Capitolo 58

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Prima di mettersi a gridare come una forsennata in barba alla confusione che una scenata potrebbe causare a sua madre, Kate riacquista un po' di buon senso, lucidità e razionalità, e fa cenno a Lola di far entrare il presunto Christian e di lasciarli soli. Lei sorride lievemente, forse speranzosa di essere riuscita a procurare una sorta di temporanea distrazione dal dolore alla propria bambina, e sparisce per le scale. Will fa un passo all'interno della camera della ragazza e si chiude la porta alle spalle, un'espressione indecifrabile stampata in volto. Non sembra il solito Will. È diverso. Non ha lo sguardo malvagio, piacevolmente soddisfatto e contorto in una smorfia di disgusto allo stesso tempo; no, stavolta pare quasi mortificato. Forse non si tratta del vero Will, ma del gemello, oppure è realmente Christian ma Kate si immagina le cose, in preda al delirio. In fondo, se così fosse, non sarebbe di certo la prima volta.
<<Tu...>> balbetta, incapace di trattenere la rabbia.
<<Ascolta, sono qui per aiutarti.>> dice Will, assumendo il tipico tono che usa spesso Christian quando le parla. La cosa la manda in bestia ancora di più.
<<Non azzardarti a fingere di essere chi non sei con mia madre, Will, oppure giuro che te la faccio pagare.>>
Il ragazzo alza le sopracciglia in un'espressione sorpresa, ma si ricompone subito, abbassando lo sguardo.
<<Non ho paura di te.>> continua Kate. Sta mentendo, ma Will non lo sa. È talmente seria che non può capirlo. La sua paura è celata dalla rabbia più potente che abbia mai provato in sedici anni di vita.
<<Senti, devi ascoltarmi, ok?>> balbetta Will. Non ha mai balbettato prima d'ora, ma alla ragazza non interessa. Anche se lui avesse deciso di presentarsi per chiederle scusa, fingendosi Christian per farsi aprire da sua madre, di mostrarle i suoi punti deboli o di prenderla in giro ancora un po', stavolta Kate non ci cascherebbe. Non si farebbe più mettere i piedi in testa, non da lui. Forse da Jonathan sì, perché non può farne a meno; ne è innamorata, e lui esercita ancora il pieno controllo sulle sue emozioni. Ma Will, al contrario, è il suo odio fatto persona e non ne avrà alcuna pietà, mai e poi mai, neanche se dovesse supplicarla in ginocchio, strisciando ai suoi piedi come un verme.
<<Non voglio ascoltarti>> sbotta, categorica. Will si acciglia.
<<Ma che ti prende? Che ho fatto?>>
Kate spalanca la bocca e sgrana gli occhi.
<<Che hai fatto? Ma fai sul serio, Will?>>
<<Son già due volte che mi chiami Will. Io sono Christian, Kate, il tuo migliore amico Christian. Guardami!>>
Kate alza lo sguardo e incontra un paio di occhi trasparenti. Sussulta, il cuore che prende a batterle forte nel petto, e si domanda come diavolo sia possibile. Adesso c'è davvero Christian davanti a lei. Dov'è finito Will? Kate potrebbe giurare sulla sua stessa vita di averci appena parlato, ed era lui, era proprio lui.
<<Ma cosa...>> esala, confusa.
<<Che c'è?>>
Kate sussulta di nuovo, stavolta più forte, e il cuore le si blocca. La voce non è più neanche quella di Christian. Alza gli occhi e trattiene un grido: adesso, al suo posto, c'è Jonathan.
<<Che mi sta succedendo?>> domanda, prendendosi la testa fra le mani. <<Dovete smetterla di fottermi la mente!>>
Jonathan si acciglia, come aveva fatto Will poco prima. Improvvisamente, la somiglianza fra i tre è palese. Eppure sono sempre stati così diversi agli occhi di Kate...
Qualcosa sta decisamente cambiando, qualcosa che lei non può controllare, perché va oltre la sua capacità di comprensione.
<<Jo...>> balbetta, scuotendo il capo per la confusione crescente. Lui le si avvicina e le prende il volto fra le mani.
<<Ti amo davvero, Kate. Ti amo, ma non posso più continuare così.>>
La ragazza si bea del tocco dell'amore della sua vita e punta gli occhi castani nelle sue iridi blu, annegandoci come ha già fatto tante altre volte.
<<Che cosa vuoi dire?>>
<<Non possiamo più andare avanti, la situazione sta degenerando.>>
Kate aggrotta le sopracciglia.
<<Non ti seguo.>>
<<Io ti amo.>> ribadisce Jonathan.
<<Anch'io ti amo, più della mia stessa vita. Ma tu mi hai tradita di nuovo>>
Il ragazzo scuote la testa.
<<Ti sbagli, Kate. È che non ce la faccio più a fingere.>>
<<Continuo a non capire>>
Jonathan prende posto sul letto accanto a Kate e volta il capo verso di lei.
<<Ora voglio che tu chiuda gli occhi e ti concentri sulla mia voce.>>
La ragazza annuisce, il viso ancora umido di lacrime, e obbedisce.
<<Ascolta la mia voce.>> ripete Jonathan. <<Ascoltala attentamente.>>
<<Lo sto facendo>>
<<Lo senti?>>
<<Che cosa?>>
<<Non sei abbastanza concentrata, Kate, sforzati di più.>>
<<Che cosa dovrei sentire?>>
<<Ascolta il suono della mia voce.>>
Kate rizza le orecchie, stringe ancora di più le palpebre e analizza il timbro vocale del ragazzo accanto a lei.
<<Ascolta.>>
Qualcosa è cambiato.
<<Lo senti?>>
Lui è cambiato.
Kate apre gli occhi, sapendo già chi troverà seduto di fianco a lei. Jonathan non c'è più. E neanche Christian.
Will è tornato.
<<No...>> biascica lei, trascinandosi il più lontano possibile dal bullo.
<<Adesso calmati>>
<<No! No, no! Perché ricompari sempre tu, perché?>>
Le lacrime ricominciano a sgorgare dalle palpebre di Kate, rigandole le guance già umide dal pianto precedente.
<<Ho già provato a dirtelo svariate volte, non ricordi?>>
<<Di che diavolo stai parlando?>>
I singhiozzi le rendono difficile parlare, ma lei deve sapere. Non può essere pazza, non può; deve esserci una spiegazione razionale che giustifichi tutto quanto.
Una spiegazione che non riporti alla sua follia.
<<"Sono sempre stato io". Rammenti questa frase?>>
Kate scuote la testa freneticamente. In realtà ne ha un vago ricordo, ma la sua memoria ultimamente non fa che tradirla. La mente stessa è come se corresse incontrollata in altri mondi, facendole vedere ciò che vuole, facendole credere di avere perso il senno. Il che, forse, è vero. Forse Will non è neppure qui a parlare con lei. E' un'allucinazione anche lui, adesso? E in ogni caso, che significato ha la frase che ha appena pronunciato? Sono sempre stato io. Non è una novità che dietro a ogni suo dolore, a ogni tradimento e a ogni scherzo imperdonabile ci sia sempre stato lui. Ma è davvero questo che intende? Kate vorrebbe avere fra le mani un computer magico capace di rispondere a tutte le sue domande, che si stanno pian piano moltiplicando nella sua testa senza sosta, aumentando di minuto in minuto, di parola in parola, di pensiero in pensiero. Se prima non era pazza, ora sicuramente lo sta diventando.
Non sapendo cos'altro fare, Kate allunga un braccio e con le dita sfiora il volto di Will, sentendosi disgustata da quei tanto familiari tratti da bambolotto perfetto. Occhi chiari, capelli biondi, corpo palestrato. Il classico boyscout, l'atleta, il ragazzo più popolare della scuola; quello che lei odia di più al mondo.
Non appena i polpastrelli di Kate entrano in contatto con la pelle liscia e senza difetti del bullo, quest'ultimo chiude gli occhi e rimane immobile, lasciandosi toccare. Dov'è finita la sua cattiveria? La sua voglia di fargliela pagare anche solo per essere nata? Per essere così brutta?
La trova ancora brutta?
<<Sei reale?>>
Will riapre gli occhi, le mani di Kate ancora posate delicatamente sulle sue gote rosee.
<<Certo che sono reale. Io lo sono.>>
<<Che intendi dire?>>
Il bullo scuote lievemente il capo; sembra in difficoltà, triste, sconsolato, combattuto e tante altre cose che Kate non riesce ad identificare. E' un mix di emozioni che non avrebbe mai pensato di poter scorgere in uno sguardo tanto gelido, tanto perfido. Lo stesso sguardo che per anni non ha fatto che alimentare il suo odio. Cos'è successo a quello sguardo?
<<Non so come altro spiegartelo senza farti del male, amore mio.>>
Il cuore di Kate salta un battito, e lei balza all'indietro, scendendo dal proprio letto, gli occhi sgranati e la bocca spalancata.
<<Come... come mi hai c-chiamata?>>
Will si alza a sua volta, ma non muove un passo verso di lei. Se lo facesse, lei indietreggerebbe d'istinto.
<<Io ti amo, Kate. Te l'ho detto un minuto fa, una settimana fa, un mese fa, e te lo dico anche adesso. Ti amo>>
<<Ma che significa? U-un mese fa io stavo con...>>
<<Con Jonathan, giusto? Già. Il tuo bel Jonathan.>>
<<Vuoi spiegarmi che diavolo succede? Sto impazzendo, non è vero?>>
<<L'esatto contrario>>
<<Che vuol dire? Aiutami, ti prego, non capisco più niente!>>
Kate si prende la testa fra le mani e ricomincia a singhiozzare. In condizioni normali non supplicherebbe mai Will di darle una mano a comprendere, ma adesso è diverso, nulla è più come prima. Le stranezze accadute negli ultimi tempi, che fino a qualche minuto fa sembravano finalmente sparite, con la comparsa di Will nella sua stanza -per la seconda volta, tra l'altro- si sono riproposte tutte insieme, ed ora il bullo sta insinuando qualcosa che la ragazza ancora non è riuscita a capire.
Ecco perché ha bisogno che sia lui ad aiutarla. Solo per questa volta.
Solo lui conosce le risposte che cerca.

L'inganno dell'apparenzaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora