Capitolo 59

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Dal momento in cui Kate ha conosciuto la verità, il suo mondo si è rivoltato e la sua vita ha preso una piega completamente diversa rispetto a quella che lei credeva avesse assunto dall'attimo esatto in cui aveva conosciuto Jonathan. Sembrava fosse sempre stato lui ad avere il primato nella mente della ragazza, lui l'unico a possedere il potere di cambiare qualunque cosa dentro di lei, la sua intera esistenza, ma più di tutto la sua concezione di se stessa. La frase "sei bellissima" pronunciata da quelle labbra indimenticabilmente splendide e sensuali ancora adesso infesta il suo cervello, e la voce di quello che lei era certa essere l'indiscutibile amore della sua vita è tutt'ora chiara nella sua mente. Non svanisce, non perdona; ma almeno ora lei conosce tutta la verità. Sa cos'è accaduto, o almeno l'ha capito a grandi linee, anche se le riesce difficile comprenderlo realmente, rendersene pienamente conto, capacitarsi che la propria testa sia riuscita a compiere tali follie, tali imperdonabili scherzi. Sentire Will spiegarle ogni cosa dal principio nella sua cameretta, mentre lei era in lacrime e senza speranze, è stato come svegliarsi improvvisamente da un sogno, o magari da un incubo. E' stato come aprire gli occhi per la prima volta, sia su se stessa che su tutto il resto. Finito l'incredibile racconto del ragazzo che Kate aveva sempre creduto essere un bullo della peggior specie, anzi, il bullo per eccellenza, Fred, Lola e persino Liam li hanno raggiunti nella sua stanza e hanno preso parte alla conversazione, consapevoli di tutto quanto, al contrario di lei. Lei era sempre stata l'unica all'oscuro di qualunque cosa, l'unica a non sapere che ogni sua convinzione era falsa, fondata su un profondo e nero desiderio colmo di segreti, passioni nascoste e rabbie represse che lei aveva identificato nel bellissimo Jonathan. Soltanto lui, nella sua testa, poteva sconfiggere la repulsione che provava verso se stessa per colpa di Will, che per anni l'aveva umiliata in qualsiasi modo possibile -almeno questo era vero-, la propria incapacità di accettarsi, sia fisicamente che caratterialmente, la voglia di morire ogni qualvolta si guardasse allo specchio. Da quando il suo specchio era divenuto Jonathan, tutto in lei era gradualmente mutato; poi i vari tradimenti, il dolore di scoprire che l'unico ragazzo che amava l'aveva filmata mentre la deflorava dolcemente, con una passione tale che neppure la più sveglia delle persone avrebbe potuto accorgersi che era una mess'in scena, e il perfetto arrivo di Christian al momento giusto avevano ulteriormente cambiato tutto quanto. Tutto era in continuo mutamento, inesorabilmente, come se la vita di Kate fosse diventata improvvisamente un mare in burrasca. Poi le cose avevano iniziato a mischiarsi fra loro, confondendole la mente, facendole brutti scherzi. Credeva di essere impazzita, di immaginarsi le cose, ma ciò che invece era più probabile era che Will, Jonathan e Christian fossero sempre stati d'accordo nell'umiliarla. L'omosessualità del suo ambiguo miglior amico era stata messa in discussione più volte, mentre nel frattempo Jonathan la prendeva, la lasciava e la riprendeva, e Will rimaneva sempre nello sfondo di tutto il quadro. Era lui a reggere il "gioco", se così lo si poteva chiamare.
E lo regge tutt'ora. Anzi, adesso, insieme a Kate, fa parte della scena in primo piano.
Non c'è più follia adesso; è tutto vero, tutto reale. Finalmente.
Una mano soffice e calda, l'unica di cui Kate abbia mai avuto davvero bisogno, le sfiora i lunghi capelli castani che le ricadono morbidamente sul seno coperto dal top nero del bikini. L'odore di sale le invade le narici, facendogliele pizzicare, e i suoi occhi nocciola, riparati dai raggi solari da un paio di occhiali Rayban, accolgono il paesaggio che si staglia dinanzi con immensa gioia. La sua pelle ha assunto già un colorito diverso da quello che ha sempre avuto: non è più pallida e spenta, ma accesa e ricca di colore. Viva. Come la stessa Kate ha finalmente imparato ad essere. Ora si ama, ama la propria immagine riflessa nello specchio, ama il ragazzo sdraiato accanto a lei a godersi il mare nel suo stesso identico modo. La sua folta chioma bionda risalta il contrasto con la pelle ormai scurita dal sole, e l'aria salmastra gli rende le labbra secche e sensuali. Kate avrebbe una voglia matta di baciarle, ma ancora non le riesce così facile concepire l'idea di amare proprio lui. Ormai il periodo folle è terminato, e di questo la ragazza è grata, ma il passato, certo, non svanisce mai del tutto; ancora la insegue, ancora, di tanto in tanto, la tormenta, riempiendola di dubbi e quesiti che probabilmente non avranno mai risposta. Tuttavia, Kate sa di poter andare avanti, sa di potercela fare a vivere una vita felice e serena. L'anno scolastico è finito con la sua presa di coscienza donatale magicamente dal suo unico, vero amore -un amore che non avrebbe mai immaginato essere tale per lei-, e l'estate l'ha accolta, fiera, con una nuova identità, scoprendola più bella e donna, più matura e consapevole di ciò che realmente è, di se stessa. Il successivo anno al liceo sarà completamente diverso: si presenterà come una nuova sfida che Kate saprà affrontare con valore, coraggio e orgoglio; spalancherà quell'orribile cancello verde con il sorriso, attraverserà il temibile cortile a testa alta, guardando tutti in faccia e sostenendo gli sguardi di chi ancora saprà odiarla, reduce degli anni precedenti trascorsi a riderle in faccia, e concluderà il suo percorso con onore e dignità, lasciandosi alle spalle non più un enorme rimpianto, ma una progressiva crescita del proprio io fino al raggiungimento del suo scopo primo: accettarsi, sentirsi amata ed amare. Essere chi è realmente, chi ha sempre voluto essere.
Tutto questo, dentro Kate, è accaduto soltanto grazie al ragazzo che adesso la coccola. E' pazzesco pensare che fino a un paio di anni prima, quello stesso ragazzo la maltrattava come fosse uno scarto di natura. Will, dal momento in cui Kate ha iniziato a vedere Jonathan -o a credere di vederlo-, l'ha sempre amata. Ed è stato il solo ad amarla tanto da assecondare la sua follia, fingendosi prima Jonathan e poi Christian, prima Christian e poi Jonathan, poi ancora Will, se stesso, e di nuovo gli altri due. Si è calato nelle varie parti su richiesta di Lola, Fred e Liam, perché Kate iniziava a dare segni di gravi psicosi e patologie e, se non fosse guarita al più presto, avrebbero dovuto farla internare in una clinica dalla quale probabilmente non sarebbe più uscita. L'avrebbero riempita di psicofarmaci fino al rimbambimento totale, e lei non sarebbe mai più stata la stessa.
Will l'ha salvata. Ha salvato non soltanto lei, ma l'intera situazione, la sua famiglia, la sua vita. E l'ha fatto per amore. Kate, infatti, non è stata l'unica a subire una forte crescita mentale e fisica; insieme a lei, anche l'ex bullo l'ha subìta, e insieme sono diventati adulti, fondendosi in una cosa sola, amandosi alla follia, letteralmente. Kate adesso è felice, nonostante tutto il suo mondo sia crollato da non molto.
Ricorda ancora la discussione con Will nella propria stanza, qualche mese prima.
<<"Sono sempre stato io".>>
Kate aveva sbattuto le palpebre più volte, sforzandosi di capire il senso di quella maledetta frase.
<<Puoi spiegarmi che significa, per favore?>> aveva chiesto, in preda al panico. Non ne poteva più. Will aveva azzardato un passo avanti, ma lei, di rimando, aveva immediatamente indietreggiato, spinta da un istinto incontrollabile.
<<D'accordo, te lo spiego, ma non ti piacerà sentirlo da me. Vorrei che ci arrivassi da sola, ma evidentemente è il momento che tu conosca la verità.>>
<<Non capisco! Non capisco! Aiutami!>> aveva gridato la povera ragazza, in lacrime.
<<Va bene. Ti dirò tutto quanto.>>
Kate si era zittita ed era rimasta immobile ad ascoltare. Non aveva mai avuto così tanta paura in vita sua, neppure quando Will si era intrufolato nella sua stanza la prima volta, torturandola come aveva sempre fatto a scuola, forse anche peggio.
Will aveva preso fiato, si era schiarito la voce e aveva iniziato a parlare.
<<Io sono sempre stato tutti quanti.>>
<<Ancora non capisco>>
<<Jonathan, Christian; loro non esistono. Non sono mai esistiti. Sono sempre stato io. Fred ti ha mentito sulla falsa identità di Jonathan, perché quella volta non era Jonathan a trovarsi in questa camera con te, ero io. Sono sempre stato io. Sempre. Tua madre, tuo padre e tuo fratello si sono resi conto che, a causa della tua solitudine, del tuo rifiuto verso te stessa e, ahimè, della mia stupidità, per la quale è da mesi che tento di supplicare il tuo perdono inutilmente, hai iniziato a creare nella tua mente delle proiezioni in buono di me, come se anche tu inconsciamente mi amassi ma non volessi ammetterlo per via della mia cattiveria. All'inizio fingermi Jonathan era facile, tanto ti odiavo, per me era solo uno scherzo, anche se la tua famiglia non ne era al corrente; poi, però, passando del tempo con te -nonostante vestissi i panni di un ragazzo immaginario che per te non ero affatto io-, inevitabilmente mi sono innamorato. E' stato assurdo anche da parte mia, sai. Ma è andata così. Ed ha funzionato, finché non hai perso la testa.>>
<<Perso la testa?>>
<<Hai cominciato a fare confusione fra un'identità e l'altra, a mischiare Jonathan con Christian, Christian con me, me con Jonathan e via dicendo. E' da quel momento che ho deciso che non potevamo più andare avanti così, che sarebbe stato deleterio e fatale per te, che avrebbe soltanto peggiorato la situazione. Il tuo mondo stava cadendo a pezzi, e qualcuno doveva raccoglierlo prima che crollasse del tutto, trascinandoti nel baratro insieme a lui. Parlando con i tuoi, abbiamo deciso che forse era meglio se ti confessavo tutto quanto, anzi, avrei dovuto fartici arrivare da sola, pronunciando frasi come "sono sempre stato io" e simili. Tuttavia, non ha funzionato; continuavi a vedermi nelle varie forme che tu stessa avevi creato, senza renderti conto che, di fatto, ero sempre e soltanto io, Will. Nessun altro. Ho tentato di dirtelo, ma tu non facevi che chiamarmi Christian, a volte Jonathan, a volte anche Will, ma raramente; il disgusto che avevi per me non conosceva limiti. E come posso biasimarti? Da quando ho iniziato ad amarti più di me stesso, lentamente e per gradi, la repulsione verso me stesso non ha fatto che aumentare di giorno in giorno. Adesso mi odio, e vorrei che tu mi perdonassi. Ma capisco che ti serva del tempo per metabolizzare tutto quanto. E' molto da digerire, lo capisco solo ora, Kate. Io ti aspetterò.>>
Kate era rimasta sconvolta a sentire quel ridicolo racconto; quasi quasi le era venuto da ridere, ma allo stesso tempo le lacrime continuavano a premere contro le sue palpebre, facendole pizzicare le iridi castane. Era corsa a prendere il suo cellulare, senza più spiccicare una sola parola rivolta a Will, e aveva disperatamente cercato fra i contatti Jonathan e Christian. Tuttavia, entrambi erano spariti. C'era soltanto quello di Will, di cui non ricordava aver mai salvato il numero. Ogni tanto, le pareva di vedere il nome scritto in rubrica tramutarsi nei due che avrebbe realmente voluto vedere, ma poi tornava inesorabilmente a quelle quattro odiose lettere: Will. Poi erano entrati Lola, Liam e Fred, gli sguardi preoccupati e carichi di dolore, e Kate si era sentita male. Tutto quanto aveva iniziato a girare, davanti agli occhi aveva iniziato a vedere puntini neri sempre più fitti, finché non era crollata per terra, svenuta, col desiderio di non risvegliarsi mai più.
Quando si era ridestata, in una stanza di ospedale, si era domandata se fosse stato tutto un sogno, ma la risposta le era giunta forte e chiara quando dinanzi a lei aveva visto Will e la sua famiglia, proprio come qualche ora prima -o erano stati minuti?- nella propria camera.
Da quel momento, però, qualcosa in lei era cambiato. I tratti di Jonathan e Christian, nella sua mente, dapprima tanto diversi fra loro e, soprattutto, diversi da quelli di Will, avevano cominciato a rassomigliarsi sempre di più, fino a fondersi nell'unica e terribile immagine del ragazzo che Kate credeva essere ancora il bullo che la derideva ogni giorno al liceo, alimentando il proprio odio verso se stessa e facendocela annegare dentro fino a farla impazzire. Eppure, osservandola in quell'istante, l'immagine di quel bambolotto biondo non le appariva più così terribile, e Jonathan e Christian stavano progressivamente svanendo dai suoi ricordi.
In realtà, tutt'ora non sono ancora completamente spariti. Ma nel cuore di Kate non esistono altri che Will. Nonostante la ragazza abbia faticato ad accettare tutte quelle assurdità ed abbia impiegato abbastanza tempo a digerirle tutte quante, alla fine ci è riuscita, è guarita. Ce l'ha fatta.
Ha vinto.
La tanto temuta battaglia della terza superiore è stata vinta da Kate, con l'aiuto del suo peggior nemico. E' tanto strano quanto fantastico, ancora adesso, agli occhi della bellissima combattente rilassata sulla spiaggia in pieno agosto, in compagnia dell'unico, vero amore della sua vita: il bullo Will.

La notte stessa, mentre Will la bacia e i due fanno l'amore con passione e devozione assolute, Kate apre gli occhi e le pare, per un attimo, che a farle provare quella splendida sensazione sia Christian, poi Jonathan; spalanca le palpebre, in preda ad un'estasi mista a incredulità e paura, e una frase rimbomba nella sua strana, incomprensibile mente: "sono sempre stato io". Dinanzi a sé, Kate vede nuovamente Will; abbozza un sorriso amaro e una lacrima di felicità le scende dagli occhi, rigandole una guancia, mentre realizza che non ricorda più chi siano Jonathan e Christian.

L'inganno dell'apparenzaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora