19; Shibuya - schegge

267 21 8
                                    

22:10.

Saki's pov

«Ti piace qui?» Gli domandai mentre stringevo al petto un paio di scatole di sushi che avevamo ordinato e ritirato prima di giungere in quel posto.

Geto si perse osservando l'orizzonte di Shibuya.
«A-ah... È davvero bello.»

Lo avevo condotto fino al tetto dell'ultimo piano di un condominio, usando le scale antincendio che ci ruotavano attorno.
Da lì sopra si poteva vedere tutta Shibuya, con una visuale tanto alta da tenerci allo stesso livello di uno dei grattacieli più imponenti del quartiere. Così tutte le strutture si erano come rimpicciolite, le persone si vedevano a malapena e le luci dei palazzi e delle insegne sembravano solo dei piccoli puntini che brillavano nel buio di quella tarda sera di maggio.

Non faceva freddo, ma lì in cima la temperatura era più bassa e il vento appena più cattivo.
Pensai che probabilmente sarebbe stata l'ultima giornata del genere prima dell'arrivo delle temperature miti di giugno.

«"Bello"? Soltanto? Nah! È pazzesco, te lo dico io!» Corressi Geto e lo pizzicai per un lembo della manica, trascinandolo verso il confine del parapetto.
«Io lo amo questo posto. Mi fa vedere la città così piccola sotto di me... E io allora mi sento inevitabilmente gigante.» Continuai sorridendo.
Poi mi sedetti sull'orlo con le gambe a penzoloni.

«Tu che faresti se avessi per davvero la città così piccola sotto i tuoi piedi?» Mi chiese lui, facendo lo stesso che avevo fatto io per affiancarsi a me.

«Calpesterei tutti. Sì, sì... Lo farei eccome... Tranne te, ovviamente.» Risi.

Poi lui mi indicò le scatole di sushi.
«Mangiamo?»

«A-ah...»
Ne aprii una, poggiandomela sulle cosce per poi prendere dalla prima fila un hosomaki con dentro del salmone di un perfetto color arancione. Allora lo allungai verso la bocca di Geto.

Lui però si scansò appena e mi lanciò uno sguardo seccato.
«Ehi... Guarda che ce le ho le mani...»

«Zitto, ho voglia di imboccarti.» Risi, portando ancora più in avanti quell'hosomaki per cercare di farlo giungere comunque alla sua bocca.

Geto mugolò un qualche infantile lamento e cercò di respingere la mia mano con la sua.
«Smettila, avanti... Non sono mica un bambino!»

Io scoppiai a ridere, tirandogli uno schiaffo giocoso con la mano che avevo libera sulla sua che cercava ancora di respingere quel boccone.
«Togli queste mani, dai!»
E poi lo guardai con fare intrigante, strizzandogli pure l'occhio.
«Oppure dovrò legartele...»

Ma lui non colse affatto la parte sporca nascosta nella mia frase.
«Perché ammicchi?» Mi chiese con aria interrogativa.

«Perché c'era del perverso sotto...» Risi ancora, infilandomi poi l'hosomaki in bocca, essendomi ormai arresa al convincere Geto a farsi imboccare.
Lo gustai appieno e poi deglutii.
«Sei così ingenuo, Guru.»

Lui buttò via lo sguardo, un po' imbarazzato dal fatto di avermi dato quell'impressione.
«Oh...»
Poi si mangiucchiò l'interno della guancia e tornò a guardarmi in maniera incerta.
«Quindi ti piacerebbe legarmi le mani?»

Io deglutii il secondo hosomaki e ridacchiai.
«Avrebbe il suo perché, diciamo.»

Allora Geto rimase un secondo zitto, respirò piano e poi, dopo che un forte colpo di vento gli ebbe abbassato il cappuccio, prese il coraggio di chiedermi timidamente:
«Che... Uhm... Che cosa mi faresti se potessi legarmele?»

Lì per poco non mi strozzai per le risate con il terzo hosomaki, colpita dal fatto che lui, così riservato e schivo su certi argomenti, mi avesse posto una domanda del genere. Però ciò allo stesso tempo mi piacque, perché era la prova del fatto che fosse curioso di frugare nelle mie perversioni, curioso di immaginarsi nelle mie fantasie e di voler conoscere il modo in cui lo manipolavo nei miei sogni erotici.

SOMETHING TO LOSE - cyberpunk; Suguru GetoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora