Capitolo 4

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Questa volta, Kate davvero non ha idea di cosa aspettarsi. Al resto degli atti di bullismo che subisce ormai si è abituata, essendo oltre due anni che li sopporta; eppure, questo non è mai successo. Né Will né nessun altro le ha mai chiesto di vedersi dopo l'orario scolastico. Kate lo trova... strano. Spaventoso, quasi. Il cuore inizia a batterle forte non appena si rende conto che sta per subire chissà quale nuovo tipo di tortura; sa che sta per andare incontro al ragazzo che odia di più al mondo e che la odia a morte. Forse. Non lo sa. Non sa perché Will ama farle questo. Se si odia qualcuno, tanto vale ignorarlo, no?

"Ma allora, questo vuol dire che Jonathan... mi odia?" si domanda, mentre quel briciolo di buon umore che l'incontro con il ragazzo che tanto le piace le aveva dato dopo tempo immemore viene bruscamente spazzato via.

Prende fiato, cercando di calmarsi, di affrontare questa terribile esperienza con forza e coraggio e di prenderla con filosofia; cerca di convincersi che non sarà diverso dal solito, che non subirà torture peggiori di una buccia di banana sui capelli o un secchio d'acqua in testa. Sospira e, qualche secondo dopo, si incammina verso l'uscita posteriore che è rimasta a guardare per tanto, troppo tempo dalla fine dell'ultima ora di lezione.

Spalanca una delle due ante della pesante porta nera e rossa ed esce, sussultando al tonfo di questa che si richiude automaticamente dietro di lei. Si guarda nervosamente intorno, in cerca di Will, Laurence, la barbie/cheerleader Sarah o chissà chi altro; magari si ritroverà una banda di ragazzi grandi e grossi mai visti prima, decisi a dargliele di santa ragione senza motivo. Kate inizia a sentire un formicolio alla base dei capelli, la sua fronte è umida e le ascelle sono appiccicose; un rivolo di sudore le cola sulla nuca, attraversandole la spina dorsale fino a raggiungere l'attaccatura dei jeans. Ha caldo, troppo caldo, e non capisce se è per via della temperatura o soltanto perché ha paura di quello che, da un momento all'altro, potrebbe succedere. Non è mai stata tenuta sulle spine in questo modo, prima d'ora; almeno non quando si trattava di bullismo da parte di Will e gli altri suoi amici. "Magari si è dimenticato..." pensa Kate, senza alcuna convinzione; le sembra impossibile che uno come Will, il cui passatempo preferito è proprio renderle la vita difficile, si dimentichi di un appuntamento segreto e fuori dall'ordinario, oltre che dall'orario di scuola, con lei.

"E se scappassi? Se gli dessi buca e me ne infischiassi?" valuta, pronta a correre via, lontano da lì. Poi decide che sarebbe soltanto l'ennesimo atto di vigliaccheria da parte sua; come se subire tutti quei maltrattamenti in silenzio e a testa bassa non la rendano già abbastanza debole e priva di dignità ai suoi stessi occhi, nonché a quelli di tutti gli altri.

Non molto lontano da lei, dai cespugli del piccolo giardino del retro della scuola, Kate ode uno scricchiolio. Il cuore, in risposta a quel rumore sinistro, inizia a martellarle nel petto, rischiando di sfondarglielo da un momento all'altro e di schizzare fuori, impazzito. "Kate, respira, forza..." si costringe a calmarsi, per quanto le è possibile, inspirando ed espirando regolarmente con il naso e con la bocca. Il battito cardiaco, finalmente, rallenta. Un altro scricchiolio, ed esso riprende a martellare come prima. Inspira con il naso, espira con la bocca. Battito pesante ma quasi regolare. Un terzo scricchiolio, di nuovo lo stesso procedimento. Al quarto rumore, una testa biondo fieno esce da dietro un cespuglio e due occhi blu elettrico si posano su di lei. Adesso Kate non ha più alcun controllo del proprio respiro, né tantomeno del suo battito cardiaco, non importa quanto tenti di domarlo, tenerlo a bada e farlo tornare normale.

"Jonathan?" si chiede, sconvolta. "Che razza di scherzo è? E dove si trova Will? Deve essere una trappola, o parte di uno dei loro piani diabolici", conclude, piena di sospetti eppure così felice di vedere lui e non Will o Laurence o la barbie bionda.

<<Jo-Jonathan... che... che ci fai tu qui?>> balbetta Kate, quasi incapace di distinguere una parola dall'altra.

<<Volevo solo parlarti>>

<<Parlare con me?>>

"Impossibile", si dice.

<<Sì, Kate. Con te.>> conferma Jonathan, serio. Sembra sincero.

<<Ah...>> risponde lei, perché non sa cos'altro dire.

Il ragazzo le si avvicina lentamente, fermandosi a pochi passi da lei. Quando riprende ad avanzare nella sua direzione, lei istintivamente fa un passo indietro, finendo con la schiena al muro. Jonathan si ferma di nuovo. <<Cosa c'è?>> chiede, come se non si aspettasse quella reazione da parte di Kate.

<<Scusa, è solo che...>> comincia lei, esitante. Jonathan rimane fermo ad osservarla, lo sguardo interrogativo e confuso. <<...non mi fido>> ammette infine, mortificata ma sincera; oh, quanto vorrebbe poter essere sicura al cento percento che l'atteggiamento di quel bellissimo ragazzo sia autentico e non parte di uno dei tanti scherzi spregevoli e di cattivo gusto architettati da Will.

<<Oh, capisco>> dice lui, passandosi una mano fra i capelli e guardandosi attorno con evidente imbarazzo.

<<Non è per te>> spiega Kate; o, perlomeno, tenta di spiegare. Le parole faticano ad uscirle dalla bocca. Si formano nella sua mente chiare e precise, ma restano bloccate. E' come se il suo cervello avesse perso la capacità di comunicare con qualsiasi altro organo del suo corpo.

<<In che senso?>> domanda Jonathan.

Kate esita, evitando il contatto visivo con il ragazzo che le sta davanti. Lui fa altrettanto. <<Stamattina Will mi ha detto di farmi trovare proprio qui, dove sono ora. In teoria, al posto tuo, mi ero aspettata di trovare lui...>>

Jonathan, in un primo momento, pare sconcertato, dopodiché torna alla sua espressione di sempre, seria e tranquilla. <<Be', invece ci sono io. Will non c'entra niente>>

<<E come faccio ad essere sicura che non sia solo una mess'in scena? Uno dei suoi stupidi scherzi?>>

<<Pensi che io potrei far parte di uno degli scherzi stupidi ed immaturi di Will? Mi credi davvero capace di una cosa simile?>>

<<Non lo so, non ti conosco>>

<<Non ho alcun interesse verso Will, la sua banda e i loro scherzi inutili e infantili>>

<<Eppure sei qui, esattamente dove Will mi aveva dato appuntamento. Una strana coincidenza, a parer mio>>

Jonathan alza le mani in segno di resa. <<Va bene, ho afferrato. Ti lascio in pace>>

<<No!>> esclama Kate, prima ancora di rendersi conto di averlo fatto.

Jonathan si blocca, si volta e la scruta con i suoi occhi blu; gli stessi occhi che potrebbero farla sciogliere da un momento all'altro, proprio come neve al sole.

<<E se... andassimo da un'altra parte?>> propone, non sapendo come altro convincerlo a restare senza continuare ad aver paura di ritrovarsi vittima di una delle crudeltà di Will.

<<No, non ha senso>>

<<Perché no?>>

<<Volevo solo chiederti una cosa, non mi serve un intero pomeriggio per farlo>>

Kate sospira, rassegnata. "E va bene", pensa, guardandosi le mani. <<Cosa volevi chiedermi?>>

Jonathan si stringe nelle spalle. <<Solo se per caso avevi un libro di storia in più>> Abbozza un piccolo sorriso sbieco, piegando la testa di lato.

<<Mi prendi in giro?>> chiede Kate, alzando le sopracciglia.

<<No. Mi serve>> E' tornato nuovamente serio.

<<Non ce l'ho>>

Jonathan annuisce. <<Okay. Grazie>> dice.

<<Tutto qua?>> non riesce a non dire Kate, provando una forte fitta di delusione che la trafigge come una spada, senza pietà.

<<Sì, mi serviva solo questo>>

<<Oh.>>

Jonathan se ne va, salutandola con un cenno della mano. Kate sbuffa, seguendolo con lo sguardo mentre la lascia lì sola, confusa e disorientata, e, poco prima di rientrare per recarsi in mensa -ha deciso che non le va di tornare a casa-, le sembra di scorgere il braccio di Will attorno alle spalle di Jonathan; un coro di risate le rimbomba nel cervello, anche se non sa dire se sia reale o meno.

L'inganno dell'apparenzaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora