10; Umanità

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24 maggio; 00:40.

Saki's pov

Erano passati tre giorni da quando avevo baciato Geto, tre giorni da quando non avevo più sfiorato la sua pelle.

Dopo quel giorno tra noi non era cambiato moltissimo, anzi, le cose erano rimaste identiche: parlavamo amichevolmente, fumavamo qualche sigaretta assieme prima di andare a dormire, pranzavamo allo stesso tavolo scambiandoci battute.
Nessuno di noi due aveva mai riparlato di quel bacio, tantomeno ci eravamo avvicinati di nuovo al punto di toccarci; ma non perché non l'avessimo voluto, ma solo perché in quel periodo la pressione dell'operazione "Sukuna" aveva iniziato a farsi sentire, distraendoci da qualsiasi cosa non la riguardasse.

Dal giorno ventidue in poi, tutti noi colleghi ci eravamo isolati un po', focalizzandoci solo sull'allenamento per rispolverare i nostri punti di forza.
Le Zen'in si facevano beccare poco e niente, stando sempre incollate a Nanami; per non parlare di Fushiguro Junior e di Gojo, perennemente chiusi nelle loro camere a darsi da fare con qualche marchingegno elettronico. Choso, invece, passava intere ore steso per terra in posizione di tiro, perché diceva di doversi preparare a tenere quella posa per diverso tempo; mentre Mei si allenava spesso assieme a Fushiguro, sparendo nel terreno dietro la villetta e lasciandoci sentire solo urla e rumori di coltellacci sbattere.

Le conversazioni erano diminuite, eravamo diventati stranamente più silenziosi e meditativi.
Insomma, ognuno di noi era concentrato solo su se stesso.

Però, quella sera, tutti eravamo tornati nelle nostre solite vibrazioni, decidendo di riunirci attorno al fuoco per passare assieme un ultimo momento collettivo prima dell'assalto al carcere.

Era notte tarda, il cielo era di un nero pesto e solo qualche stella bianca lo illuminava, il vento freddo scuoteva i rami secchi degli alberi e faceva scricchiolare le assi di legno della recinzione e delle abitazioni fantasma che ci circondavano.

«Eccola! Vieni, Ishikawa!» Mi incitò Mei non appena mi vide arrivare verso di loro con in mano un paio di birre ghiacciate ancora chiuse.

«Sono qui, sono qui...» Ridacchiai, raggiungendo i ragazzi in mezzo alle sterpaglie secche.

Avevano posizionato dei ceppi attorno al fuoco e ci si erano seduti sopra, circondati da casse di bevande e da infinite scatole di snack.

Quindi mi sedetti accanto a Geto, dopo avergli sfiorato dolcemente la spalla per fargli cenno di spostarsi verso destra così da farmi posto.
Ogni scusa è decisamente buona per toccarlo, va'.
Poi gli passai una delle due birre ghiacciate e aprii la mia coi molari, sputando via il tappo nella terra rossa.

Fushiguro si mise a ridere, già pronto a provocarmi con le sue solite battute.
«Solo a Geto la porti? E a noi? Niente?»

Io gli feci una linguaccia in risposta e scolai il primo sorso dal collo della mia bottiglia.
Anche Geto iniziò a tracannare la sua.

«Ma poi... Che cos'è questa postazione?» Chiesi io, guardando a turno tutti i ragazzi accerchiati e forse anche appena brilli.
«Mi sembra una specie di circolo di riabilitazione... Tipo gli Alcolisti Anonimi, che ne so...»
Feci ridere tutti quanti.

In realtà, per quanto quella visuale fosse divertente, era anche parecchio bella: c'era odore di confidenza, di casa e forse anche di famiglia.

SOMETHING TO LOSE - cyberpunk; Suguru GetoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora