2; Poker face ⑱+

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Saki's pov

[...]

«Ci vogliono dai trenta ai novanta secondi per morire soffocati. Diciamo che hai un minuto e mezzo scarso per dirmi chi cazzo sei.» La sua voce roca vibrò dentro il mio orecchio in maniera quasi sensuale.
Dio... Questo qua vuole ammazzarmi o farmi bagnare il perizoma?

Comunque... Nanami non mi avrebbe mai accolta in questa maniera.
Questo conferma il fatto che questo tizio non è lui.
E visto che non è l'uomo che cerco... Per me può anche morire.

Buttai un veloce sguardo dietro di me e notai come alle sue spalle c'era una finestra, poi mi guardai di fronte e calcolai un metro scarso tra i miei piedi e la parete davanti a me.

Okay, posso uscire da questa scomoda posizione.
Mi buttai qualche ultima occhiata attorno.
E anche facilmente.

Sta' a vedere, razza di idiota.

Così non persi ulteriore tempo e spinsi con la schiena sul suo petto, feci leva lì sopra per darmi la forza per balzare e poi portai i piedi sulla parete di fronte a me. Quindi molleggiai le ginocchia e le tesi di scatto, simulando la forte spinta di un salto e costringendo in quel modo l'uomo a indietreggiare di colpo, finendo per rompere con le spalle il vetro della finestra.
Boom!
E cademmo entrambi giù dal davanzale, di schiena e atterrando fra le foglie secche del giardino.

Quel ruzzolare gli fece perdere la stretta dalle mie braccia, e così io potei sollevarmi da terra senza più alcun vincolo, però riscontrando comunque delle difficoltà: i vetri sparsi per terra facevano pattinare i miei anfibi, e proprio per colpa di ciò riuscii a malapena a fare due passi prima che la sua mano mi stringesse una caviglia, tirandola verso di sé e facendomi così cadere di faccia a terra.

Porca troia-...

Sentii delle scaglie di vetro infilarsi nei miei palmi e la forma del revolver premermi sul fianco, causandomi un forte dolore che tentai di sopprimere grugnendo e stringendo i denti.

Nel frattempo l'uomo aveva gattonato fino a sopra di me e mi aveva afferrata per i capelli, sollevandomi poi il capo per sbattermelo con forza sul terreno.

Solo dopo essermi presa un secondo per soffiare via la terra che mi era entrata in bocca riuscii a catturare l'energia necessaria per ribaltare la situazione, ruotando sul fianco in modo da girarmi a pancia in su, afferrando le guance dell'uomo, tirandogli il capo verso il mio e infine dandogli una forte testata sul naso.

Il suo caldo sangue mi schizzò sul volto e un sottile lamento fuoriuscì dalle sue labbra.

Cristo, che schifo.

Così approfittai di quel momento di confusione per premere sulle sue spalle e per catapultarlo sotto di me, finendo per farci rotolare fra le erbacce e facendo così sollevare un grosso polverone di terra rossa che fece tossire entrambi.
Poi mi sedetti su di lui a cavalcioni, premetti con le ginocchia sui suoi polsi per bloccargli le braccia, e finalmente riuscii a portarmi la mano sotto la felpa per impugnare il mio caro revolver. Quindi con un gesto fulmineo lo puntai sulla tempia dell'uomo che si immobilizzò immediatamente, capendo di aver perso.

Game over.

«Muori.» Sibilai mentre mi ripulivo dal suo sangue strofinandomi sulla guancia il dorso della mano che avevo libera.

Nel buio non potevo definire bene la sua figura, ma durante quella breve lotta avevo potuto constatare quanto quel tale fosse alto e piazzato, che avesse i capelli decisamente lunghi e che, a giudicare dalla voce, non poteva avere più di una ventina d'anni.

SOMETHING TO LOSE - cyberpunk; Suguru GetoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora