Capitolo 1: Un incubo che diventa realtà

1.1K 31 5
                                    



Pov Jas
4 anni dopo

Mi sveglio di soprassalto, sudata e in lacrime.
Un altro incubo.

Soffro di incubi da tantissimo tempo.
Durante l'adolescenza con l'aiuto di uno psicologo e della giusta compagnia, il numero di notti in cui mi svegliavo urlando erano nettamente diminuite, ma da quando lei se ne è andata, non c'è notte in cui io non ne faccia.  Ed andare dallo psicologo, cambiare città e cercare di creare nuovi ricordi non è servito a un cazzo.

Rassegnata all'idea di non riprendere sonno prendo il telefono e guardo l'ora, le 04:30 del mattino.
Scendo dal letto e vado in bagno a sciacquarmi il viso.

Fortunatamente vivo sola da un po', perciò posso fare tutto il rumore del mondo senza aver paura di disturbare qualcuno.
Ho vissuto da mio padre per i primi mesi, ma appena ne ho avuto possibilità mi sono sistemata per conto mio non riuscendo più a sopportare le sue occhiate indagatrici ed i suoi sguardi preoccupati.

Non so se il divorzio dei miei sia stata una cosa positiva o negativa per me. Ho sempre vissuto una realtà divisa in due anche quando mamma e papà vivevano sotto lo stesso tetto.

Mia madre nata e cresciuta in Italia, con religione cristiana, appassionata di arte.
Mio padre nato e cresciuto in Marocco, con religione musulmana, appassionato di libri e poesia.

Sinceramente non so neanche come due persone così diverse abbiano potuto costruire tutto ciò che hanno costruito, facendomi crescere bilingue e non trascurando mai la cultura o la religione dell'altro.

A discapito di ciò che pensa la gente da fuori mio padre è sempre stato molto più permissivo di mia madre, motivo per cui andavo da lui ogni volta che mi serviva il permesso per qualcosa che sapevo la mamma mi avrebbe negato categoricamente.

Non ho mai avuto un bel rapporto con lei. Teneva sempre a farmi notare il mio peso, le occhiaie, contava le calorie che ingerivo e quante ore passavo ad allenamento. Grazie a lei ho sviluppato un vero e proprio disturbo del comportamento alimentare: la bulimia. Per non parlare degli anni che ho dovuto passare in terapia per riuscire a superarlo.

Sono convinta che i miei genitori si siano amati tantissimo. Ho letto delle lettere che papà scriveva in francese per la mamma ed ho pianto come se qualcuno le avesse dedicate a me. Ma a volte l'amore non basta, ed un giorno mi sono ritrovata davanti ad un bivio: restare a vivere con mamma in Italia o andare con papà in Marocco.

Feci la scelta che reputavo più giusta, andai in Marocco e mi lasciai dietro tutto ciò che reputavo importante solamente perché, a parer mio, quel pover'uomo di mio padre era la vittima della storia.
In Italia ormai oltre le mie amiche e Luca non avevo più motivazioni per restare.

A saperlo prima come sarebbe andata, non sarei mai partita.

Quando ho esternato a mio padre il desiderio di avere una mia indipendenza è stato ben che felice di aiutarmi, ma da bravo ansioso cronico quale è, ha scelto di comprare una casa nella stessa via della sua.

Questa casa mi piace, ha due piani, il giardino ed un terrazzo enorme sul tetto.
Nel piano inferiore c'è la cucina -open space- ed un ampio salone, uno sgabuzzino e la lavanderia.
Nel piano superiore ci sono delle scale infondo al corridoio che ti portano al terrazzo, due camere degli ospiti entrambe molto spaziose e poco arredate ma entrambe con un bagno in camera.

Ed infine la mia.
Non posso lamentarmi, la mia è quella più grande.
Ho un letto matrimoniale, la cabina armadio, due scrivanie, il bagno privato ed una porta finestra accanto al letto che si affaccia sul retro del mio giardino.

Se devo essere sincera non l'ho decorata per niente. Non ci sono attrezzi di ginnastica sparsi sul pavimento, non ci sono foto, disegni o poesie appese al muro come invece c'erano nella mia vecchia cameretta, ma da quando sono scappata ho smesso di allenarmi, di scrivere, ed ho imposto a mia madre di mettere tutte le foto nella scatola infondo all'armadio di camera sua.

Wonderland Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora