-14- Alla Tana

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Draco Malfoy si svegliò intorno alle due e trenta del mattino. Era solo. La sua stanzetta  era una pozza di ombre ricamate intorno alla luce lunare che entrava dirompente dalla finestra.

Doveva essere quasi il plenilunio. Quel calore era abbacinante, sembrava un bagno di luce.

ll silenzio era soffice ed innocuo, liquido amniotico in cui la vita stessa galleggiava senza dolore.

Quando si tirò a sedere, lo stomaco reclamò la sua esistenza e Draco Malfoy si rese conto che non era stato chiamato per cena.

Lucius era abile nel parlare a sua madre. Probabilmente le aveva detto che lui, Draco, era crollato esausto e di lasciargli qualcosa in caldo.

Aprì la porta e si immerse nell'oscurità lussureggiante del corridoio principale. I ritratti appesi alle pareti russavano tutti nelle loro elaborate cornici.

Draco Malfoy era spinto da un bisogno cieco: la fame. Come aveva previsto, in cucina c'era qualcosa per lui.

Finì di mangiare e si lavò le mani. Nessun Elfo domestico si era accorto che il padroncino era sveglio, il che gli sembrò una stranezza.

Silenziosamente, scivolando tra pozze di buio ed abbacinante luce lunare come un'apparizione, il ragazzo tornò sui suoi passi.

Avrebbe voluto che casa sua fosse sempre così, vuota. Non aveva nulla contro sua madre.

Si rese conto, padrone di quegli spazi così ampi, che era piacevole poter respirare. Anche se per le poche, illusorie ore della notte.

Ma passo dopo passo l'angoscia gli legava le caviglie, ogni superficie gli rimandava il riflesso del suo volto delicato, lo giocava con la realtà.

Fu a solo due porte di distanza da quella della sua cameretta che accadde. Il cibo aveva già iniziato a pesargli dentro. La pesante porta dello studio di Lucius era chiusa, ma proveniva una strana vibrazione da lì.

Draco si immobilizzò del tutto, respiro compreso. Stavano parlando là dentro.

Draco Malfoy non si era mai azzardato ad origliare da quella porta. Lucius non aveva mai apposto alcun incantesimo per prevenirlo, era una specie di patto. Lucius dava per scontato che Draco avrebbe fatto esattamente ciò che gli ordinava di fare.

Il ragazzo si avvicinò... stava per scoprire se le cose erano cambiate... non si azzardò a spiare dal buco della serratura.

C'era la voce di Lucius ed un'altra. L'altra voce era maschile, ansiosa e strisciante. Draco immaginò un ometto curvo e quasi pelato, intento a parlare fregandosi le mani sudate.

Era incredibilmente vicino alla realtà, Draco, non sapeva nemmeno quanto.

Stava sentendo, se pur attutito, il massimo sfoggio di potere di Lucius.

Lord Malfoy era il referente di quella voce untuosa.

E poi Draco si rese conto che la voce untuosa parlava di Weasley. Pronunciava 'Weasley' circa ogni due parole. E Potter. Parlava di dove fosse in quel momento Potter.

Lord Malfoy stava perdendo la pazienza, Draco conosceva quell'inflessione: "Quante volte devo ripeterti che non devi far altro che osservare a distanza? Agiremo dopo la terza prova, come pattuito. L'Oscuro Signore accoglierà Harry Potter..."

Draco si sentì risalire l'arrosto e lottò per tener giù le patate.

La vocetta untuosa sibilò qualcosa in risposta, nel tentativo di rabbonire il suo interlocutore.

Draco Malfoy sapeva esattamente dove fosse ubicata 'la Tana' ed anche che Potter ci passava le vacanze. Era uno dei vanti di Lucius, aver scoperto quell'importante informazione. Se ne serviva più che casualmente per cercare di intimidire Weasley padre. Weasley padre, per contro, non si sognava minimamente di cambiar casa. Uno perché non aveva un soldo bucato, due perché mai l'avrebbe data vinta a Lucius Malfoy.

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