Capitololo 23. Sei piu me di me stesso.

377 10 0
                                    




Pov Luca

Mi sento davvero strano.

Tutta questa situazione mi mette una pressione addosso che non credo di aver mai provato in tutta la mia vita.

Due delle persone più importanti della mia vita, schierate una contro l'altra.

Da una parte ho Dylan, che in questi anni è diventato per me come un fratello, che sta male per il ritorno di quell'idiota di Tommaso, ed io devo consolarlo.

Cosa che tra l'altro non sono neanche chissà quanto bravo a fare.

Dall'altra però, ho Jas, la mia esatta metà, che sta più male di lui perché in testa ha un casino. E quando Jasmine non riesce a ragionare, iniziano i guai.

La cosa peggiore è che io non posso, e sopratutto non voglio, schierarmi dalla parte di qualcuno. Anche se è ovvio che ho la preferenza indirizzata verso una parte, ma voglio restare il più imparziale possibile.

Per il rispetto di entrambi.

In questo preciso istante, sono entrambi dentro casa mia, senza neanche sapere che a dividerli ci sono solamente due piani di scale. E non sarò di certo io a dirglielo.

Questi due sono rimasti gli unici a non capire quello che tutti sappiamo da tempo, ed io aspetto solo che aprano gli occhi.

Dylan è fermo sul divano da tantissimo tempo, ed io sono seduto accanto a lui. Mentre Jas è su, in camera di Ludo a fare solo Dio sa cosa.

Dyl ha lo sguardo perso, non l'ho mai visto così assente da quando lo conosco. Ed io non sono bravo in queste cose, perciò mentre mi alzo dico l'unica cosa sensata che mi viene in mente di dire.

<<so che prima o poi se ne renderà conto>> sospiro <<lo fa sempre>>

Jas è sempre stata una tipa sveglia, su tutto tranne che sui suoi sentimenti. È sempre l'ultima ad accorgersi di provare qualcosa.

<<renderà conto di cosa?>> mi domanda lui confuso.

Io sorrido, perché è così cotto che non ho neanche dovuto mettere il soggetto nella frase, ma poi torno subito serio.

<<di cosa sta perdendo, di chi sta perdendo>> mi incammino verso le scale <<spero solo che non lo faccia quando sarà troppo tardi per recuperare ciò che ora sta volutamente lasciando andare>>

Non sentendo risposta inizio a salire i gradini, e mentre sono quasi a metà sento il suo sussurro.

<<ammesso che si possa perdere qualcosa che credevi ti appartenesse solo nella tua testa>>

Faccio finta di nulla e vado avanti, perché so che Dylan è un ragazzo forte, che riesce ad affrontare i problemi anche da solo.

Mentre lei no.

E lo so per certo perché sono anni che la conosco.

E ne ho la certezza quando entrando dalla botola la guardo alle tre del mattino mentre si scola una bottiglia di neanche io so cosa. E tutto per cercare di mettere a tacere le mille voci che gli ronzano in testa.

Vederla così mi distrugge.

Si trova ai piedi del letto, mentre con uno sguardo vuoto fissa il muro ricoperto di foto che Ludovica aveva creato in camera sua. Con una mano si tiene le ginocchia strette al petto, mentre con l'altra tiene una bottiglia che ora riconosco come vodka alla pesca.

Mi siedo accanto a lei e gliela levo di mano, mentre dice qualcosa di incomprensibile.

<<quanto hai bevuto?>> le domando io non sicuro di voler sapere la risposta.

Wonderland Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora