Capitolo 43

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<<Ma quindi, come si chiamava questa persona?>> domanda Kate a Christian, mentre i due sono seduti al bancone di un bar sconosciuto e semivuoto un sabato sera.
<<Jonathan>> risponde il ragazzo, serio. Kate non sa bene come reagire a tale risposta; di quale Jonathan sta parlando?
<<Scherzo>> dice poi, provocandole una forte sensazione di sollievo.
<<Menomale, l'idea che il mio ragazzo possa essere bisessuale mi farebbe troppo strano>> esclama lei, ridendo. Christian le sorride.
<<Comunque si chiamava Phillip. Era davvero un ragazzo da sogno>>
<<Be', allora non è poi così diverso da Jonathan>> osserva Kate, sognante. Christian sghignazza, dopodiché continua con la sua storia.
<<Non sapevo se fosse... insomma, hai capito. Perciò mi vergognavo di farmi avanti, specialmente perché venivo già preso di mira in tutti i modi proprio per il mio orientamento sessuale. Finché non è stato lui a farsi avanti, il mio Phillip, il ragazzo da me a lungo venerato, desiderato e guardato da distante>>
<<Oddio, abbiamo praticamente la stessa storia...>>
Christian annuisce, riflettendo sulle differenze fra loro due; in effetti, da questo punto di vista, non ce ne sono, se non per il fatto che Kate non è omosessuale ed è una ragazza. Il che, a pensarci, in realtà li rende ancora più affini.
<<Abbiamo costruito un rapporto bellissimo, via via che il tempo passava e noi ci frequentavamo -più spesso su sua richiesta che mia-.>>
<<Quanto tempo è andato avanti?>>
Christian la guarda.
<<Svariate settimane.>>
<<Devi aver sofferto da matti>>
<<Be', sono sicuro che tu possa capirmi>> le dice, sorridendole. Lei risponde malinconicamente al sorriso, ripensando al periodo nero che ha passato dopo la figuraccia del video.
<<Non hai idea di quanto io possa capirti>> conferma poi.
<<Dopo avermi portato a letto,>> continua Christian <<soltanto il giorno dopo, l'intera scuola è piena zeppa di foto raffiguranti io che... che gli facevo un... un... e lui...>>
<<Sta' tranquillo, Christian>>
Il ragazzo deglutisce, coprendosi gli occhi con entrambe le mani. Kate si domanda se per caso stia tentando di fermare le lacrime. Conosce bene quel tipo di sensazione.
<<Chris>> insiste, togliendogli delicatamente le mani dagli occhi; in effetti, sono lucidi. Allora lei, senza più dire nulla, lo abbraccia. Per una volta è lei a sentirsi in dovere di proteggere qualcuno, di farlo star bene mentre soffre per cause ingiuste, le stesse cause che hanno fatto soffrire a lungo anche lei. Lui non ricambia la stretta, ma si lascia cullare fra le sue braccia, qualche lacrima che gli cola sulle guance.
<<Tranquillo, è tutto passato>> gli sussurra Kate, stringendolo forte, come una madre stringe il suo bambino.
Quando l'abbraccio si scioglie automaticamente per entrambi, senza nessuno che prenda l'iniziativa, Christian conclude la storia in fretta, probabilmente per evitare di dilungarsi troppo e, quindi, di piangere di nuovo. Riaprire vecchie ferite, a volte, può ancora causare dolore, anche quando ti aspetti che ormai si siano cicatrizzate del tutto. Una cicatrice resta senza far male, mentre una ferita come quella di Christian -e di Kate, forse- non si è mai rimarginata, perciò, ogni volta che viene riaperta, ecco che riprende a sanguinare.
<<La cosa che non ti ho detto quando ancora non sapevi che fossi gay era che, sempre il giorno dopo aver fatto sesso, tutta la scuola aveva la prova che io fossi omosessuale. Già mi ci chiamavano prima, con i peggio insulti ovviamente, figurati poi, quando l'hanno saputo per certo. A quel punto, "frocio", "finocchio" e "checca" erano diventati dei complimenti in confronto alle loro nuove trovate.>>
"Christian deve aver sofferto anche più di me" pensa Kate, sentendosi in colpa per essersi tagliata le vene, pur sapendo che c'era gente che stava molto peggio di lei.
<<Ognuno vive i problemi a modo proprio, Kate.>> le dice sempre Fred <<Se per un bambino africano è grave soffrire la fame e per un bambino americano è grave mangiare un piatto di pasta al posto di un hamburger, non è che il bambino africano ha il problema peggiore, specialmente se quello americano se la vive ancora peggio del primo. Mi segui?>>
Kate, la domenica mattina, annuisce al suo solito esempio, forse un po' persa, però crede di aver capito; tuttavia, non riesce a fare a meno di dare un'oggettività ad ogni problema. Ergo, per lei il bambino africano ha sicuramente quelli più grave, nonostante sorrida e non lo viva più di tanto come tale.
Comunque, la differenza fra lei e Christian è minima, perciò dire oggettivamente chi ha sofferto di più è difficile. Forse, in questo caso, dipende davvero da come ciascuno ha vissuto il proprio problema, e Christian e Kate l'hanno vissuto allo stesso modo.
In un certo senso, Christian è Kate al maschile e Kate è Christian al femminile.
<<Non parlarmi di Christian>> le dice amaramente Jonathan la sera stessa, mentre i due si coccolano sul divano di casa sua e lei tenta di spiegargli la storia dell'amico.
<<Si è confidato con me!>> esclama lei, offesa.
<<Già, ma a me non importa di lui>>
<<Perché sei così cattivo quando si tratta del mio amico?>>
<<Ah, è tuo amico adesso?>>
Jonathan pare irritato, ma anche Kate si sta parecchio innervosendo.
<<Certo, lo è sempre stato, anche da prima che tu ti svegliassi e venissi a chiedermi perdono per la stronzata che hai fatto>>
Il ragazzo tace per un istante, dopodiché si alza dal divano e le lancia un'occhiata di fuoco a cui lei risponde subito.
<<Senti,>> le dice lui, sospirando, le mani sui fianchi <<io rispetto te e le tue amicizie, ma non puoi continuare a rinfacciarmi quello che ho fatto ogni volta che ti fa comodo. Non è leale, soprattutto dopo che ti ho chiesto scusa un migliaio di volte>>
<<Lo so, ma è vero che Christian è sempre stato un bellissimo amico, mentre tu hai commesso degli errori di cui non posso scordarmi. Mi sono tagliata il polso per te, Jonathan...>>
<<Lo so, diamine, lo so.>>
<<Allora accetta la critica e, soprattutto, accetta Christian.>>
<<Sono geloso>>
<<Ma se è gay!>>
<<Questo è quello che ti dice?>>
<<Sì, e io gli credo. So che sembra provarci con me, ma è solo il suo modo di dimostrare affetto, lo farebbe con chiunque>>
<<Kate, io...>>
Jonathan ha l'aria esasperata e Kate non riesce a capire come mai.
<<Che c'è, Jonathan?>>
<<Io l'ho seguito a destra e a manca per giorni interi per verificare se effettivamente ci stesse provando con te.>>
Kate spalanca la bocca, incredula e indignata.
<<L'hai seguito?>> esclama. Lui annuisce, girando avanti e indietro per il soggiorno.
<<Ho iniziato ancora prima di rimettermi con te>>
<<Bene, okay, allora avrai visto che... che non è successo niente, insomma!>>
<<Ti sbagli>>
Kate si acciglia, mentre Jonathan smette di camminare e si ferma davanti a lei, le braccia conserte e gli occhi blu elettrico puntati dritti nei suoi, seri come non mai.
<<Che hai visto?>> chiede Kate, il battito accelerato.
<<L'ho visto baciare una ragazza.>>

L'inganno dell'apparenzaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora