-15- Lacrime - solo un assaggio

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Quello che era successo al Ghirigoro tre anni prima non era che un assaggio.

E soprattutto si era trattato di un mero scoppio di rabbia. Arthur era stato semplicemente insultato una volta di troppo da Lucius.

Nessuno, nemmeno Molly Weasley stessa, aveva potuto cogliere di più della collera.

Soprattutto, Molly Weasley non aveva visto suo marito piangere mentre afferrava Lucius Malfoy per il bavero della camicia, al Ghirigoro.

In quell'ampio spazio non c'era nessun Hagrid a dividere i contendenti, solo i grilli e spighe di grano e galline terrorizzate che levarono alte strida, quando la loro aia venne attraversata da quei due bolidi in forma umana.

Ma la famiglia che osservava terrorizzata dalla porta di casa non vide Lucius Malfoy reagire, nel finire appicciato contro il muro del fienile.

D'altronde non potevano neppure vedere che Arthur continuava a piangere, a sbattere Lucius contro il muro di legno mentre quest'ultimo non faceva il minimo tentativo di difendersi.

Era il risultato di aver sentito per filo e per segno il resoconto dei dopocena e del controllo compiti.

Non c'era bisogno che nessuno dei Weasley capisse davvero cosa stava succedendo, quella notte. Era uno scontro privato, più che mai.

Lucius Malfoy lasciò che Arthur Weasley inchiodasse la sua stessa perversione - e tutta l'impotenza e la disperazione che gli scorrevano sotto forma di pianto sulle guance - lasciò che lo stropicciasse ben bene.

Non faceva alcuna differenza.

Tutto odorava di disperazione e fine, in quella notte rurale.

Non avrebbe mai dovuto seguire Draco fin lì.

Come se davvero potesse evitare.

D'altronde, tanto valeva confermare la verità sul volto di Arthur Weasley, affondare quel filo di voce in quelle stupide lacrime.

"Devi ridarmelo, Weasley. Ha quindici anni. Se torna a casa, tutto sarà perdonato..."

"Perché tu abbia di che sfogare il tuo sudiciume nelle prime ore del mattino?"

"Oh, oh, queste sono illazioni molto gravi, amico mio."

"Sei entrato nella sua stanza per aiutarlo a fare i compiti e lo hai trovato che dormiva, allora sei salito sul letto, gli hai tolto i pantaloni e l'hai violentato, e poi hai continuato ogni pomeriggio, per un anno e mezzo, ed a volte nel cuore della notte, per..."

"Fantasie! Menzogne! Parti di una mente giovane e suggestionabile!"

Arthur Weasley era una tabula rasa di lacrime ed orrore, Lucius Malfoy lo fissava serafico.

"Fantasie. Bugie. Chiama mio figlio, Weasley. Ti ringrazio di tutto, ma ora togliamo il disturbo."

"No."

E poi Arthur lo sentì iniziare a ridacchiare: "Ma come, un dipendente del Ministero che rapisce...!" Arthur strozzò il resto di quella frase con un violento scossone. E gli occhi gelidi di Lucius non lo perdevano di vista un attimo, chiusi come il bagliore lontano della luna alta nel cielo.

"Fantasie."

"Non lo erano."

"Credi così facilmente ad un Malfoy? Proprio tu, Arthur? E se fosse una trappola. Se tutto questo non fosse che una scusa?"

L'uomo dai capelli rossi vacillò. Il volto del ragazzo si sovrappose a quello di suo padre mentre quelle parole beffarde lo colpivano. Credeva ciecamente a Draco Malfoy. Credeva a quel piccolo sconosciuto, al suo corpo nelle sue braccia. Aveva il peso di un uccellino.

"Ma che te ne frega, a te, della ..."

All'improvviso, Molly Weasley comparve sulla scena. Nonostante il grembiule da cucina, il mestolo infilato in tasca e le ciabatte, il suo era un volto di pietra.

"Ehi, tu."

Lucius assunse un'espressione falsamente meravigliata. "Il tuo ragazzo non vuole tornarci, a casa. Si può sapere che cosa hai combinato?"

"Arthur, dì a tua moglie che non rispondo mai alla plebe quando mi si rivolge con 'ehi tu'"

Arthur fulminò Lucius con lo sguardo, i tre adulti - l'assortimento più bizzarro che fosse mai possibile sotto quel cielo - si fissarono reciprocamente.

Fu Molly Weasley a rompere il silenzio, per nulla impressionata dal contegno di Lucius.

"Il tuo ragazzo sta bevendo una tazza di brodo caldo e si sta appena riprendendo, qualsiasi cosa gli sia successa. Lucius Malfoy, tu dovrai spiegarmi perché sapeva dove trovarci, non é certo un amico di Ron..."

"Il ragazzo deve andare con suo padre, Molly."

Arthur si era rintanato nel buio. Non voleva che sua moglie sapesse che aveva pianto. Molly però annusò l'odore delle lacrime al volo. "Arthur..." Fece per raggiungere il marito, ma lui la prevenne.

"Vai dentro... vai a spiegarlo a Draco."

"Saggia decisione, Weasley."

"In nome di Merlino, ma che cosa sta succedendo?"

Arthur aspettò che sua moglie fosse tornata sul sentiero, senza la sua risposta e sempre più ansiosa.

"Domani presenterò un esposto, Lucius. E tu non potrai farci niente, nemmeno se svuoti la tua camera blindata alla Gringott."

"Oh, fai pure. Vedremo..."

"Si. Vedremo."

"Sarà la mia parola contro quella di un Weasley."

"Lucius..."

Lord Malfoy in altre occasioni si sarebbe goduto il suo trionfo, per aver spezzato la voce del suo acerrimo nemico così. Ma non quella notte. Quella notte aveva dentro qualcosa di indescrivibile.

La supplica che portava il suo nome gli si aggrappò alle vesti eleganti, ci strisciò sopra.

"Io so di che pasta sei fatto. So che rottame di persona sei. So che sei un viscido, spregevole bastardo." Quella volta, Lucius non poteva gioire nemmeno perché Weasley ricominciava ad essere in odor di lacrime. Se si fosse trattato di qualche altra occasione quella scena gli avrebbe procurato un orgasmo.

"... ma questo... Lucius, questo..."

"Oh piantala, hai più figli di quelli che puoi mantenere, non dirmi che non riconosci una crisi adolescenziale quando la vedi!"

Ma Arthur Weasley si rifugiò nel campo. Avrebbe fatto una lunga passeggiata. Era la sola cosa che si sentisse in grado di fare. Non voleva nemmeno più sfiorare l'orlo dei vestiti di Malfoy.

Ma passò dietro l'albero accanto al fienile e disse la sua ultima:

"Una crisi adolescenziale, due, cento. Due tre per ogni figlio. Non il resoconto dettagliato di una decina di stupri."

E lasciò Lucius lì impalato di fronte alla porta della Tana.

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