Capitolo 49

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Le palpebre sono talmente pesanti, il respiro talmente regolare e il corpo talmente rilassato che niente, assolutamente niente può destare Kate dal suo sonno profondo. Neppure gli insistenti colpi dati da qualcuno alla porta chiusa di camera sua. Li ode, ma non le interessa affatto sapere chi ci sia dall'altra parte, chi la stia cercando; è troppo occupata a dormire. Finalmente può farlo senza incubi, senza tormenti, senza strazi riguardanti Christian, Jonathan o Will.
Will... quel nome le fa venire la nausea perfino nel sonno. Rabbrividisce e sente l'improvviso bisogno di cambiare posizione, ma il suo corpo non sembra avere la minima intenzione di muoversi. Neanche di un millimetro. I suoi muscoli sono fermi e rilassati, così come tutto dentro di lei, e lei non vuole interrompere questa pace, questa calma, questa insolita tranquillità che, per una volta, riesce a farla star bene con se stessa, travolgendola e cullandola nel proprio vortice nero.
Nero, perché nero è tutto ciò che riesce a vedere adesso. Oscurità, nessuna luce.
La sua mente addormentata si chiede se per caso sia arrivato il suo momento, la sua ora; è forse morta? E se lo è, perché riesce a sentire i rumori provenienti dall'esterno, dal mondo reale, come quel rompiscatole -chiunque esso sia- che continua a bussare?
Magari sta solo sognando. Sì, deve essere così.
D'un tratto, ripensando a ciò che le è appena accaduto, a Kate viene in mente una cosa. Una sciocchezza, in realtà, ma neanche tanto: mentre Will la maltrattava, lei si era chiesta come mai nessuno, dal piano di sotto, l'avesse sentita gridare; non se lo spiegava, non capiva dove fossero finiti Liam e Lola, i suoi amati genitori. Adesso, questo dubbio si è finalmente chiarito. Sono via, molto semplicemente, perciò lei era da sola in casa. A breve, se ricorda bene, sarebbe tornato suo fratello Fred per prendersi una cosa importante che si era dimenticato prima di ripartire per l'università dopo un periodo di pausa in cui non aveva fatto altro che stare con lei e darle consigli che lei, ultimamente, aveva deciso di ignorare.
Ma perché pensa tutto al passato, come se ciò che ha fatto non si riflettesse anche nel presente? Crede davvero di essere... morta? Non si è mai sentita così in pace prima d'ora; magari la morte è così.
La pace eterna che lei ha sperato di ottenere quando si è tagliata le vene del polso.
Dopotutto, allora, non aveva tutti i torti.
All'improvviso, troppo all'improvviso, un rumore brusco e violento la costringe a ridestarsi da un sonno che sperava -e pensava- fosse infinito; evidentemente si è sbagliata a crederlo, perché ora è sveglia, ed è spaventata.
<<Will?>> esclama, mentre il ragazzo che ha appena buttato giù la porta -letteralmente- si fionda su di lei, in preda al panico.
Ma non si tratta affatto di Will, bensì di Jonathan.
Una volta gettatosi sul letto dove sta sdraiata Kate, il ragazzo la stringe a sé con forza, riempiendole la testa di tanti piccoli baci paterni.
<<Jo... Jonathan?>> balbetta Kate, confusa e disorientata come mai prima d'ora. Alza lo sguardo e incontra un bel paio di occhi blu elettrico; i suoi occhi preferiti. L'amore della sua vita ha scardinato la porta per risvegliarla dal sonno eterno in cui era calata.
Oppure no? Che sta succedendo?
<<Kate, mi hai fatto preoccupare>> dice il ragazzo, allentando un po' la presa e dandole finalmente la possibilità di respirare di nuovo.
<<Perché?>> chiede lei, ancora nel mondo dei sogni <<Stavo dormendo>>
Jonathan scuote la testa, dandole l'ennesimo bacio sulla fronte.
<<No, non stavi dormendo, altrimenti ti saresti svegliata prima. Ho dovuto rompere la serratura a forza di calci e spallate per entrare e svegliarti! Evidentemente sei svenuta per qualche motivo, sennò non me lo so spiegare>>
Un'altra porta in fondo al corridoio, in quel preciso istante, si spalanca e ne esce Fred, lo sguardo tanto preoccupato quanto quello di Jonathan.
A questo punto, la domanda "che sta succedendo?" non rende l'idea della confusione che invade la mente di Kate. Fred è già tornato, dunque; quando? Perché esce soltanto adesso dalla sua stanza se Jonathan è circa mezz'ora che va avanti a battere sull'anta della stanza della ragazza?
<<Va tutto bene?>> domanda il fratello alle spalle di Jonathan, avvicinandosi a loro. Jonathan non si volta, Kate non capisce perché.
<<Sì, Fred... non ti preoccupare.>>
<<Ehi? Tu chi sei?>> chiede Fred, rivolto a Jonathan.
<<Tranquillo, è solo Jonathan>> risponde Kate, sperando che Fred se ne vada e li lasci soli. Ha bisogno di parlare con il proprio ragazzo, di farsi dire cosa le sta succedendo.
<<Jonathan?>>
Fred sembra confuso.
<<Sì, Jonathan. Non ti ricordi?>> dice Kate, accigliata; che cosa gli prende? E' tutto così strano.
<<Sì, certo che mi ricordo, ma... ehi, scusa, puoi girarti un momento?>>
Kate guarda Jonathan.
<<Dai, girati, che ti costa?>> lo incita e il ragazzo, riluttante, obbedisce. Si volta verso Fred, e a quel punto succede qualcosa. Fred strabuzza gli occhi, incredulo per un motivo che Kate non conosce, e sembra anche spaventato. Jonathan, nel frattempo, gli fa segno di no scuotendo freneticamente l'indice a destra e a sinistra.
<<Che c'è?>> domanda Kate, lasciata all'oscuro di tutto con la testa più incasinata che mai. Che sta succedendo fra loro due?
<<Non... dire... niente...>> scandisce Jonathan a Fred, quasi sussurrando, in tono di supplica. Fred, ancora spaventato, alza i tacchi e torna nella propria stanza, sbattendosi la porta alle spalle come Kate non gli ha mai visto fare prima.
<<Jonathan, vuoi spiegarmi, per favore?>>
<<E' complicato, lascia stare. Parliamo di te, piuttosto; che ti è successo?>>
Kate si rende conto che Jonathan ha palesemente evitato la sua domanda, ma decide di lasciar perdere per il momento; è più importante scoprire cos'è successo a lei, dato che ultimamente è vittima di strani fenomeni che non si sa spiegare.
Si stringe nelle spalle, rimanendo stretta all'amore della sua vita, e attende che sia lui a dire qualcosa, perché lei non sa proprio da dove cominciare.
<<Ti ricordi cos'è successo prima di "addormentarti"? O perdere i sensi, insomma, quello che è>>
Kate scuote la testa, convinta di non rammentare nulla; tuttavia, riflettendo a lungo, le torna in mente tutto in quattro e quattr'otto e, come niente, si ritrova a rabbrividire con la faccia di Will e del suo ghigno malefico ben impressa nella mente.
Jonathan, dopo aver ascoltato la storia della bottiglia di pipì, è inorridito.
<<Ma... sei sicura che sia andata proprio così?>>
Kate annuisce e procede con il racconto, passando alla precedente telefonata con Christian.
<<Sono d'accordo.>> conclude Jonathan, scuotendo il capo e riflettendo su ciò che gli è appena stato narrato <<Christian e Will, intendo. Sono d'accordo fra loro, è sicuro che sia così. Non è la prima volta che Will riesce a convincere una persona a te cara a ridersela alle tue spalle e a fartela pagare per... per niente, a dire il vero>>
"Già" pensa Kate, ricordandosi il tradimento di Jonathan. Perlomeno si è reso conto di aver sbagliato e di aver commesso un errore gravissimo nei suoi confronti... è già qualcosa per lei.
Dopo che Jonathan è andato via da casa sua, Kate può finalmente accertarsi che tutto sia normale. Nonostante non si fidi di Christian, lo chiama e ci parla per un po'; una volta sicura che con lui sia tutto a posto, è il turno di Fred. Raggiunge la sua camera e bussa, in attesa che lui le apra la porta e le dica cosa sia successo prima con Jonathan. D'altronde, se non è l'amore della sua vita a volerglielo dire, allora sarà suo fratello a farlo. Altrimenti lo scoprirà da sola, perché non può più vivere con così tanti dubbi nella sua testa già confusa.
Dato che, solitamente, Kate e Fred parlano seduti sul letto nella stanza della ragazza, per lei è strano adesso trovarsi sul duro letto del fratello invece che sul proprio. Sembra quasi che i ruoli, per un giorno, si siano scambiati.
Eppure non è così, perché quella in difficoltà è sempre e comunque lei.
<<Io...>> mormora Fred, esitante.
"Ti prego, non mentirmi..." lo supplica mentalmente Kate, comunicandoglielo attraverso lo sguardo.
<<Ehm...>>
Un'altra pausa, dopodiché il ragazzo si schiarisce la voce e, finalmente, sembra voler parlare. Kate è impaziente; vuole sapere cosa stia accadendo e, soprattutto, cosa sia accaduto poco fa tra suo fratello e il suo fidanzato.
<<Ecco, io... l'ho riconosciuto>>
<<In che senso?>>
<<Nel senso che credevo di non aver mai visto il Jonathan di cui mi hai parlato così a lungo, eppure oggi, che per la prima volta si è girato... io... mi sono reso conto di conoscerlo già, e questo mi ha sconvolto>>
Kate si acciglia.
<<Come mai ti ha sconvolto così tanto?>>
<<Perché non credevo di conoscerlo. Ti ha fatta soffrire come mai nessuno prima di lui, ed io nella mia mente me lo immaginavo in un certo modo, ma poi... poi l'ho visto, e ho ricordato>>
<<Ricordato cosa?>>
<<Ricordato lui, Kate.>>
<<Non capisco>>
<<Ti ricordi quel periodo che giocavo a tennis?>>
Kate annuisce.
<<Ero più piccolo, facevo ancora il liceo... l'ultimo anno, mi pare. E, be', lì ho conosciuto lui.>>
<<Davvero?>>
<<Sì, ma la cosa che mi ha sconvolto, a parte che non lo vedevo da più di un anno, è che... era il mio migliore amico>>
Kate, stupita, spalanca gli occhi e, stranamente, le viene da sorridere.
<<Che... bella cosa>> dice istintivamente.
<<Già, ma c'è qualcosa di ancora più strano, che è ciò che mi ha spaventato più di tutto>>
<<E cioè?>>
Fred esita, dopodiché guarda Kate negli occhi, prende fiato e dice: <<A me aveva detto di chiamarsi in un altro modo.>>

L'inganno dell'apparenzaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora