-11- Sconosciuto dall'aria familiare

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Il mito discese nella realtà più tardi nella notte, dopo cena. Varcò la porta della stanza con le tappezzerie verde bottiglia, passò di fronte agli occhi di vetro di un antico peluche buttato di traverso sulla sedia della scrivania e sbalzò Draco Malfoy sulla schiena, strappandolo al sonno.

L'abat-jour era accesa e gettava una luce arancione, rassicurante, che però non nascose nulla.

Lo sconosciuto dall'aria familiare lo colpì forte al volto, all'improvviso. I suoi capelli biondi erano ai lati della faccia, sciolti. Draco Malfoy inspirò a fondo e chiunque lo avesse visto in quel momento avrebbe creduto che il sonno non lo aveva ancora abbandonato. Esponeva il lungo collo delicato, il profilo vinto della mascella sottile, il petto glabro che spuntava appena dal pigiama di seta.

Come a punire quel pallore di seta, Lucius Malfoy battezzò l'altra guancia.

"Puttana schifosa."

Alzò le braccia in un riflesso automatico, ma con la velocità della luce finirono inchiodate alle lenzuola.

Me le sta dando, fu l'unica cosa che riuscì a pensare nell'attimo successivo, mentre Lucius si rendeva conto di averlo colpito al volto e lo tastava con dita tremanti, gli apriva le delicate labbra a cuore, come chi controlla che una mela caduta dalla fruttiera non si sia ammaccata.

Ma si era ammaccato, glielo diceva il sapore di sangue all'interno del labbro, dove Lucius non giunse mai. Draco Malfoy chiuse gli occhi e si rannicchiò, qualcosa gli diceva anche che Lucius si aspettava una scenata fuori dal comune, che avrebbe fatto tremare le mura della casa. Ma Draco si era sbagliato. Lo sentì invece armeggiare e distinse vaghi tintinnii metallici.

Era abituato ad associare altro a quel tintinnio metallico, ma la cintura che Lucius si sfilò gli si abbatté sulle natiche. Draco strinse il cuscino con tutte e due le braccia e se ne infilò una parte in bocca.

Aveva deciso che non avrebbe emesso un solo sospiro, e così fu. Ad un certo punto il dolore si fece così forte che finalmente le lacrime minacciarono di sgorgare, ma evidentemente qualcosa in lui si era prosciugato, perché non ci furono lacrime, nemmeno una.

*

Non seppe mai che ora fosse quando finalmente Lucius si stancò. Forse aveva ceduto al sonno per qualche minuto, mentre l'altro cercava di cavargli qualche suono, o una minima reazione.

Il silenzio doveva essere così profondo da destargli preoccupazione, perché Draco si sentì afferrare i gomiti. Il cuscino sfuggì alla sua stretta. C'erano piccole tracce di sangue sopra la fodera di seta. Lucius gli controllò ancora una volta il viso, inclinandolo verso la luce aranciata dell'abat-jour. Vide che non c'era stata neppure una lacrima, neppure per il cuore delle sue labbra tinto di rosso e si sentì morire, ridurre in cenere e soffiare via dal vento.

Il ragazzo era una bambola di pezza senza espressione, che evitava il suo sguardo e sopportava il suo tocco. Solo quando appoggiò il sedere contro il letto reagì, mettendosi su un fianco e raggomitolandosi in posizione fetale.

Il suo sedere e la sua schiena erano un collage di lividi che non sarebbe andato a letto senza cancellare. Meticolosamente, il cuore ridotto a una morsa di pentimento, Lord Lucius Malfoy lavorò con la Bacchetta ed alcune Pozioni finché il dolore non scomparve e tutto tornò come prima.

Avrebbe voluto fare lo stesso anche con le labbra e il volto, ma il ragazzo aveva abbracciato il cuscino e non ne voleva sapere. Avrebbe potuto strapparglielo via, usare la forza ancora una volta, ma non volle. Il pigiama di seta di Draco si era aperto. Le sue braccia, sollevate e strette in quell'abbraccio consolatorio al miglior guanciale mai prodotto per la casa dei Maghi evidenziavano le anche nude, il morbido disegno dei muscoli, le costole che erano come sculture delicate.


Lucius afferrò i lembi per richiuderli, ma non poté non accarezzare la curva tenera del suo fianco. Fu una brutta idea. Sentì la pelle d'oca sotto i polpastrelli, il ragazzo diventò teso come una corda prossima allo spezzarsi, tremò. Era come se avesse perso l'uso della parola e la cosa lo spaventò, alla fine gli strappò il cuscino dalle braccia e lo strinse nelle sue.

Lo chiamò un paio di volte, cercando di incontrare il suo sguardo.

Draco Malfoy non aveva affatto perso l'uso della parola naturalmente, ma non gli avrebbe mai più parlato. Mai più.

Sentì la vicinanza enorme e calda dell'altro, distinse il tono dolce e mellifluo che accompagnava quei piccoli baci e distinse promesse per l'indomani. Londra, Diagon Alley, gli avrebbe comprato ciò che voleva, qualsiasi cosa, sarebbero andati tutti insieme dopo pranzo.

Draco Malfoy, che era rimasto inerme fino a quel momento, rispose a quell'abbraccio con un abbandono sinuoso, sempre muto, che indicava la sua resa.

Diceva anche che non era possibile ingannarlo, non più. Neppure con vaghe promesse, neppure con lacrime. O lo avrebbe scopato, o lo avrebbe picchiato.

Preferiva la prima, se proprio doveva. Ormai aveva i suoi metodi per farglielo capire. Ma si trattò solo di quello, e certo fu doloroso, a giudicare da come Lucius si staccò di dosso quella scultura a forma di ragazzo ed uscì dalla stanza.


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