Capitolo 22

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Jonathan sembra diverso da tutti gli altri, eppure non lo è; è solo un altro bulletto come Will, Laurence e Sarah. Il nuovo ragazzo, d'altro canto, è così simile al Jonathan che Kate credeva diverso... ma la ragazza, riflettendo, conclude che anche lui, come il suo ex amore, non può che rivelarsi un idiota. D'altronde, anche se non rideva, si trovava in mezzo a quei... a quei...
Kate sbuffa, non trovando un termine adatto a descriverli. La sua bici la sta portando non sa dove, mentre lei, il viso umido di lacrime e il cuore spezzato, non fa che pensare, pensare, pensare. A Jonathan, a Sarah che ci provava, a lui e Will insieme a casa sua, al video, alla loro prima volta... a quanto, fino a qualche giorno prima, non vedeva l'ora di alzarsi per incontrarlo a scuola e stare con lui. Tutto, ultimamente, era in funzione di lui. Adesso Kate per cosa può vivere? Cos'è che la motiva? Lo studio ormai, da quando ha conosciuto Jonathan, l'ha lasciato abbastanza andare, quindi il suo sogno di entrare al college e diventare una scrittrice è, almeno per adesso, infranto; il ragazzo che fino a pochi giorni prima era l'amore della sua vita l'ha tradita, anzi peggio... ha sempre finto di amarla, non l'ha mai veramente protetta, non ha mai veramente tenuto a lei. Tutti quei momenti trascorsi insieme, quei sabati sera passati nel pub a bere, ballare e ridere, il primo bacio, la frequenza con cui lui le scriveva la domenica dopo, i loro discorsi, la prima volta in cui hanno fatto l'amore...
Kate scoppia in singhiozzi, faticando a continuare a pedalare, il vento freddo che le sferza il viso. Come può essere stata tutta una finta? Per lei era così... così dannatamente reale. Il fatto che ora tutto sia svanito la fa arrabbiare, la fa sentire umiliata, tradita, ferita dalla persona per cui aveva finalmente iniziato a vivere una vita felice e spensierata, insieme al suo ragazzo, al suo Jonathan che da tanto osservava in silenzio nei corridoi del liceo...
Mentre lui la ignorava e basta, almeno all'inizio.
E adesso ride di lei insieme a Will.
A forza di piangere, piangere e piangere ancora, la testa le fa male da scoppiare, il cuore sembra aver smesso di battere e Kate ha paura che da un momento all'altro possa mancarle l'ossigeno. Da un lato, tuttavia, vorrebbe che ciò accadesse; vorrebbe perdere i sensi e non svegliarsi mai più. Perché volersi svegliare quando la realtà è un incubo? Non le importa di Fred, di sua madre Lola e di suo padre Liam, anche se sparissero a lei non farebbe alcuna differenza, non in questo momento; le importa solo di Jonathan. L'unica persona che è stata in grado di renderla tanto felice quanto triste.
"Triste..." pensa, pedalando sempre più forte, sempre più arrabbiata, la voglia di gridare che le scoppia da dentro. "...non rende l'idea".
Infatti, Kate non si sente triste... bensì si sente spezzata, distrutta. E' come morta. Non ha più fame, sonno, niente; solo una disperata voglia di sparire dalla faccia della terra, o di cadere in un sonno eterno.
Il parco in cui era solita recarsi da piccola insieme a Fred è deserto e molto più piccolo di quanto Kate ricordasse; smonta dalla bici, senza curarsi di legarla, e sceglie un posto al sole, per poi stendercisi in mezzo al prato, il viso rosso e gonfio per il pianto incessante.
Distesa lì, da sola, non riesce a non pensare a quanto la vita faccia schifo, a quanto sarebbe bello... sarebbe bello...
"No, Kate. Va bene tutto, ma non puoi pensare al suicidio" si rimprovera, desiderando farsi male. Tante volte le è capitato di prendere una lametta e puntarsela al polso, con l'intento di tagliarsi e punirsi per essere così orrenda, brutta, insignificante e incapace; ma, per fortuna, non ne ha mai avuto veramente il coraggio, così non l'ha mai fatto. Solo pensato. Pensato e desiderato. Adesso sa che, se avesse la stessa lametta in mano, sarebbe già ricoperta di sangue. Felicemente ricoperta di sangue.
E tutto soltanto per un unico ragazzo: Jonathan.
Da sempre e per sempre.
Le ore passano lente, ma mai noiose; il dolore consuma Kate mentre giace lì sul prato, inerme, a guardare il sole che piano piano cala lasciando il posto alla notte con la luna e le sue stelle. Il rosso del tramonto non riesce più a regalarle alcuna emozione, così come il cielo notturno non la spinge più a voler scrivere poesie bellissime come era solita fare quando stava, sempre relativamente, bene. In effetti, rispetto a come si sente ora, quando era vittima di bullismo e Jonathan la ignorava, si può dire che stava proprio... bene.
Una volta che il sole è calato del tutto, Kate pensa che sia meglio muoversi, ma poi cambia idea, dato che non appena si alza sente le gambe cedere sotto il suo peso.
"Accidenti, sono proprio debole" pensa, stupendosi di quanto rimanere un giorno senza cibo la renda quasi incapace di camminare. Si ristende nello stesso identico punto, decisa a passare lì l'intera notte; tanto, se torna a casa, non riuscirà comunque a dormire, quindi tanto vale rimanere ferma dov'è, sola con se stessa. Se stessa... l'unica persona che non l'ha mai tradita. Nonostante la odi, non l'ha mai abbandonata.
D'ora in avanti, Kate sa di poter contare solo e soltanto su se stessa.
Il cellulare vibra, vibra e vibra di nuovo. La ragazza si sveglia alla fioca luce dell'alba, ancora sdraiata sull'erba nel parco in cui giocava da bambina, e dà uno sguardo all'ora nello schermo luminoso del telefono appena estratto dalla tasca posteriore dei jeans. Sono le 5.40.
"Strano che non mi abbiano cercata prima" pensa, vedendo un bel po' di messaggi da ogni membro della sua famiglia. Non ha intenzione di rispondere; che chiamino pure la polizia. Non si farà mai trovare; ha chiuso con questa vita.
La bici è ancora lì dove l'ha lasciata il giorno prima; fortunatamente, non le è stata rubata. Salta in sella e riparte alla volta dell'ignoto.
Istintivamente e senza rendersene conto, tuttavia, prende la via di casa. Anche se non ha voglia di parlare o vedere nessuno, sa di aver bisogno della sua famiglia, ossia delle uniche persone che la amano davvero e di cui è sicura di potersi fidare. La sera prima, pensando di poter contare solo su se stessa, capisce di essersi sbagliata; non è completamente sola.
Però è vuota. Vuota e spezzata. Adesso non le viene più da piangere, ma non prova altro che una sensazione di vuoto e inutilità; come se la vita ormai non avesse più peso, né senso. Potrebbe venirle incontro una macchina a tutta velocità e lei non si sposterebbe.
A casa sua madre, non appena la vede rientrare, corre ad abbracciarla.
<<Oddio, ero così preoccupata, tesoro! Dov'eri finita?>>
Fred e Liam le raggiungono un attimo dopo, entrambi preoccupati.
<<Eccoti!>> esclama il secondo, mentre il primo si unisce all'abbraccio.
<<Fred...>> biascica Kate; è l'unica parola che riesce a dire.
"Fred..."

L'inganno dell'apparenzaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora