Capitolo 44

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<<Ma non è vero!>> esclama Christian quando Kate lo interroga sulla notizia ricevuta da Jonathan la sera prima.
<<Allora questa cos'è?>>
La ragazza estrae da non sa dove una foto raffigurante lui che bacia la barbie bionda, Sarah; è certa che gliel'abbia data Jonathan dopo averle raccontato dell'accaduto. Christian, tuttavia, non sembra trasalire.
<<Dove l'hai presa?>> chiede, fattosi improvvisamente minaccioso. Kate viene percorsa da un brivido di timore mai provato nei confronti dell'amico.
<<Ehm... l'ho trovata>>
<<L'hai trovata?>>
<<Già>> conferma, intenzionata a coprire l'amore della sua vita; non lo metterebbe mai in cattiva luce facendolo passare per uno stalker geloso, mai. Christian alza un sopracciglio, vagamente divertito, dopodiché scoppia a ridere in modo ironico.
<<Per strada, giusto? L'hai trovata per strada? Che casualità, eh?>>
<<Chris, smettila>>
<<No! Voi dovete finirla di farvi i fatti miei!>>
E, dopo aver gridato quest'ultima cosa, scoppia a ridere di nuovo.
<<Tu non capisci niente,>> le dice poi <<io e Jonathan siamo migliori amici.>>
Kate rimane a bocca aperta, chiedendosi che diavolo stia succedendo. Altre sorprese, altre prese per i fondelli. Sta diventando straziante fino a toccare i limiti dell'insopportabile, e lei è sicura di non farcela stavolta.
<<Che significa?>> domanda, per assicurarsi che si tratti di quello che pensa.
<<Che è stata tutta una messa in scena, cretina! Io, Jonathan, Will...>>
Detto questo, Christian scoppia in una risata quasi diabolica, piena di malizia e malato divertimento. Gli occhi di Kate si riempiono di lacrime calde ed incontrollabili, le quali iniziano a colarle lungo le guance e sulle labbra, provocandole un leggero sapore salato sulla lingua. La testa le gira vorticosamente, tutto perde di significato, la vita stessa non ha più un senso. Si sente male, fisicamente male. Sta per perdere i sensi, stavolta sul serio...
E infatti, un attimo dopo, un profondo sonno la trascina con sé negli abissi dell'incoscienza, con la straziante promessa di farla risvegliare, prima o poi.
Non appena apre gli occhi, si accorge che il materasso è umido e lei è sudata come non lo è mai stata in tutta la sua vita. Le palpebre sono pesanti, eppure non riesce a non tenerle spalancate, come se avesse appena visto un fantasma o qualcosa di terribile. I capelli sono un disastro, nonostante la lunghezza, e il cuore non distingue più un battito dall'altro da quanto è impazzito. L'incubo appena avuto sta continuando a durarle dentro anche da sveglia, facendole venire da vomitare. Si alza di colpo, corre in bagno, apre la tavoletta del water e comincia a tossire, sperando che tutto il dolore e la paura vengano fuori in qualche modo. Tuttavia, non accade nulla. Si tira su, la bocca secca e bianca, e beve un sorso d'acqua dal lavandino, dopodiché alza lo sguardo e incontra il suo riflesso.
"Brutta," pensa, il respiro affannoso "brutta come al solito".
Forse non ricorda che Jonathan la ama, che Christian è il suo migliore amico e che tiene a lei e che, finalmente, la sua vita sta andando per il verso giusto; forse non capisce che il senso di forte angoscia che ha è dovuto dall'incubo appena avuto.
Quando lo realizza, tornando completamente alla realtà, afferra il cellulare e scorre i vari nomi nella rubrica fino a raggiungere quello di Jonathan. Preme l'icona della cornetta e si porta l'aggeggio all'orecchio, smaniosa di sentire la sua voce che la rassicuri, che le dica che va tutto bene e che prima stava soltanto sognando, che nulla di ciò che ha visto e sentito era vero. Ha bisogno di sentire anche Christian, ha bisogno di averli entrambi lì con lei ad abbracciarla e a mostrarle il loro amore, il loro affetto.
<<P-pronto?>> risponde una voce roca e assonnata.
<<Jonathan!>> esclama Kate, contenta di poter parlare con l'amore della sua vita.
<<Kate? Che diavolo, che ore sono?>>
In effetti, che ore sono? La ragazza, da quando si è svegliata di soprassalto, non ne ha la più pallida idea.
<<Ehm...>>
Si affretta a controllare la sveglia, pigiando il bottone dell'illuminazione interna, e vede che sono le 5:33 di mattina.
<<Le cinque e mezza>> risponde poi. Jonathan sbuffa rumorosamente, dopodiché sbadiglia e tira su con il naso; in pratica, è ancora mezzo addormentato.
<<Kate... che vuoi?>>
<<Scusa, io... ho avuto un incubo e avevo bisogno di sentirti>>
<<Sto bene.>>
<<No, non in quel senso... te lo racconto?>>
<<Fra tre ore saremo a scuola, non puoi raccontarmelo lì?>>
Kate esita; si sente respinta, cacciata via. Leggermente ferita, infine, dice: <<Va bene, certo>> e riattacca.
Dalle 5:33 alle 7:00, ora in cui la sveglia suona e lei, normalmente, si alza, non chiude più occhio.
Forse avrebbe dovuto chiamare anche Christian, magari sarebbe stato più disponibile.
Un paio di occhiaie grigiastre ben marcate, le palpebre pesanti, gli occhi che bruciano e le gambe molli, qualche ora più tardi Kate si rende conto di essersi addormentata proprio quando avrebbe dovuto alzarsi per andare a scuola. Non ce la può fare, oggi. A parte il ritardo marcio in cui arriverebbe se andasse ora, non riuscirebbe neppure a reggersi in piedi.
"Starò a casa" pensa, richiudendo gli occhi, ma un pensiero ancora sconosciuto la tiene sveglia; di cosa si tratta? Si gira e si rigira, sperando di riaddormentarsi presto, ma qualcosa continua a tormentarla.
L'incubo.
Deve raccontarlo sia a Christian che a Jonathan, ha bisogno di sapere che non è stato altro che, appunto, uno stupido incubo. Ha bisogno di sapere che non c'è nulla di reale in ciò che ha sognato. Forse è stupido farsi paranoie su un semplice brutto sogno, ma per Kate è importante avere qualcuno che le dica che non è stato nulla di più di ciò. E chi, se non Jonathan e Christian, può soddisfare questo urgente bisogno?
<<Devi smetterla di essere così paranoica>> le dice Jonathan a scuola, leggermente scocciato, richiudendo il proprio armadietto e dirigendosi fianco a fianco a Kate verso il corso di storia, i libri stretti al petto. La ragazza non sa come, ma alla fine, correndo come una matta, è riuscita ad arrivare in tempo.
<<Senti, c'è un motivo se sono così>> risponde, riferendosi alle numerose volte in cui lui l'ha fatta soffrire e dandoglielo ad intendere in tutti i modi. Lui, evidentemente, non coglie il senso nascosto, perché si acciglia e le domanda cosa significhi. Lei scuote la testa, rassegnata.
<<Lascia stare, non importa>>
Ha capito che, se vuole che qualcuno la rassicuri senza giudicarla, deve per forza parlare con Christian. Lui le direbbe quello che vuole sentirsi dire, piuttosto che darle della paranoica senza neppure risponderle.
<<Kate, te l'ho detto!>> esclama Christian, cogliendola di sorpresa.
<<Non mi hai detto niente, Chris!>>
<<Ti ho detto che non devi pensare ogni volta che ciò che credi o sogni sia reale. Sei troppo paranoica!>>
Kate non può credere alle proprie orecchie; sono tutti uguali, questi ragazzi.
<<Siete degli insensibili>>
<<Siete? Chi?>>
<<Tu e Jonathan>>
Christian alza gli occhi al cielo.
<<Basta con 'sto Jonathan, ti prego>>
A Kate, sentendo questa frase, viene in mente che anche Jonathan l'ha sempre supplicata di smettere di nominare Christian; sono davvero così rivali?
<<Aspetta...>> dice, ripensando proprio al suo ragazzo; la sera precedente, a casa sua, Jonathan le ha davvero detto che ha visto Christian baciare qualcuno. Non ricorda il seguito, probabilmente perché ha bevuto, ma è sicura che questo non sia parte dell'incubo, bensì della realtà.
Avrà detto la verità?
<<Cosa?>> chiede Christian, vedendola assorta nei propri pensieri dopo aver lasciato una frase in sospeso. Il fatto è che non sa se sarebbe una buona idea dirglielo adesso. Come farebbe a coprire Jonathan?
E se capitasse la stessa cosa che è successa nell'incubo?

L'inganno dell'apparenzaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora