Capitolo 21

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Kate, inorridita, osserva entrambi i ragazzi, dopodiché si concentra sul nuovo arrivato, guardandolo con odio crescente.
<<Che ci fai tu qui?>>
Will fa spallucce.
<<Sai com'è, raccontavo al mio amico che ho già venduto un sacco di copie del CD>> risponde, un sorriso maligno stampato in faccia. Kate si sente male, non sa cosa dire. Se solo potesse ucciderlo adesso...
<<Ammutolita, troietta?>> chiede Will.
<<Troietta?>>
<<Be', l'hai data a Jonathan dopo quanto? Due settimane che vi conoscevate? Ed era la tua prima volta...>>
Kate abbassa lo sguardo, imbarazzata; è questo essere... troie? Lei lo è?
Will ridacchia.
<<Già, immaginavo>>
<<Vaffanculo>> dice Kate, umiliata e ferita. Non si è mai sentita così male in vita sua, neanche dopo aver subìto tutti quei maltrattamenti da parte di Laurence e gli altri.
La ragazza, ora, posa lo sguardo su Jonathan. Il suo Jonathan... che l'ha tradita. E scoppia di nuovo in lacrime.
<<E così... hai finto. Per tutto il tempo.>> gli dice fra i singhiozzi. Lui abbassa gli occhi; forse se ne vergogna.
<<Sei un codardo!>> grida poi, tra la furia e la disperazione.
Jonathan, a quella frase, punta i suoi grandi occhi blu elettrico nel nocciola dei suoi; sembra quasi ferito. Will lo guarda, accigliato, come se non capisse il suo atteggiamento nei confronti di Kate. Un secondo più tardi, però, un inaspettato sorrisetto ironico solca il viso di Jonathan, increspandogli le labbra.
<<Senti,>> dice, divertito <<perché non te ne vai e basta? Sono parecchio stanco di fingere che tutto questo non sia dannatamente divertente>>
Kate non crede alle sue orecchie; come può essere cambiato così, da un momento all'altro?
<<Questo non sei tu, Jonathan...>>
<<Evidentemente non mi conosci bene, allora. Non sono quello che vuoi, e di certo tu non sei quella che voglio io. Dio santo, ma ti sei vista? Mi sono stufato di far finta che mi importi qualcosa di te>>
Will, nel vedere gli occhi di Kate inondati di lacrime, scoppia a ridere, mentre lei scoppia a piangere; l'ironia di questo contrasto fa ridere anche Jonathan, una risata strana, quasi isterica.
Kate guarda il ragazzo dritto negli occhi, sforzandosi di far cessare i singhiozzi. Vorrebbe dirgli qualcos'altro, ma non sa neppure lei cosa; così, senza aprir bocca, fa dietrofront e si allontana dalla veranda dell'ex amore della sua vita, distrutta. Ancora a pochi metri dai ragazzi, tuttavia, Kate ode il familiare coro di risate e, voltandosi, vede che i due stanno rientrando, il braccio di Will sulle spalle di Jonathan.
Una scena che conosce talmente bene da provocarle brividi lungo tutto il corpo. Una scena nauseante, orribile; un incubo ad occhi aperti.
A casa, fra i singhiozzi che la consumano e le danno i conati, Kate ripensa all'improvviso cambiamento di Jonathan sulla soglia dell'ingresso di casa sua; perché è successo in quel modo così veloce e inaspettato? Ha davvero finto per tutte e due le settimane trascorse con lei? Kate non si capacita di ammettere che un'opzione del genere sia umanamente possibile. E Jonathan è umano; lo è eccome.
La sera stessa, Kate si rifiuta di cenare, così come la mattina seguente, dopo essersi alzata dal letto con la nausea e le occhiaie, non beve neppure mezzo caffè. Quando Fred, suo fratello maggiore, insiste per sapere cosa sia successo, la ragazza lo ignora; non ha voglia di parlare con nessuno. In questo istante, desidera soltanto morire.
Varcare quell'odioso cancello verde non è mai stato così difficile, neanche prima di conoscere Jonathan; quel ricordo, ora, le dà una forte ed indesiderata voglia di tornare indietro a quel brutto periodo che, tuttavia, era molto migliore di quello che sta passando adesso. Sa che vedrà sia Jonathan che Will, probabilmente insieme a ridere di lei; perlomeno, quando ancora non lo conosceva, il ragazzo non se la filava di striscio. Ora, invece, sa che si comporterà anche peggio di Will e Laurence messi insieme, e questa consapevolezza -che ha sempre sperato di non arrivare ad aver mai nella sua vita- le fa desiderare di sparire dalla faccia della terra o di non essere mai nata. Vorrebbe diventare invisibile. Anzi, vorrebbe proprio non provare più niente, perché tutto questo le fa troppo male, la consuma lentamente da dentro; e sa che ogni giorno sarà sempre peggio.
Attraversando il giardino a testa bassa, Kate spera vivamente che Jonathan torni ad ignorarla e basta, senza comportarsi come aveva fatto il giorno precedente insieme a Will, con quell'atteggiamento di scherno e divertita compassione nei suoi confronti. Oh, quanto desidera che anche lui sparisca nel nulla, o che cessi di guardarla e parlarle per sempre; non avrebbe mai creduto di arrivare a sperare una cosa del genere da parte sua, specialmente dopo aver speso due settimane da sogno insieme a lui.
Due settimane che, d'ora in poi, resteranno soltanto questo: un sogno. Un ricordo passato con il quale consolarsi mentre si consumerà di lacrime stesa sul suo letto, chiedendosi come diavolo farà, ogni giorno, a trovare ancora la forza di alzarsi e frequentare le lezioni scolastiche in quel liceo che rappresenta il suo inferno personale da due anni e passa.
Per colpa di Jonathan, la sua vita è diventata un incubo peggiore di quella precedente, in cui Will la maltrattava e il ragazzo la ignorava.
"Mi hai distrutto la vita" gli dice mentalmente Kate, sperando quasi che il pensiero lo raggiunga e che lui, in qualche modo, le risponda, magari chiedendole scusa; a quel punto, lei si fionderebbe fra le sue braccia, stringendosi a lui tanto da soffocare o da farlo soffocare. Preferirebbe morire sapendo che lui la ama, piuttosto che vivere sapendo che lui la odia. Anche se, di questo, non è del tutto sicura.
"Voglio morire, voglio morire" si sorprende a pensare nuovamente mentre si reca alla porta d'ingresso dell'edificio affollato. Un gruppo di ragazzi molto simili a Will e Laurence la raggiunge, sbarrandole la strada e impedendole di arrivare all'entrata.
"Oh, no" pensa, supplicandoli con lo sguardo di lasciarla in pace; un atto di bullismo, distrutta com'è per conto suo, è l'ultima cosa di cui adesso ha bisogno.
<<Ehi, strega!>> la chiama uno dei ragazzi, mentre gli altri sghignazzano e bisbigliano fra loro, alcuni indicandola, altri guardandola e basta.
Kate alza lo sguardo e, facendolo scorrere fra le persone davanti a lei, scorge qualcuno che non ha mai visto prima d'ora; un ragazzo dall'aria indifferente, con le mani in tasca e lo sguardo disorientato. È quasi come se fosse costretto a stare lì in mezzo a loro, come se non dovesse trovarsi fra quelle persone. Come se quello non fosse affatto il suo posto. Chi è? Da dove arriva? Kate è sicura che non provenga dalla sua scuola, altrimenti se ne ricorderebbe; infatti, conosce benissimo tutti gli altri.
<<Mi hai sentito?>> strilla il ragazzo di prima, le mani messe a coppa intorno alla bocca per amplificare la voce. <<Ho visto il tuo video... accidenti, che puttanella! Però a Jonathan sembra essere piaciuto, e anche a te, no?>>
Mentre tutti ridono, Kate punta nuovamente gli occhi sul ragazzo sconosciuto -l'unico rimasto serio-, il quale sembra voler a tutti i costi evitare il suo sguardo; sembra quasi... quasi dispiaciuto. Non se lo sa spiegare. In un certo qual modo, è molto simile a Jonathan come lei lo ricorda poco più di due settimane prima. Il nuovo ragazzo, tuttavia, al contrario di lui, ha i capelli neri come la pece che gli ricadono sugli occhi, disordinati e spettinati, il viso angelico e gli occhi grandi e trasparenti. Trasparenti. Così trasparenti...
Kate gli chiede aiuto con gli occhi un'ultima volta prima di distogliere lo sguardo definitivamente e andarsene, decisa a lasciare la scuola, la città, tutto quanto; decisa a non tornare mai più.

L'inganno dell'apparenzaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora