Capitolo 9

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Una volta a tu per tu Lord Min lo fissò per un lungo momento, lo sguardo duro come l'acciaio, poi si alzò e gli sedette di fianco "Mr. Park ho parlato della proposta di matrimonio a mia zia. -iniziò con tono indifferente, squadrandolo con i suoi freddi occhi neri- Lady Hee gradirebbe, visto che non avete una madre che possa aiutarvi in questo compito, occuparsi insieme a voi del corredo nuziale. A meno che non desideriate fare altrimenti, naturalmente."

Jimin si sentiva stranamente sulle spine, c'era qualcosa di strano nell'atteggiamento del Duca. Lo aveva visto indifferente, divertito e perfino adirato, ma mai così freddo e distaccato con lui. Come se non gli importasse di quel che avrebbe potuto dire o fare, come se facesse solo quel che doveva e che ci si aspettava da lui. Deglutì nervosamente, ma il groppo in gola non scese.

"Io... io, non ci ho ancora pensato, ma in effetti mi piacerebbe che Lady Molan mi aiutasse. Ho solo una parte del corredo in effetti. Vedete, non contavo di sposarmi, così... io... Oh, beh, insomma non l'ho mai finito. Ed inoltre, in effetti, mia madre non c'era ad aiutarmi, quindi..." Oh Dea, stava iniziando a straparlare.

Si morse il labbro inferiore sempre più nervoso e si interruppe bruscamente. L'Alpha continuava a fissarlo con distacco, come se avesse davanti un oggetto e peraltro davvero poco interessante.

Non si era mai sentito così intimidito da lui, nemmeno la prima volta che lo aveva avuto in piedi davanti a sé in tutta la sua fiera imponenza. In quel momento gli stava seduto a fianco, ma mai gli era sembrato tanto distante.

Aveva forse già gettato la maschera? Magari, come aveva temuto Jimin, tutta la passione che aveva dimostrato al ricevimento e il giorno prima in salotto erano stati solo una farsa. Forse il suo matrimonio sarebbe stato così: senza calore né gentilezza.

Sentì che stava per piangere.

Accidenti non glielo avrebbe permesso! No, non gli avrebbe permesso di renderlo vulnerabile o di vederlo piangere come uno sciocco ragazzino. Si alzò di scatto e si diresse alla grande vetrata alle sue spalle. Si strinse le braccia intorno al corpo , la schiena rigida ed eretta.

"È molto gentile da parte della Marchesa. Ringraziatela da parte mia, se non vi spiace, e ditele che ne sarei lieto, quando avrà tempo da dedicarmi per quest'incombenza."

Yoongi osservò Jimin, cercando di mantenere il distacco che si era imposto. Doveva prima di tutto avere informazioni da Mr. Proctor su di lui e su Choi. Quella notte, una volta passata la rabbia, aveva capito che la cosa più saggia da fare era usare il solito metodo che applicava anche agli affari e in qualunque ambito della sua vita: prima raccogliere quante più informazioni possibili, poi colpire l'avversario dove meno se lo aspetta. E lo stesso avrebbe fatto col suo futuro marito. Avrebbe scoperto i suoi punti deboli e poi l'avrebbe costretto a rivelargli tutto ciò che voleva sapere. A quel punto avrebbe deciso come fare ad aiutarlo per risolvere una questione che per lui doveva essere di vitale importanza, evidentemente.

Però essere così distaccato gli riusciva stranamente molto difficile con Jimin.

Aveva intravisto il lampo di dolore e rabbia che gli aveva attraversato lo sguardo e negli occhi castano chiaro brillare una lacrima, prima che riuscisse a nascondergliela andando alla finestra. E ora se ne stava lì con le spalle irrigidite, abbracciandosi il corpo come se avesse freddo e lui avrebbe solo voluto alzarsi e stringerlo a sé. Consolarlo e baciarlo ancora e ancora fino a quando non si fosse rasserenato e lo avesse implorato per averne di più.

Al diavolo!

Altro che consolarlo e baciarlo! Avrebbe dovuto strozzarlo. La notte prima aveva passato alcune delle ore peggiori della sua vita, in preda alla preoccupazione per lui.

The song of the Nightingale - Il canto dell'usignoloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora