Capitolo 2

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"Voglio morire, voglio morire", pensa mentre attraversa il giardino zeppo di ragazzi e ragazze. Qualcuno, suo malgrado, comincia ad adocchiarla pericolosamente. Un paio di ragazzi si dicono qualcosa guardandola.

"Voglio sparire", pensa Kate, sempre più in preda panico. Fra non molto ricomincerà tutto. Ricomincerà la battaglia che combatte da due anni. Magari al terzo la vincerà. Una piccola speranza mai avuta prima si fa largo dentro di lei, facendola sentire insolitamente forte. "Sì, quest'anno terrò testa a tutti", pensa fra sé, incoraggiandosi. Tuttavia, neanche un minuto più tardi, la sua speranza si spegne non appena una buccia di banana le colpisce la testa, insozzandole i capelli. Kate si volta, cercando nel frattempo di pulirseli con le mani, e vede Will, il solito ragazzaccio che adora darle fastidio fin da quando erano alle elementari, accompagnato dalla ragazza che Kate ama definire la sua puttanella, Sarah, bionda, magra e con gli occhi azzurri, proprio come una barbie. Se poco prima Kate era convinta di poter tenere testa a qualcuno, ora questa convinzione è completamente sparita. Sarah ride, attaccata al braccio di Will, mentre quest'ultimo sogghigna in direzione di Kate; lei fa per andarsene, ignorarli nella speranza che la lascino in pace, ma loro si avvicinano a lei e le si piazzano davanti, sbarrandole la strada, le mani sui fianchi e l'aria da superiori.

<<Raccogli>> ordina Will, indicando la buccia di banana a terra.

Kate segue il suo dito e posa lo sguardo sulla schifezza che le ha appena insudiciato i capelli. <<No>> dice. Non ha intenzione di toccarla.

Will alza le sopracciglia, fingendo stupore, mentre Sarah sghignazza sempre più forte, sempre più divertita. Il cuore di Kate si ferma, lasciandola senza fiato e incapace di reagire. "Sono una codarda", si aggredisce, schiaffeggiandosi mentalmente per l'umiliazione che si sta lasciando infliggere.

<<Hai detto no?>> chiede Will, guardandola con finta incredulità.

<<Avanti>> grida qualcuno da dietro di lei. Kate si volta e vede Laurence, un altro bullo amico di Will che ama torturarla giorno e notte, appena può; non perde un'occasione. <<Raccogli quello schifo>> ordina, facendo eco a Will. <<O te lo faccio mangiare>>

<<Bleah!>> squittisce la biondina, aggrappata al braccio del suo ragazzo.

<<Per favore...>> supplica Kate, cercando inutilmente di non suonare disperata; desidera solo essere lasciata in pace.

<<Dai, che ti costa? Raccogli la buccia di banana e buttala nel cestino>> insiste Will, suonando falsamente gentile. Kate, la testa bassa e il coraggio ormai inesistente, si china e raccoglie la buccia gialla con due dita, attenta a non sporcarsi troppo. Cerca con lo sguardo un cestino e, una volta scorto, ci si reca a piccoli passi, con addosso la costante paura che qualcos'altro, nel frattempo, la colpisca di nuovo. Butta lo scarto di banana e si affretta verso l'ingresso, sperando di non venire nuovamente bloccata dai ragazzi; ma Will, che è rimasto davanti alla soglia, sbarrandola, con una mano sulla spalla la ferma prima che possa mettere piede dentro. <<Aspetta un po', bella... brutta>>

Kate alza lo sguardo e studia Will: è sempre il solito ragazzo popolare, una specie di Ken con la sua Barbie, occhi chiari, capelli castano chiaro, fisico palestrato. E' un macho con la sua cheerleader fedele e scodinzolante.

"Un padrone con il suo cane", pensa Kate, concedendosi un breve sorrisetto.

<<C'è qualcosa che ti diverte?>> chiede all'improvviso Will, il disprezzo negli occhi.

Kate scuote la testa.

<<Allora perché sorridi?>>

Lei evita di rispondere, e si limita a guardare il pavimento, in attesa di essere lasciata andare.

<<Senti un po',>> insiste Will, <<dopo scuola voglio trovarti all'uscita posteriore. Devo darti una bella lezione>>

<<Cosa?>> trova la forza di replicare Kate; il cuore le batte forte.

<<Fatti trovare da sola. Se non verrai, la pagherai cara.>>

Detto questo, Will, Sarah e Laurence tolgono il disturbo, lasciandola sola; finalmente sola, ma terrorizzata. Per lei, è già abbastanza ritrovarseli a scuola; perché adesso vogliono torturarla anche fuori dall'orario scolastico? Quando finalmente può tornarsene a casa in santa pace, dalla sua famiglia che la ama tanto e che lei ama altrettanto... fuori dal suo inferno.

Al suono della campanella -per fortuna non è poi così in ritardo-, Kate si affretta a prendere il libro e il quaderno di storia nel suo armadietto, poi lo richiude e si volta per correre in classe. Il corridoio è ormai quasi deserto, l'unica altra persona che ancora armeggia con gli armadietti è il suo Jonathan, il ragazzo che tanto le piace, ma che non la considera affatto. In effetti, Kate non l'ha mai sorpreso a guardare una sola ragazza, né ha mai sentito che uscisse con qualcuna o che ne frequentasse; infatti, si chiede spesso se per caso il bel ragazzo alto dai capelli arruffati color fieno e gli occhi blu elettrico sia gay. Da una parte, pensa che sarebbe un enorme peccato, visto come lo trova carino; ma dall'altra, ne sarebbe sollevata. Almeno non avrebbe nessuna rivale come quella barbie antipatica che gira sempre appesa al suo Will.

"Al diavolo la lezione... lo aspetterò", pensa Kate; anche lui frequenta storia insieme a lei, alla prima ora del lunedì mattina. Lo osserva mentre cerca qualcosa nel suo armadietto, qualcosa che non sembra trovare.

<<Ehi>> trova il coraggio -scaturito da non sa dove- di dire.

Jonathan si gira di scatto e, forse per la prima volta in due anni, i loro occhi si incontrano. <<Ehi>> risponde, indifferente, distogliendo subito lo sguardo e continuando a cercare.

<<Hai storia adesso, giusto?>>

<<Esatto>>

<<Ti serve qualcosa? Perché anch'io frequento quel corso>>

<<No, grazie, non mi serve niente>>

Kate annuisce, avvilita perché lui ha smesso subito di guardarla.

"Vuol dire che mi trova... brutta. O insignificante", pensa, in caduta libera verso lo sconforto e sperando più che mai che, invece, sia soltanto perché è omosessuale.

Secondo Kate, lui è diverso da chiunque altro, per il semplice fatto che, nonostante sia più o meno amico di Will e gli altri, non provi nessun gusto nel trattarla male come fanno loro. La ignora e basta, e lei non sa se esserne grata o meno.

Sconfitta e abbattuta, fa per entrare in classe, pronta a scusarsi per l'ennesimo ritardo. Tuttavia, prima che possa tirare giù la maniglia e aprire la porta, qualcuno le tocca un braccio. Si volta e vede... Jonathan. Proprio lui. Sgrana gli occhi, incredula, e ritrae istintivamente il braccio.

<<Scusa>> dice lui; sembra impanicato. <<Hai detto di avere storia, no?>>

<<Sì, esatto>> conferma.

<<Be', ho perso il libro, non lo trovo più. Potrei... ehm... leggere con te? Altrimenti il professor Flinn mi ammazza>>

L'inganno dell'apparenzaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora