le mie parole d'addio per Ludovica, la cosa più simile ad una sorella che io abbia mai avuto.

Io e Ludovica Torresi ci conoscemmo un giorno di settembre, in una palestra poco distante da casa mia.

Entrambe avevamo quattro anni e la voglia di imparare ciò che poi sarebbe diventata la nostra passione : la ginnastica ritmica.

A quattro anni non capisci davvero cosa voglia dire amicizia, quando una bambina ti si avvicina ci giochi un po' ma senza aspettarti che l'indomani l'avresti vista ed avresti continuato a giocare con lei.

O per lo meno, io a quattro anni, quando lei mi rivolse quel suo sorriso timido, non lo pensavo affatto, ed ora a diciotto compiuti il pensiero che io quella bambina me la sono portata dietro fino ad ora mi fa spuntare un piccolo sorriso.

Giorno per giorno diventammo sempre più amiche, siamo cresciute insieme ed abbiamo sempre fatto all'unisono le nostre prime esperienze.

Alle medie poi il nostro gruppo si allargò diventando un quartetto.

In prima media facemmo amicizia con Anita e Denise che diventarono parte integrante delle nostre giornate.

La maggior parte delle volte quando ci vedevano in giro la gente pensava "ma che c'entrano queste quattro insieme?"

E come biasimarli?

Ludovica era alta, molto più alta di me, aveva lunghi ricci biondi che sembravano finti, e due occhi color nocciola che trasmettevano una tranquillità assurda, a volte mi perdevo a guardarli.

Anita ha i capelli castani e porta la frangetta da quando ne ho memoria, il viso cosparso di lentiggini e degli occhi che ancora non riesco a capire se siano marroni o verdi.

Denise sembra la versione umana di Bloom delle Winx, con i suoi lunghi capelli rossi, il nasino all'insù ed il suo fisico slanciato.

Mentre io sono la più bassa, ho un caschetto nero pece, liscio come gli spaghetti e due occhi di un azzurro chiaro, tendente al grigio.

Una cosa però ci accumunava tutte, ed era la passione per tatuaggi, ne avevamo anche alcuni uguali.

Purtroppo però come succede in ogni compagnia ci sono persone più legate di altre ed io ero molto più legata con Ludo che con Anita e Denise.

Ciò ovviamente non significa che non volessi bene anche a loro, anzi, gli voglio un bene dell'anima, ma non sono pronta a far diventare questo gruppo un trio, non ancora, perciò me ne vado.

È che io e Ludo eravamo strane, avevamo quasi i pensieri in simbiosi per quanto tempo passavamo insieme.

Io e lei siamo sempre state così complementari eppure così diverse.

Poi però in realtà se imparavi a conoscerci ti rendevi conto che eravamo molto più simili di ciò che sembrava.

Ci supportavamo e sopportavamo a vicenda, assecondavamo ognuna una cazzata dell'altra e, a volte, ci completavamo le frasi o dicevamo le stesse cose all'unisono.
Ci difendevamo in pubblico e sgridavamo in privato.

Avevamo quel rapporto che anche dopo anni non si rovinava mai, non avevamo mai paura di perderci di vista perché se cresci a stretto contatto una persona, non parlarle diventa impossibile.

Non siamo mai state brave ad esternare i nostri sentimenti, noi dimostravamo il nostro bene reciproco con i gesti, perciò quando sua madre - che alla fine era anche un pò la mia - mi disse che le avrebbe fatto piacere che avessi pensato io al suo elogio funebre andai completamente in palla.

D'improvviso io che amavo scrivere, non avevo più nulla da dire, nulla da esternare, il vuoto totale.

Il giorno stesso del suo funerale guardai la nostra foto appesa al muro, due nanette sporche di sabbia che fanno castelli in spiaggia, ed iniziai a buttare giù su un foglio tutto ciò che mi passava per la testa.

Mi odio così tanto per non essermi accorta del suo malessere, per non essere tornata spesso a casa come avevo promesso.

Mi odio perché forse se io fossi stata qui lei non avrebbe compiuto quel gesto, forse non si sarebbe ammazzata.

Casa.
Questo posto non lo è più.

Per me casa era dove c'era Ludovica, potevamo essere al parco infondo la via, al mare o nella panchina fuori casa mia dove andavamo quando volevamo solo un po' di silenzio.

A me bastava che lei fosse con me e non mi serviva altro.

Ci ripenso ora mentre aspetto l'aereo che mi porterà il più lontano possibile da questa città che mi ricorda così tremendamente che lei non ci sia più.

Ci ripenso mentre guardo fuori dal finestrino la mia amata Italia scomparire e diventare sempre più piccola.

Ci ripenso mentre ora Anita e Denise probabilmente staranno leggendo la lettera che gli ho lasciato per non doverle salutare a quattrocchi, sicura del fatto che mi avrebbero fatto cambiare idea.

Ci ripenso ora perché eravamo davvero una bella coppia io e te Lulù, ma entrambe abbiamo sempre saputo che eri tu la più coraggiosa delle due.

Io da brava codarda, scappo, e cerco di convivere con il buco che mi ritrovo al posto del cuore da quando il tuo ha smesso di battere

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