Capitolo 7

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Caro diario,
Non ho mai tenuto un diario prima d'ora. È strano scrivere ad un libro dalla copertina rossa come se fosse una persona... ma ho bisogno di raccontare le mie cose a qualcuno, specialmente in questo periodo che stanno accadendo delle novità in cui mai avrei sperato prima d'ora. Jonathan, l'unico ragazzo frequentante il mio liceo che credo di amare alla follia, mi ha parlato non una, non due, bensì tre volte. TRE! Io un po' credo di avere imparato a rispondere, a fare la preziosa, ma dentro di me sono ancora tanto insicura. Will, Laurence, Sarah e gli altri non mi lasciano mai in pace. Lunedì mattina, il primo giorno di scuola, mi sono beccata una buccia di banana in testa, e il giorno seguente mi sono ritrovata il cappuccio della felpa zeppo di palline di carta masticate. Che schifo. Comunque oggi sono di umore insolitamente buono, per merito del mio Jonathan. Mi ha chiesto di uscire... mi ha chiesto di uscire!!! Dopo essersi seduto vicino a me a lezione di letteratura inglese, mi ha seguita fino al mio armadietto e mi ha chiesto di uscire con lui questo sabato. Sono così eccitata... e ho così tanta paura. Ho paura che sia tutto uno scherzo e che lui sia d'accordo con Will e gli altri. Morirei se scoprissi che mi sta prendendo in giro.
Nonostante i dubbi, caro nuovo diario, la mia autostima è un poco aumentata, credo. Quando mi guardo allo specchio non vedo più un mostro dagli occhi scuri e le labbra minuscole, ma una ragazza, forse un po' bruttina, che tuttavia può piacere a qualcuno. Qualcuno come Jonathan.
Ma non voglio illudermi. Non riesco ad immaginare come potrei reagire se solo lo vedessi ridere a crepapelle con Laurence, o farsela con Sarah davanti ai miei occhi. Penso che... penso che mi ammazzerei. Ora che con lui posso permettermi di credere di avere una speranza, sono estremamente fragile, ma dopotutto mi sento anche più forte del solito. Lo sentivo che quest'anno ci sarebbero stati dei cambiamenti nell'aria... solo, con la vita da sfigata che ho io, chi poteva immaginare che fossero così fantastici?
Kate chiude il diario dalla copertina rigida rossa e lo sigilla con un lucchetto dorato; poi nasconde la chiave d'argento nel suo portagioie, in mezzo ai vari orecchini, collane e braccialetti, e infila il libriccino sotto il materasso del suo piccolo letto. Per la prima volta dopo tanto, troppo tempo, si sente così... felice.
Dopo che Jonathan l'aveva inaspettatamente raggiunta ad una lezione che non avrebbe dovuto frequentare, lei gli aveva espresso i suoi dubbi riguardanti lo strano incontro sul retro della scuola il giorno precedente. Gli aveva chiesto come mai, se Will le aveva dato appuntamento proprio lì, lei avesse invece trovato lui, Jonathan, venuto per chiederle soltanto se per caso avesse un libro di storia in più da prestargli; lui, dapprima, non aveva risposto, ma aveva semplicemente preso a fissare il vuoto davanti a sé, inespressivo e taciturno. Alla fine del corso, però, aveva seguito Kate fino al suo armadietto e le aveva giurato che quella di Will era stata solo una coincidenza e che Will non c'entrava assolutamente niente con lui.
<<Forse posso portarti da qualche parte, per dimostrarti che non sto mentendo>> aveva detto, sorridendo.
<<Mi... mi stai chiedendo di uscire con te?>>
Jonathan, a quel punto, si era allontanato, senza smettere di sorriderle, e aveva aggiunto: <<Passo a prenderti sabato alle sette. Non dimeticartelo>>.
"Come potrei dimenticarmelo?" si domanda Kate, sdraiata sul letto a fissare il soffitto con un sorriso ebete stampato in faccia. Non avrebbe mai pensato di arrivare a fare le stesse espressioni che vede sempre sul viso della barbie bionda che tanto odia, Sarah... lei ha sempre quel sorriso idiota, quand'è accanto al suo Will.
"Forse ne è davvero innamorata..." pensa Kate, non riuscendo a trovare un'altra spiegazione. Però anche solo immaginare di essere sentimentalmente legata a uno come Will... le fa venire il voltastomaco. Non lo crede umanamente possibile. Come si può? Un ragazzo così tutto muscoli e niente cervello, che tratta male il più debole per mostrarsi forte e gode nel vedere gli altri soffrire. Kate, soprattutto; Will ama vedere Kate soffrire.
"Basta pensare a lui" si rimprovera, sentendo il famoso nodo nello stomaco minacciare di stringersi di nuovo; per fortuna, da quando Jonathan le ha chiesto di uscire, si è allentato.
Kate chiude gli occhi, pronta a dormire sonni tranquilli, senza preoccupazioni addosso, a crogiolarsi nella dolce attesa che arrivi sabato, il magico giorno in cui, per la prima volta, avrà un appuntamento con un ragazzo. E non un ragazzo qualsiasi...
Sobbalza, risvegliandosi all'improvviso; avrà dormito sì e no un'ora. Accende l'abat-jour e dà uno sguardo alla sveglia: sono appena le 23.30. Di solito, a quest'ora, è più che sveglia. Eppure stavolta è crollata presto. Sarà che tutta la tensione accumulata nei giorni per colpa di Will e gli altri adesso l'ha abbandonata, lasciandola esausta e priva di forze. Però serena; per una volta, serena.
Ma cos'è che l'ha svegliata di soprassalto? Si guarda attorno, confusa e assonnata; sul comodino, oltre alla sveglia e all'abat-jour, ci sono dei fazzoletti accartocciati, dei libri impilati, dei bracciali sparsi, anelli, penne e il cellulare. Già, il cellulare...
"Accidenti" pensa, prendendolo; si è appena resa conto di essersi dimenticata di spegnerlo. Prima di andare a dormire lo fa sempre, un po' per abitudine e un po' per la paranoia del cancro provocato dalle radiazioni. A scuola, sull'argomento, le hanno fatto una testa così.
Non appena Kate afferra l'aggeggio per spegnerlo, nota che vi è un messaggio appena ricevuto da un numero apparentemente sconosciuto; dunque forse è stata la vibrazione a svegliarla. Legge l'SMS, intrigata -non ne riceve quasi mai-:
"Buonanotte, Kate."
"Chi può essere?" si chiede, incuriosita; poi capisce.
"Sei Jonathan?" risponde, elettrizzata. Chi altro può darle la buonanotte tramite messaggio se non un ragazzo? Ma soprattutto... come fa Jonathan ad avere il suo numero? La contentezza le ha fatto dimenticare che lei non gliel'ha mai dato. Nessun altro ce l'ha... giusto? Kate non è così sicura. Più di una volta è capitato che Will e gli altri glielo prendessero, perciò è facile che uno di loro ne sia in possesso e l'abbia dunque dato a Jonathan. Il pensiero getta la ragazza nello sconforto totale; questo significa che il suo Jonathan si sta prendendo gioco di lei insieme agli altri bulli della scuola.
Il cellulare vibra di nuovo.
"Indovinato. Ora va' a dormire, ci vediamo domani."
"Come hai avuto il mio numero?"
"Ho i miei informatori."
"Tipo Will?"
Il cuore le batte a mille. Forse si sta spingendo un po' troppo in là.
"No, Kate; ti ripeto che quel cervello di gallina non c'entra niente con tutto questo. Smettila di non fidarti di me, altrimenti mi toccherà allontanarmi."
Sì, si è spinta troppo oltre. Se Jonathan vede che lei continua a diffidare di lui, alla fine è probabile che si stancherà e la lascerà perdere. Eppure vuole esserne sicura; vuole avere la certezza che quello che sta accadendo fra lei e il suo Jonathan non sia un incubo travestito da sogno. E avere davanti lo schermo del telefono al posto della persona la rende piuttosto audace.
"Se fossi nella mia situazione non ti fideresti neanche tu, Jonathan."
"Non lo metto in dubbio, però dovresti fare uno sforzo, altrimenti sarà difficile far funzionare le cose. Ora, di nuovo, DORMI."
"Far funzionare le cose..." ripete mentalmente Kate, gli occhi socchiusi, mentre spegne il cellulare.
Far funzionare le cose...

L'inganno dell'apparenzaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora