Capitolo 27

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La scuola, come sempre, le fa paura. Se prima la gente la prendeva di mira senza neanche conoscerla, ora è addirittura famosa, motivo in più per prendersi ulteriormente gioco di lei e di tutto ciò che le è successo nelle ultime settimane. È un incubo ancora peggiore di quello che si era immaginata.
Capelli scuri dritti fin sotto il mento, frangetta pari che ormai le arriva quasi agli occhi, occhi dello stesso colore dei capelli, naso all'insù e bocca piccola, la sedicenne Kate, per l'ennesima volta, varca il cancello verde dell'odiato liceo con il cuore in gola, ma per la prima volta lo fa a testa alta. Sente che da quando ha conosciuto Jonathan, nel bene e nel male, è maturata, e non ha più intenzione di farsi mettere i piedi in testa da nessuno; neppure da Jonathan stesso.
"Perché il giardino deve essere così grande?" si domanda mentre lo attraversa, guardandosi nervosamente intorno; senza avere gli occhi fissi sul cemento, è ancora più difficile. Ragazzi e ragazze iniziano subito ad indicarla, sghignazzando fra loro e, talvolta, facendole delle smorfie. Alcuni fanno perfino il gesto di tagliarsi le vene del polso. A Kate vengono le lacrime agli occhi; com'è possibile che le persone siano capaci di mancare di tatto in questo modo così malato ed esagerato? Per quanto la ragazza conosca il lato peggiore di ogni compagno del suo liceo, non si sarebbe mai e poi mai aspettata che potessero arrivare a tanto. Istintivamente abbassa lo sguardo. Sta meglio così, se non li vede.
Forse, dopotutto, non è cambiata tanto da com'era prima di conoscere Jonathan. Mentre stava con lui ha trovato un coraggio del tutto nuovo, mai visto prima, ma questo soltanto perché c'era il ragazzo a proteggerla nel caso le mancasse o non riuscisse a tirarlo fuori nel momento giusto; adesso che è nuovamente sola, quel coraggio l'ha abbandonata quasi del tutto, insieme alla speranza di riavere la dignità che si era guadagnata nelle settimane precedenti, prima che Jonathan e Will rendessero pubblico il video. Perché è così sfortunata?
Finalmente, una volta varcata la porta d'entrata, Kate può rilassarsi un po'. Si reca al suo armadietto e lo apre, ma appena vede ciò che è contenuto all'interno, fatica a trattenere un grido; foto, tantissime foto di lei a letto con Jonathan, messaggi scritti in pennarello nero indelebile recanti la scritta "TROIA" e simili e un giornalino scolastico. Lo afferra, sbattendo l'anta dell'armadietto con rabbia e frustrazione, e comincia a sfogliarlo, aspettandosi di tutto. Come immaginerebbe chiunque, non si parla d'altro che di lei; le stesse foto inserite nel suo armadietto ora si trovano anche all'interno del giornalino scolastico, di dominio pubblico, esattamente come il video; in oltre due pagine, poi, vi è narrata accuratamente la vicenda del suo tentato suicidio. L'ironia con cui è stato riportato ogni minimo dettaglio -perlopiù inventato di sana pianta- le dà la pelle d'oca.
Ma quando Kate giunge alla fine del racconto, il nome dello scrittore le fa salire la bile dallo stomaco alla gola, bruciandogliela: "a cura di Jonathan D.".
Oltre al video, anche questo.
"Non si stancano mai?" si chiede Kate, ormai singhiozzando senza alcun contegno davanti a tutti. I ragazzi in corridoio, vedendola piangere con il giornalino aperto in mano, iniziano a sghignazzare fra loro e a scambiarsi battute che, per fortuna, lei non riesce a cogliere. La situazione è peggiorata e continuerà a peggiorare.
Kate nasconde il viso fra le mani, nella speranza di risvegliarsi da qualche parte rendendosi conto che è stato tutto soltanto un incubo. Ma non succede; è dannatamente reale, invece. Alzando un attimo lo sguardo, Kate nota un ragazzo dall'aspetto familiare ridere insieme agli altri; si tratta di quello nuovo, apparentemente così simile al vecchio Jonathan, che adesso, proprio come lui, sta ridendo di lei, rivelandosi diverso da come appare.
È incredibile come l'apparenza, spesso, inganni. Fred ha sempre avuto ragione.
La ragazza, sul punto di vomitare, si volta e corre verso i bagni, giurando a se stessa che chiunque tenti di fermarla farà una brutta fine, perché lei lo ammazzerà; ne sarebbe capace. Forse. Non lo sa.
Si chiude in un gabinetto, dando sfogo al dolore con un grido liberatorio che rimbomba sulle pareti, dopodiché si accuccia accanto al water e resta ferma lì, a singhiozzare ininterrottamente, mentre lo strano e forte desiderio di tagliarsi che aveva avuto prima di finire in ospedale si ripropone dentro di lei.
Prima che possa cercare qualcosa per farsi del male, qualcuno bussa alla porta del gabinetto in cui è chiusa.
<<Lasciatemi in pace! Basta!>> urla istintivamente, desiderando di rimanere sola con se stessa per sempre; ma il toc toc del pugno contro il legno si rifà immediatamente vivo, più forte e insistente.
<<È colpa vostra se sono finita in ospedale! Siete degli assassini! Vi odio, vi odio tutti!>> continua a gridare Kate, senza sapere ciò che sta realmente dicendo.
<<Ehi>> una delicata voce maschile giunge dall'altro lato della sottile porta. Sembra... no, chi può essere?
"Jonathan?" pensa Kate, stupefatta; non sa se esserne felice o ancora più infuriata. Si era giurata di cacciarlo via, si era giurata di insultarlo, di non perdonarlo... ma la speranza di riaverlo con sé è talmente forte e bella dentro di lei che adesso non sa se sarebbe capace di mandarlo via. Non lo sa più. Non sa più niente.
<<Ehi?>> ripete la voce, un poco più forte. Kate resta in ascolto, aspettandosi di udire delle risate, prima o dopo; e se fosse un'altra trappola? L'ennesima per ridere di lei...
<<Sei lì?>> insiste il ragazzo.
<<Jonathan...>> balbetta Kate fra le lacrime, combattuta.
<<No... non sono Jonathan>>
La ragazza trattiene il respiro; chi è allora?
<<Chi sei?>>
<<Mi chiamo Christian, sono nuovo>>
Il ragazzo tanto simile a Jonathan... Kate non gli permetterà di farle del male. Non lo permetterà più a nessuno, d'ora in avanti.
<<Tu come ti chiami?>> continua Christian, sentendola tacere.
<<Vattene>>
Il ragazzo esita.
<<Per favore>> aggiunge in tono di supplica, per sembrare meno scortese.
<<Ero venuto a vedere come stavi...>>
<<Sto bene, ora vattene. Voglio stare da sola>>
A quest'ultima richiesta, Kate ode dei passi allontanarsi dal suo gabinetto e infine uscire dal bagno; adesso può finalmente cercare qualcosa con cui tagliarsi in santa pace e farla finita una volta per tutte, stavolta per davvero.
Stavolta senza fallire.

L'inganno dell'apparenzaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora