Capitolo 3

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Kate, prima di rendersene conto, esplode in un sorriso a quarantadue denti. Poi, una volta ripreso il controllo dei muscoli del proprio corpo, torna immediatamente seria; detesta il suo sorriso, perché pensa di avere la bocca troppo piccola e stretta, nonostante Lola, sua madre, le abbia sempre detto che, al contrario di quello che crede, ha due labbra stupende.

<<Ma certo>> risponde, in estasi.

<<Ti ringrazio>>.

Per la prima volta in due anni, Kate si ritrova a desiderare che la prima ora del lunedì mattina non finisca mai.

"Ti prego, non suonare, non suonare..." continua a ripetere mentalmente alla campanella, mentre Jonathan, di solito appostato dall'altra parte della classe rispetto a lei, ora le sta proprio di fianco, a leggere dal suo libro di storia. Kate non ha mai avuto quegli occhi blu così vicini ai suoi. Non ha mai provato un tale senso di felicità e appagamento per una cosa così piccola, soprattutto mentre si trovava a scuola; ora il suo inferno è un po' migliorato, grazie a Jonathan. Kate vorrebbe tanto ringraziare chiunque abbia fatto sparire il suo libro e... Will, per averla fatta arrivare ancora più in ritardo, dandole la possibilità di ritrovarsi da sola con lui e, quindi, di parlarci. Incredibile ma vero: senza volerlo, quel bulletto privo di cervello l'ha aiutata.

Alla fine dell'ora, quando la campanella suona -il momento che, di solito, Kate attende con più ansia, ma che adesso invece avrebbe volentieri aspettato in eterno-, lei e Jonathan si recano fuori dall'aula, camminando fianco a fianco verso i propri armadietti, posizionati l'uno di fronte all'altro, sui due muri opposti del corridoio nuovamente affollato.

<<Be', grazie>> dice Jonathan, facendole un leggero sorriso.

<<Figurati>>

<<Mi chiamo Jonathan, comunque>>

"Lo so..." pensa Kate, felice di parlare con lui ancora una volta. <<Kate, piacere>>

Si stringono la mano. La sua pelle a contatto con quella di Jonathan... è una combinazione magica, le dà i brividi.

<<Grazie ancora>> dice Jonathan, prima di prendere la sua roba e sparire nella folla di ragazzi e ragazze.

Il resto della mattinata scorre lento e noioso, anche se il pensiero di Kate continua a tornare inevitabilmente su Jonathan, sul loro fortuito incontro e sul fatto che finalmente ha avuto la possibilità di scambiarci due parole, nonché di averlo avuto vicino per un'ora intera, a condividere con lei lo stesso libro di storia. Quando arriva l'ultima ora, Kate si domanda se per caso farebbe meglio a recarsi a mensa per pranzare o a tornare direttamente a casa e mangiare qualcosa lì, al volo. Magari la mamma, se lei le scrivesse ora un SMS, le lascerebbe qualche avanzo... lo stomaco comincia a brontolarle insistentemente. "Lo so, lo so... un po' di pazienza", lo rimprovera mentalmente. Dopo neanche un minuto, Kate si scorda del cibo e vaga nella sua mente in cerca delle sensazioni stupende che quel ragazzo, Jonathan, con un semplice e debole sorriso è stato in grado di farle provare; si chiede se e quando mai ricapiterà l'occasione di parlarci di nuovo, magari conoscerlo meglio, uscirci perfino...

"Sogna, Kate", si dice, lanciando la matita che si stava rigirando nella mano sul banco.

Suona la campana dell'ultima ora; finalmente è ora di pranzo e Kate può decidere se tornare direttamente a casa o fermarsi alla mensa del liceo a mangiare qualcosa. Poi, all'improvviso e suo malgrado, le torna in mente lo sgradevole pensiero di Will e dell'incontro che aveva "fissato" con lei dopo scuola, alla fine delle lezioni; o meglio, che le aveva imposto.

"Accidenti", pensa, disorientata; l'incontro inaspettato con Jonathan, l'amore della sua vita, le ha fatto totalmente scordare di quell'appuntamento extra segreto e pericoloso. Un nodo, il solito a cui ormai Kate non fa più caso, le stringe lo stomaco, facendole passare l'appetito. Si chiede cosa accadrebbe se solo, per una volta, mettesse fine a questa storia dicendolo a qualcuno, denunciando i fatti alla preside, la signora Bowman, o magari anche solo parlandone con la sua famiglia, compreso Fred, che odia Will almeno quanto lei e, vista la sua stazza assai maggiore di quella del bullo, sarebbe capace di metterlo K.O. in meno di due secondi. Kate sorride fra sé e sé al pensiero di uno scontro fra Will e il suo amato fratellone; lui non frequenta più il liceo, ormai è al college, ma ha avuto modo di conoscere Will alle elementari e, in seguito, anche al liceo, nonostante Will sia più piccolo di qualche anno.

Kate sospira, facendosi coraggio.

"Devo affrontarlo", si dice, gonfiando il petto e cercando di assumere un'aria più audace del solito. "Una volta per tutte, lo affronterò, mi farò valere, a costo di prenderle di santa ragione. Se non sarà con le parole, sarà con le botte", continua ad incoraggiarsi, ferma in mezzo al corridoio ormai deserto. Posa lo sguardo sulla porta che conduce all'uscita posteriore: è lì che Will la sta aspettando.

"Quel bastardo", pensa, "è lì che attende che io esca".

Kate batte il piede a terra, arrabbiata; ogni volta che trova un po' di coraggio dentro di sé, lo perde non appena il problema le si presenta davanti.

"Sei solo una stupida codarda", si insulta duramente, senza risparmiarsi un piccolo schiaffo sul viso.

A volte, Kate pensa di odiarsi. L'ha creduto più di una volta. Ha sempre ammirato il mito di Narciso, perché lo trova particolare e originale e, in un certo senso, ci si rispecchia; solo che lei è l'esatto contrario del protagonista della storia. Lei non si ama, lei si detesta. Detesta quello che definisce il suo "carattere codardo" e la sua "mancanza di coraggio e volontà", specialmente in situazioni come quella che sta per affrontare adesso. Inoltre, ogni volta che si dà un'occhiata allo specchio, farebbe volentieri a pugni con il suo riflesso oppure romperebbe il vetro per cancellare quell'immagine, a suo parere, sgradevole.

Dà uno sguardo all'orologio che porta al polso, più per abitudine che altro: sono le due e venticinque. Le lezioni sono terminate alle due e un quarto; sono già dieci minuti che è lì ferma ad osservare la porta dell'uscita posteriore della scuola. La porta dietro la quale Will l'attende, per farle chissà cosa.

L'inganno dell'apparenzaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora