Capitolo 20

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Uno squillo, due squilli, tre squilli...
<<Avanti, Jonathan, rispondi>> supplica Kate, facendo nervosamente avanti e indietro per la propria stanza.
<<Rispondi>>
<<Sono Jonathan>> risponde la voce del ragazzo. Kate si accende di speranza.
<<Jonathan! Ma dove eri...>>
La voce, tuttavia, continua senza prestare attenzione a ciò che dice lei.
<<In questo momento non posso rispondere. Se lasciate un messaggio, vi richiamerò. Aspettate il beep>>
E dopo segue il suono acuto del beep. Kate impreca sottovoce, dopodiché decide di lasciare un messaggio.
<<Jonathan, sono Kate. È successo un casino, ho assolutamente bisogno di parlarti. Dove sei finito? Chiamami>>
Poi riattacca, abbattuta e senza speranze; è una tortura rimanere nel dubbio, senza sentire Jonathan per ore. Come farà ad aspettare la sua chiamata? Chissà quanto ci metterà. Chissà se la chiamerà...
Dopo ore intere passate ad attendere, Kate si getta nello sconforto; affonda la testa nel cuscino e piange, chiedendosi se Jonathan la stia evitando apposta, chiedendosi se la odi...
"Se mi lascia mi ammazzo" pensa Kate, disperata. "Se mi lascia mi faccio fuori. Lo giuro".
La mattina seguente, Kate non sa se vuole alzarsi o meno; da un lato desidera andare a scuola per vedere se Jonathan è tornato, ma dall'altro vorrebbe scomparire per sempre, perché se dovesse scoprire che lui ha organizzato quell'umiliazione cesserebbe di vivere.
"Non può averlo fatto..." si dice, non del tutto convinta. Riflettendo a lungo, alla fine decide di doverci andare per forza; se lui effettivamente tornasse, avrebbero modo di parlarne, di chiarire, e tutto forse potrebbe tornare com'era prima. Se va, ci potrà essere una speranza che il suo sogno continui così com'era iniziato. E che non si concluda mai. È questo ciò che vuole, nient'altro. Passare la sua vita con Jonathan, perché sa che sono fatti per stare insieme. Sono nati per amarsi, per proteggersi a vicenda, per fondersi e diventare una sola cosa, proprio come quella sera, la sera della loro prima volta... quella raffigurata nel video che Will ha mostrato a un quarto del liceo, forse d'accordo con lo stesso Jonathan.
"No." pensa Kate, rifiutandosi di accettare un'opzione simile. Lei sa che lui la ama, proprio come lei ama lui. Non se lo sono mai detto, ma sa che è così per entrambi, ne è sicura.
I corridoi della scuola sono deserti; dalle aule ormai chiuse, si odono le voci degli insegnanti che spiegano la loro lezione. Kate è in ritardo, e un potente senso di angoscia la schiaccia, dandole la sensazione di non respirare. Quanto ancora dovrà andare avanti quest'agonia? Proprio quando le cose avevano iniziato ad andare per il verso giusto, Will ha dovuto rovinare tutto. L'odio che invade Kate è quasi incontrollabile, così come l'ansia al solo pensiero di Jonathan. Jonathan... il suo chiodo fisso da sempre.
Il ragazzo, tuttavia, neanche oggi è presente a scuola, e Kate è tentata di andare a chiedere a Will se per caso sa dove si trovi e perché abbia smesso di venire da un giorno all'altro, apparentemente senza alcun motivo. Vorrebbe sapere anche perché non si riesce a rintracciare da nessuna parte, dato che non risponde al telefono.
"Andrò a trovarlo" decide Kate, pranzando nella mensa della scuola. Sempre se quello si possa considerare mangiare... ha lo stomaco e la gola chiusi, ogni boccone sembra soffocarla.
Senza Jonathan, Kate ha finito di vivere; ecco perché deve assolutamente trovarlo e stringerlo a sé. Per un attimo, pensa che anche se Jonathan avesse organizzato quello scherzo crudele insieme a Will lei lo perdonerebbe, pur di riaverlo con sé.
"È una follia" si dice, scuotendo la testa e appoggiandola sul duro tavolo, le lacrime che minacciano di esploderle dagli occhi lucidi.
Incapace di finire anche solo metà sandwich, Kate beve un ultimo sorso di succo d'arancia e abbandona la mensa. Ha le gambe deboli, molli, come se avesse l'influenza; ecco cos'è in grado di provocarle Jonathan.
Durante il tragitto verso la casa del ragazzo, Kate si domanda a che punto sia la polizia con le indagini, e soprattutto... se stia indagando. Se mai farà qualcosa per incastrare finalmente quel pervertito di Will. Quel mostro.
Una volta giunta alla porta d'ingresso, il cuore che batte a mille, la ragazza picchia sul legno più forte di quanto avrebbe voluto; dopodiché resta in attesa.
Un paio di secondi, e una serie di passi si avvicinano alla porta dall'interno. Kate ansima, il battito cardiaco che aumenta sempre di più, la testa che comincia a girare, le gambe come gelatina; se Jonathan apre, lei sverrà. Se non apre, sverrà comunque.
Ed è proprio lui ad apparire sulla soglia non appena la porta si spalanca. Kate è visibilmente presa da un forte attacco d'ansia, ma cerca lo stesso di nasconderlo; ha bisogno di affrontarlo, chiarire e riaverlo accanto un'altra volta. Ha bisogno di lui. Jonathan, d'altro canto, ha uno sguardo strano, diverso dal solito.
<<Jonathan...>> mormora Kate, così felice di vederlo e, allo stesso tempo, così spaventata. Jonathan la guarda negli occhi, un misto fra il ferito e un qualcos'altro di incomprensibile.
<<Dì qualcosa>> lo supplica, senza osare toccarlo; sente che, se lo facesse, il ragazzo potrebbe sbatterle la porta in faccia, o scoppiare a piangere, oppure... oppure urlarle contro.
<<Vattene>> dice Jonathan all'improvviso.
<<Cosa?>>
<<Vattene via>>
<<Cosa? No! Perché?>>
Le lacrime invadono spietate gli occhi della ragazza, nonostante lei tenti di ricacciarle indietro per non scoppiare a piangere davanti a Jonathan.
<<Devi andartene e basta. Fallo>>
<<No. Non me ne andrò finché non avremo parlato>> si impunta Kate, determinata a mettere fine a questa storia. Non importa come, ma deve riuscirci.
<<Ti ho detto di andartene>>
<<E io ti ho detto che non ho intenzione di farlo>>
<<Kate...>> avverte lui, nella voce una sorta di minaccia.
<<Per favore... parliamone>>
<<No>>
<<Perché no? Vuoi andare avanti ad ignorarmi per quanto ancora? Non hai idea di quanto mi faccia male, Jonathan, non ce l'hai.>>
<<Mi dispiace, ma non posso farci niente. Ora torna a casa>>
Ormai noncurante del proprio contegno, Kate scoppia a piangere davanti al ragazzo, il quale sembra trasalire per un attimo, ma solo per un attimo, dopodiché distoglie lo sguardo con indifferenza. Pare quasi... infastidito.
<<Jonathan...>> insiste Kate <<...prima o poi dovrai tornare a scuola. Non puoi ignorarmi anche mentre mi hai davanti ogni giorno>>
<<Di nuovo, Kate: va' a casa>>
<<No! Smettila di ripetermelo>>
<<Allora chiudo direttamente la porta>>
Quella frase ferisce profondamente Kate, provocandole una fitta di dolore al cuore, all'anima, a tutto.
<<Non farlo...>>
<<Allora vai via>>
<<Dimmi solo perché>>
<<No, vai e basta. Dammi retta, per una volta>>
<<Accidenti a te!>> grida Kate, in preda ad un'improvvisa e incontrollata isteria. Jonathan spalanca gli occhi, poi si ricompone; adesso sembra arrabbiato.
<<Non mangio per colpa tua, lo sai? Non mangio e non dormo, non vivo più! È questo che vuoi? Vuoi vedermi così? Perché se è quello che vuoi sei uno stronzo senza cuore, proprio come Will! Non sei migliore di lui!>>
Jonathan rimane taciturno, lo sguardo vuoto. Un attimo più tardi, mentre Kate ancora ansima e singhiozza, un secondo ragazzo raggiunge Jonathan, e lei quasi sviene.

L'inganno dell'apparenzaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora