Capitolo 4. Le pink ladies

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Pov Jas

La mia giornata era iniziata nel migliore dei modi.

Questa notte ho dormito più di cinque ore filate, mi sono svegliata davvero rilassata ed ho fatto colazione con i dolci arabi di mio padre nella sua terrazza vista mare.

Dopo essere passata in tarda mattinata ho deciso di fermarmi per pranzo dato che in casa a quell'ora non c'era nessuno - o così credevo -

Ci tengo a ribadire il  "era iniziata" perché da quando sono uscita da casa di Luca ho tutti i nervi tesi, le corde vocali che fanno male, puzzo di sudore e sono sicura di avere l'aspetto di un cane bagnato.

La conferma mi arriva da mia madre che mentre entro dalla porta di casa mi guarda con le sopracciglia aggrottate ed il naso arricciato.

<<Perché sembra che tu abbia fatto a botte con una pozzanghera?>> si alza e mi viene davanti <<anzi rettifico, una pozzanghera super incazzata>>

<<ero da Lu e ci siamo allenati, lui mi ha attaccato un pippotto ed abbiamo litigato>> lei annuisce con un'apprensione che non le appartiene e va a risedersi sul divano senza chiedermi più nulla.

Con gli anni ha imparato - lei come tutti - che quando litigo o discuto con qualcuno che di cognome fa Torresi, è meglio non rivolgermi la parola a meno che non lo faccia io per prima. Sopratutto quando lo faccio con Luca che avendo il mio stesso carattere di merda mi stressa finché io non dia l'ok a qualsiasi strana idea gli sia venute in mente.

Però è anche vero che un carattere di merda bisogna saperlo portare, ed io il mio modestamente lo porto benissimo.

Salgo le scale con le gambe doloranti, entro nella mia camera ed inizio a spogliarmi lanciando dove capita i vestiti che stavo indossando, poi mi butto in bagno per fare una lunga doccia rilassante.

Di rilassante però non ha proprio un cazzo perché dopo mezz'ora che sono dentro il box mi rimbombano ancora in testa le parole di quel vichingo che siccome ora si è fatto due tatuaggi ed ha messo su un po' di muscoli pensa che tutto gli sia dovuto.

Come può chiedermi di farlo?
Come può solo pensare che lo farò senza di lei?

Esco dalla doccia più nervosa di prima pronta a mettermi il pigiama e rinchiudermi nella mia bolla fatta di libri e sigarette, quando il display del mio telefono si illumina e leggo un messaggio di Anita:

"Ei Mine, ho saputo che ci vediamo alle 21:30 al covo, mi raccomando puntuale! Lu ti ha avvisata?"

In questo esatto momento vedo l'ultimo briciolo di pazienza che mi rimaneva uscire fuori dal mio corpo ed incazzata come non mai compongo il numero di quel troglodita.

<<Luca io mi auguro che tu non abbia aperto la bocca con gli americani>> sibilo contro lo speaker del telefono mentre mi affretto ad accendermi una sigaretta. <<Jas, Dylan ci ha sentiti parlare prima in palestra e merita delle spiegazioni, a proposito devi passare tu a prenderli io devo sistemare delle questioni>> risponde con un tono molto più tranquillo del mio, facendomi uscire di senno ancora di più.

<<Luca te lo scord->> non faccio in tempo a finire la mia strigliata che lui mi attacca in faccia.
Mi. Attacca. In. Faccia.

Aspetta che ti prendo Luca, e vedi come ti combino.

Come se tutto questo non bastasse mi rendo conto che sono già le otto e che devo sbrigarmi se voglio mangiare qualcosa, perciò tampono i capelli con l'asciugamano e nel mentre mi finisco la sigaretta.

I miei hanno scoperto che fumassi circa sei anni fa.

Facevo il terzo superiore e mentre passeggiavo con le altre passò mia madre con la macchina, destino volle che in quel momento io stessi per accendermi una sigaretta ed è inutile ricordare la scenata che mi fece davanti a tutti ed in mezzo la strada.

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