Kitten

-30- Puoi e devi

Ron rabbrividì come se avesse toccato qualcosa di troppo freddo e poi si girò disgustato verso Hermione.

"Merlino... che cosa abbiamo alla prima ora?"

Hermione gli lasciò sbirciare l'orario, decidendo fermamente di ignorare tutta quella situazione.

Harry era sconvolto. La loro prima ora risultava essere di Incantesimi, ma solo Hermione sembrava veramente avere i pensieri rivolti al tema che dovevano consegnare.

Quella mattina, impercettibile, un sussurro si aggirava tra i tavoli delle quattro Case. Forse Harry era così sensibile perché si trattava di Draco Malfoy. Con Ron ed Hermione aveva negato fino allo stremo il pettegolezzo secondo cui lui e Draco Malfoy alloggiavano in un quartiere riparato del Castello insieme. Ron gli aveva creduto senza riserve - forse erano i postumi del litigio per la nomina a Campione di Harry. Hermione aveva sorprendentemente evitato di incalzarlo o di dire la sua.

Nonostante avesse la mente tutt'altro che libera, Harry non riusciva a darsi pace.

Come aveva fatto quella confidenza a spargersi così nella Scuola? Era diventata una cosa malsana, una storia dell'orrore bisbigliata solo sottovoce e rigorosamente diffusa solo tra i ragazzi del quarto, quinto e sesto anno. Si, Harry aveva aveva un'idea così precisa dei rumors del Castello, da quando riguardavano Draco Malfoy.

Mentre si alzavano per andare a lezione di Incantesimi, Harry non guardò il tavolo Serpeverde. Avrebbe tanto voluto, ma non voleva che Ron o Hermione si accorgessero delle sue attenzioni. Già in quel periodo il loro rapporto stava cambiando inesorabilmente: secondo Harry i suoi amici si sentivano traditi dal non essere stati ammessi nel 'rifugio' di Harry nemmeno una volta. Non voleva dover dare altre spiegazioni fasulle o mentire, Harry. Si sentiva già abbastanza oppresso così.

In altre occasioni, avrebbe goduto un mondo nel sapere Draco Malfoy sulla bocca di tutto il Castello per qualcosa di non lusinghiero. Ma erano altri tempi. Erano più piccoli, più giovani, infinitamente più ingenui.

Harry aveva deciso di scoprire perché quel segreto così intimo e doloroso fosse diventato la storia di paura e tormento preferita della Scuola. Aveva pensato che Draco si fosse fidato di lui, di essere il solo, o quasi a sapere la verità. Si sentiva tradito.

*

O McLaggen era stupido, oppure era crudele. In tutti e due i casi Draco Malfoy non si sarebbe sentito in modo diverso. A quanto pareva, gli aveva dato retta. McLaggen aveva davvero dato retta alle parole di Draco.

Draco aveva avuto solo bisogno di sedere in biblioteca come sempre, per notare la differenza. Certo, erano passati i tempi in cui metà dei ragazzi della scuola sembrava ansiosa di essere gentile con lui.

Ora erano rimaste poche facce, abitudinari con poche variazioni. Ragazzi che comparivano quando pareva a loro, cui Draco Malfoy accordava favori come se giocasse su un terreno ormai esplorato ampiamente. Quei ragazzi non erano amici suoi. Non propriamente. Si incontravano nel Castello o nel parco a seconda del capriccio, di volta in volta. Non era mai Draco a cercarli, lui si lasciava solo trovare quando più avevano voglia.

Quel pomeriggio due Tassorosso gli avevano lanciato un'occhiata significativa, senza avvicinarsi al suo tavolo. Avevano proseguito oltre parlando fitto fitto.

A lezione, Draco si era ritrovato un fitto capannello di Serpeverde estremamente deferenti nei suoi confronti. Non avevano riso come sempre al suo sarcasmo, sembrava che quelle risate nascondessero un'ombra.

Draco non aveva pensato che dopo a Potter. Ancora in seguito aveva pensato a se stesso, ma Potter era venuto prima.

Maledizione, aveva agito di mero impulso, per il desiderio di mettere in difficoltà suo padre. In estrema difficoltà, perché si aprisse un'altra indagine. Perché in qualche modo la verità si venisse a sapere.