Capitolo 18. 16 luglio

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Pov Jas

Ho sempre amato il mio compleanno.

Ricordo che quando ero piccola ogni volta che questo giorno finiva, io chiedevo a mia madre quanto ancora avrei dovuto aspettare per festeggiare di nuovo.

Era il giorno in cui la mia famiglia era più unita che mai, in cui i miei parenti dal Marocco venivano a trovarmi, in cui si stava in famiglia a mangiare dolci.

Per quello che mi riguarda è il mio giorno preferito dell'anno. O per lo meno lo era, perché da quando lei non c'è io mi sento in colpa a festeggiare gli anni che gli sono stati portati via.

Per questo nonostante manchino pochi minuti alla mezzanotte, ed io sia in un club a ballare con i miei amici, non sono per niente entusiasta di che giorno sia domani.

Sono nata la notte del 16 luglio 2000, al San Filippo Neri, un ospedale di Roma. Ricordo che mia madre mi raccontava di come appena uscita dalla sua pancia io fossi rimasta completamente muta, e di come il medico mi abbia sculacciata per farmi dare qualche segno di vita, ma anche lì in nulla.

Mio padre mi ha detto che erano entrati tutti in shock, perché non c'era stato nessun tipo di problema durante la gravidanza. Poi però quando mi misero sotto l'acqua per lavarmi, cacciai un urlo così forte, che mamma dice io abbia svegliato tutto l'ospedale.

Il giorno del mio compleanno non ho mai festeggiato in grande, perché Ludovica e Luca facevano gli anni una settimana prima di me, e noi eravamo soliti fare tutto il loro giorno, per festeggiare tutti e tre insieme.

Non ho neanche una foto da sola avanti la torta dai miei quattro anni in poi. Sono piena però di foto in cui noi tre siamo assieme, e davanti abbiamo tre torte distinte, ma completamente uguali nella fantasia. Solo che la mia era rosa, quella di Ludo verde, mentre quella di Luca celeste. Dei nostri colori preferiti.

Ed ogni anno io e Ludovica ci compravamo gli stessi vestiti ma di questi due colori diversi, per rifare ogni volta la stessa foto. Mentre Luca comprava sempre smoking azzurri.

Per questo da cinque anni non festeggio, perché trovarmi dall'altra parte del mondo, da sola, davanti una torta che non è affiancata dalla loro, mi mette addosso una terribile angoscia.

E talmente persa nei miei pensieri, non mi sono neanche accorta che Nita e Nise stanno facendo il conto alla rovescia.

<<cinque, quattro, tre, due, uno...>> le guardo per un istante prima di essere assalita dalle loro braccia <<buon compleanno!>> urlano euforiche.

Si uniscono all'abbraccio anche Michael e Luca, mentre Dylan non ho idea di fine abbia fatto.

Con lui ho rovinato di nuovo tutto, sparendo un'altra volta, e facendomi vedere sempre con ragazzi diversi ogni volta che uscivamo.

È che non so se sono pronta a dare il 100%, e preferisco non illuderlo di nulla quando il futuro è incerto.

Smetto di pensare a lui e ringrazio tutti i miei amici, continuando a ridere e ballare, come se oggi non fosse oggi, come se lei fosse qui.

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Questa mattina mi sono svegliata con un terribile mal di testa, così dopo aver fatto pranzo ed aver risposto alle miriade di telefonate dal Marocco, mi sono rimessa a letto a riposare, finché non ho sentito sbattere violentemente la mia porta.

Mi alzo ancora assonnata e la apro, trovandomi Michael davanti che rimane con il pugno alzato a mezz'aria.

<<dammi una buona motivazione per non tirarti un cazzotto tra naso e bocca, alla svelta>> lo minaccio io.

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