Min Yoongi gli si fece incontro con aria lievemente seccata e gli indicò la poltrona di fronte alla sua "Sappiamo entrambi che non avete nulla da temere per quanto riguarda la vostra sicurezza. E gradirei condurre questa conversazione nel modo più civile. Sedete, prego." gli intimò in un tono imperioso e distaccato.
Jimin sentiva la testa girare, stordito dal profumo leggermente agrumato del Duca che permeava la stanza e ora percepiva più intenso nonostante la dose notevole di soppressori olfattivi assunti, così come dalla sua presenza che, come al solito, lo mandava in confusione. Inoltre l'eccessiva vicinanza dell'uomo lo faceva sentire a disagio, così si diresse a testa alta verso la poltrona e si sedette con quanta più dignità gli fu possibile racimolare cercando di non mostrare il tremore che gli scuoteva leggermente le mani.
"Come desiderate. Ma gradirei fare in fretta, Vostra Grazia." naturalmente era infastidito dal tono maledettamente autoritario dell'Alpha, ma gli conveniva fare buon viso a cattivo gioco fin quando non avesse capito cosa voleva da lui e che cosa sapeva di preciso.
Lord Min gli sedette di fronte e lo osservò minuziosamente e con esasperante lentezza per quella che gli parve un'eternità, gli occhi socchiusi, i gomiti posati sui braccioli della poltrona e le mani dalle lunghe dita forti e affusolate intrecciate davanti al viso, all'altezza delle labbra ben disegnate tese in una linea dritta.
Yoongi osservava pensieroso il ragazzo. Era evidente la sua tensione e la paura in fondo agli occhi castani, tuttavia manteneva un atteggiamento fermo e deciso, il mento sollevato e le labbra serrate. Jimin iniziò a sentire il cuore battere sempre più forte e dopo poco non fu più in grado di resistere "Lord Min non capisco cosa pensiate di sapere ma sono qui per chiarire, quindi gradirei che mi diceste a cosa vi stavate riferendo poco fa."
"Sapete bene di cosa parlavo Mr. Park, o non sareste nemmeno qui. Parlavo del vostro... come definirlo? Piccolo hobby? Impiego temporaneo? Vizietto segreto? Fermatemi, vi prego, quando pensate che io abbia ben interpretato il motivo della vostra presenza presso la sala da gioco di Madame LeBlanche." rispose in tono ironico e tagliente.
Jimin si sentì venir meno, il sangue che gli defluiva dal viso e le mani improvvisamente fredde. Doveva negare, era la sua unica possibilità.
"N-non so di cosa stiate parlando, Vostra Grazia e onestamente credo mi stiate accusando di qualcosa di scandaloso, pertanto considero conclusa questa conversazione. Vogliate scusarmi." affermò con voce lievemente tremante. Cercò di alzarsi e lasciare frettolosamente la stanza ma non riuscì a fare nemmeno un passo in direzione della porta che il Duca era già in piedi di fronte a lui, ostruendogli il passaggio e sovrastandolo con la sua aura dominante, che per la prima volta percepì intensamente. Stava volontariamente facendogli percepire la sua volontà di Alpha, pur non tentando di soverchiarlo con essa. Tuttavia Jimin sentì la gola improvvisamente secca, gli era decisamente troppo vicino!
"Vi sbagliate, cara Miss Rosé, la nostra conversazione è appena cominciata."
Il minore boccheggiò per qualche secondo.
"C-come...? -respirò a fondo e cercò di parlare nuovamente- Come mi avete chiamato?" la voce gli uscì comunque strozzata.
"Avete capito bene. So che vi travestite in modo a dir poco inadatto alla vostra posizione e rango, e vi recate quasi tutte le sere alla casa da gioco da ben due mesi. So che vi fate chiamare Miss Rosé e so che state cercando di attirare l'attenzione di Lord Choi. Quel che ancora non so è perché lo facciate. E voi ora me lo direte." La voce adesso era molto più bassa e pareva quasi arrabbiato, ma questo non aveva senso pensò sconcertato Jimin, nemmeno se avesse ottenuto una confessione avrebbe avuto motivo di essere arrabbiato. Non aveva diritti di alcun genere su di lui.
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The song of the Nightingale - Il canto dell'usignolo
FanfictionOMEGAVERSE YOONMIN * Park Jimin nasconde un segreto che rischia di rovinare la sua reputazione, il buon nome della sua famiglia e di trascinare a fondo coloro i quali gli stanno affianco. Ma non è disposto a rinunciare a quel che mette in pericolo...