2, 3 marzo 1974 ~ 26

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I giorni in casa Lee stavano per finire, da lunedì i due collegiali devono tornare a Venezia e a entrambi l’idea non eccita per niente, Jisung si stava trovando veramente bene, era più spensierato, non aveva mille cose che lo turbavano o che doveva nascondere, Soonie infatti era quello che si stava godendo di più la piccola vacanza, i genitori di Minho lo stavano viziando, lo hanno riempito di giochi e attenzioni e Jisung pensa che sarà difficile riportarlo indietro con loro.

Minho invece si era accorto che la notte riusciva a dormire meglio, non aveva problemi ad addormentarsi, riusciva a farlo dopo pochi minuti quando il minore al suo fianco aveva finalmente preso il sonno, così poteva addormentarsi osservando il suo volto illuminato dai raggi fiochi della luna che entravano dalle fessure della finestra.

E così fece quella sera del 2 marzo, si incantò a guardare Jisung che aveva chiuso gli occhi da qualche minuto. Si perse a osservare i suoi lineamenti, le sue labbra un po’ corrugate a causa della guancia appoggiata sul cuscino, le sue gote che in quei giorni erano riuscite a tornare un po’ più piene, grazie alla testardaggine e alle ottime abilità culinarie di sua madre, e che spera rimangano così per sempre. I suoi capelli biondi, anche se la ricrescita aveva iniziato a vedersi, agiati in modo del tutto spettinato sul cuscino lasciando la fronte scoperta.

Sarà stato quel piccolo particolare, la luna o semplicemente il castano aveva desiderato farlo. Sta di fatto che si alzò quel che bastava per avvicinarsi a Jisung e con un po’ di esitazione appoggiò delicatamente le sue labbra proprio sulla sua fronte, rimase così per quelli che a lui sembravano minuti infiniti, ma che in realtà erano stati solo tre secondi, si allontanò con un leggero schiocco e un timido sorriso che gli contornava le labbra sussurrando un: “Buonanotte” dandogli un’ultima carezza sulla testa, prima di distendersi voltandosi dall’altra parte come a voler nascondere il suo rossore dovuto al suo gesto a qualcuno, nel buio della notte.

Jisung sentì il maggiore girarsi e lentamente riaprì gli occhi un po’ sconcertato da quanto accaduto, non poteva muoversi o Minho avrebbe capito che fosse sveglio, così con le guance in fiamme e la sensazione delle sue labbra ancora sulla sua fronte quella notte non riuscì ad avere un sonno sereno, pensò a Minho, alla sua dolce voce che gli augurava la buonanotte e a quelle che lui aveva scoperto essere delle soffici labbra.

La mattina seguente entrambi fecero finta di niente, Jisung soprattutto si stava impegnando a non comportarsi in modo strano intorno al maggiore o avrebbe capito che sapeva della sera precedente.
Passarono la mattinata facendo delle commissioni per la signora Lee, mentre nel pomeriggio il padre si propose di insegnargli alcuni lavori manuali.
Quest’ultimo infatti aveva molte passioni e una di queste era lavorare il legno, Minho spiegò a Jisung che quasi tutti i mobili all’interno della casa erano stati progettati e costruiti da lui, era una lavorazione difficile e pericolosa per questo l’uomo permise ai due ragazzi di guardare soltanto da una dovuta distanza e in sicurezza.

Quando il signor Lee finì la dimostrazione, il garage in cui lavorava era ricoperto di trucioli di legno, affascinati e divertiti nonostante anche i due collegiali fossero ricoperti di polvere fecero i complimenti al padre, che in risposta gli mandò a farsi velocemente una doccia prima che li vedesse la moglie e li sgridasse tutti e tre.

Il primo ad usare il bagno fu Jisung che dopo nemmeno cinque minuti che fosse entrato aveva già finito e di nuovo profumato e con i capelli ancora bagnati lasciò spazio al castano.
Minho invece se la prese più comoda e si rilassò sotto il getto caldo dell’acqua per un paio di minuti, quando finalmente uscì però si accorse che mancava l’asciugamano che il minore aveva usato precedentemente e che aveva già messo ad asciugare fuori.
Pensò su come fare, non poteva chiamare sua madre, sarebbe stato imbarazzante, suo padre sarà stato da qualche parte nel giardino della casa ed era impossibile che lo avrebbe sentito, così non gli rimase altro che chiamare il biondo.

“Jisung?” disse a voce alta sperando che lo avesse sentito
“Che c’è?” urlò in risposta lui dalla camera da letto mentre leggeva un giornalino.
“Potresti portarmi un asciugamano? Prima l’hai messo fuori e qui non ce ne sono altri” spiegò.
Jisung si fermò dallo sfogliare le pagine, pensando di aver sentito male, ma si ricredé quando Minho ripeté il tutto pensando che non lo avesse sentito visto che non aveva ottenuto risposta.
“A-arrivo!”

Scese velocemente le scale cercando la signora Lee per sapere dove tenesse gli asciugamani puliti, quando gliene diede uno si diresse frettolosamente davanti alla porta del bagno davanti alla quale si immobilizzò di nuovo, le guance si colorarono di un rosso acceso al pensiero che dietro quella porta ci fosse il castano completamente svestito.

-Ma a che diavolo sto pensando? Perché sto facendo questi pensieri su Minho? Sono impazzito!?- si domandò rendendosi conto dei suoi stessi pensieri, scosse la testa e bussò alla porta.
“Minho, l’asciugamano”

Il castano aprì la porta, la quale rivelò gran parte del suo petto, anche se stava cercando di nascondersi il più che poteva dietro di essa in imbarazzo, allungò il braccio e aspettò che Jisung gli passasse l’asciugamano, il quale però si era incantato per pochi secondi prima di alzare gli occhi e guardare finalmente il maggiore negli occhi e allungare la mano.
“Grazie” disse Minho prima di richiudere velocemente la porta non dando tempo a Jisung per rispondere.

Si era fatta l’ora di cena e tutta la famiglia era riunita a tavola, la signora Lee aveva preparato moltissime pietanze perché era preoccupata che, quando avrebbero rifatto ritorno in collegio non avrebbero mangiato in modo adeguato, così tutti con i piatti pieni iniziarono a gustare la cena. In quei giorni Minho e i suoi genitori stavano cercando di abituarsi a mangiare più lentamente, così da non mettere fretta a Jisung di finire e farlo sentire a disagio.

Minho senza dirlo a Jisung, aveva parlato con i suoi spiegandogli che il minore aveva qualche difficoltà nel mangiare e che cercando di non essere scoperto stava provando ad aiutarlo, ma non era affatto semplice.

I due genitori ascoltarono attentamente le parole del figlio anche loro provando a fare il loro meglio, in quei giorni entrambi si erano affezionati a Jisung, era un ragazzo molto dolce e simpatico nonostante la maggior parte delle volte si nasconda dietro a quel suo lato ribelle, che spesso e volentieri esce fuori proprio quando è in compagnia di Minho, quei capelli biondi che hanno attirato subito l’attenzione di entrambi quando l’hanno visto per la prima volta, avevano capito nonostante il breve periodo da quando l’hanno conosciuto che Jisung è un adolescente curioso, a cui piace sperimentare e sanno con certezza che la sua presenza faccia soltanto del bene a Minho e che lo renderà felice.

Minho aveva appena finito di mangiare il primo, strappò con le mani un pezzo di pane e fece la scarpetta con il sugo rimasto nel piatto, Jisung osservò la scena in silenzio.
“Vuoi provare? Fidati è buono, questa è la parte migliore” disse, questa volta prendendo il coltello e tagliando una nuova fetta di pane, che passò al minore.

Jisung la afferrò un po’ titubante e replicò le mosse di Minho, diede un morso alla fetta e i suoi occhi sembravano essersi illuminati, cosa che il maggiore notò.
“Buona vero?” disse ridacchiando, il biondo annuì e fece un altro boccone, il castano sorrise un po’ nel vederlo mangiare con gusto e gli diede una carezza sui capelli.

-Che sta facendo? - pensò Jisung mentre continuava a masticare, ma come un colpo di fulmine gli tornarono in mente le parole di qualche giorno prima di Hyunjin “Minho si comporta in modo strano?”  Lui gli aveva detto di no, ma ora la risposta è sì. Ma come faceva lui a saperlo?

-Ma che mi viene in mente? -
-Ma… non è che…-
-Cos’ho che non va, perché penso queste cose-

-È possibile che… Gli piaccio? -
-Ma a che cose assurde penso? Minho è un maschio e pure io-

Mentre pensava e tra un po’ anche si soffocava per le sue stesse considerazioni era riuscito a mangiarla tutta.
“Ne vuoi un'altra?” chiese Minho
“No grazie” rispose soltanto, per il resto della cena non toccò nient'altro, ma per come stavano andando le cose quello era un progresso.
Per tutta la sera provò anche a ignorare lo sguardo del maggiore, vergognandosi dei suoi stessi pensieri.

Nel prossimo capitolo...
•Sanremo

17/7/2023

Nel collegio ~ minsungDove le storie prendono vita. Scoprilo ora