Pov DylanL'ultimo ricordo che ho di mia madre, è un ricordo felice.
Se penso all'ultima volta che l'ho vista, la mia testa mi proietta davanti una lei sorridente, sporca di terra, che sistema i suoi amati fiori in giardino. Mia madre adorava prendersi cura delle cose, che fossero piante o animali poco le importava.
Era una donna bellissima.
Aveva dei lunghi capelli neri, leggermente mossi. Gli occhi di un verde chiaro, tipo il colore dei ghiaccioli alla menta. Era alta e slanciata, sempre precisa ed impeccabile. Mia madre era una donna sincera e buona, che ti dava tutto l'amore che aveva in corpo e di cui tu avevi bisogno. Ti abbracciava spesso, e si preoccupava del tuo stato d'animo.
Sono contento che l'ultimo ricordo che io abbia di lei sia questo, lei che fa qualcosa che ama.
Mio padre era completamente il suo opposto.
A volte chiedo come abbiano fatto a stare insieme.Mio padre non è mai stata una persona paziente, non riusciva ad insegnarti qualcosa senza urlarti in faccia se non riuscivi a farla subito. Era costantemente nervoso ed arrabbiato con il mondo, arrabbiato con mia madre, arrabbiato con noi.
Mio padre non era una persona affettiva, non ti abbracciava e non ti dava pacche sulle spalle. Non ti diceva che ti voleva bene o che era fiero di te.
Ogni volta che guardava mia madre aveva lo sguardo imbambolato, ma poi le urlava le peggio cattiverie senza alcun motivo.
Credo che i miei genitori si siano amati, in modo sbagliato, ma lo hanno fatto.
Non rinnego di essere nato nella mia famiglia, di aver avuto lui come padre, o che mia madre non l'abbia lasciato.
Però avrei voluto vivere un'infanzia diversa.
Avrei voluto essere solo un bambino felice.Ricordo perfettamente il giorno in cui siamo rimasti soli.
Era un piovoso giorno di novembre, io e Michael stavamo aspettando che i nostri genitori ci venissero a prendere a casa di un nostro compagno di squadra.
Eravamo entrambi componenti della squadra di football, e quel pomeriggio dopo allenamento ci eravamo riuniti tutti nella villa di questo nostro amico, perché i suoi non c'erano.
Avevamo passato la serata a bere birra e divertirci, e consapevoli del fatto che non avremmo potuto guidare avevamo chiamato i nostri per farci venire a prendere.
I ragazzi stavano iniziando ad andare via, mamma e papà stavano tardando, e non era da loro farlo.
Agli occhi degli altri dovevano essere dei genitori modello, che non lasciavano mai i loro fili a piedi e non alzavano la voce in pubblico. Che non facevano ritardo e non litigavano fuori le mura di casa.
La perfetta e finta famiglia del mulino bianco.
Iniziai io per primo a preoccuparmi. Erano giorni che mio padre urlava più del solito, e mia madre si copriva il volto ogni volta che lui le si avvicinava.
Avevamo già da un po' il sospetto che le mettesse le mani addosso, ma non abbiamo e non avremo mai una conferma.
Per questo motivo più passavano i minuti, più la mia ansia cresceva. Mamma non rispondeva alle telefonate così come papà. Il telefono di casa era staccato, e noi non sapevamo cosa fare.
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Wonderland
Storie d'amoreJasmine è una ragazza appena maggiorenne quando perde la sua migliore amica Ludovica e devastata decide di trasferirsi in Marocco, paese originario di suo padre. È una ragazza tenace, solare e testarda. Amante dei tatuaggi e del brivido che si pro...