9 - II; Il cuore

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Saki's pov

[...]

«Dove?»
Scattai ritta sulla schiena, elettrizzata al solo pensiero di avergli finalmente fatto prendere un'iniziativa.

«Su una pista abbandonata. Passeremo dal quartiere di Koto, attraverseremo il fiume Arakawa e arriveremo fino alla baia. Se gli alberi non sono cresciuti troppo, da lì si può vedere anche l'oceano.»
Si inserì in una corsia sulla sinistra.
«Ci andavo sempre quando ero più piccolo, prima ancora di patentarmi.»

«Che bello...» Sorrisi.
«Andiamoci, Geto... Andiamoci.»

Bastarono un semplice paio di minuti e io e lui arrivammo al centro di un grande spiazzo asfaltato che si prospettava in lungo, recintato da file di alberi appassiti e, forse, anche bruciati da qualche incendio passato. Per terra si potevano vedere in maniera del tutto evidente le tracce dei copertoni di diverse macchine: si estendevano in coppie da due in diverse direzioni e in alcuni punti si interrompevano con grandi chiazze di olio di motore.

Quando spostai lo sguardo su Geto, i suoi occhi parlavano in maniera chiara: potevo leggerci tutti i ricordi che gli stavano attraversando la mente, come se stesse rivedendo un vecchio filmato d'infanzia o una qualche foto ricordo.

«È carino qui.» Mormorai brevemente prima che lui potesse dire qualsiasi altra cosa.

«No, questo posto fa schifo. Ci venivo solo perché era l'unico vicino alla città per poter correre sopra i duecento chilometri orari.»
Si sciolse nervosamente lo chignon.

«Però si vede che ci sei legato emotivamente... Scommetto che venivi qui con i tuoi amici.»

«No. Non ho mai avuto amici.»
Ohw.

Dopo quella frase un pesante silenzio piombò tra di noi, perché io avevo toccato un tasto delicato e perché lui non sembrava voler approfondire quell'argomento.

Cercai quindi di salvare la conversazione.
«Vabbè... Ma quindi si parte?»

Allora Geto scosse il capo per cacciare qualche strano pensiero che stava percorrendo la sua labirintica mente e accennò un piccolo sorriso.
«Quest'auto arriva a cento chilometri orari in soli cinque secondi dalla prima pressione dell'acceleratore.»
Allora rallentò talmente tanto da reinserire la prima e, solo quando l'auto camminò tra i cinque e i dieci chilometri orari, lui premette a fondo l'acceleratore.
«Guarda qui...»

E immediatamente l'auto partì dritta sulla pista, schiacciandomi contro il sedile e costringendomi a far aderire la mia schiena alla spalliera.
Nel frattempo il rumore del motore cresceva sempre di più, in maniera direttamente proporzionale ai numeri sul contachilometri.

Poi, passati precisamente cinque secondi, Geto sorrise e mi indicò il monitor dietro lo sterzo, facendomi notare il numero cento scritto sopra.
«Visto?»
Era entusiasta e ancora non aveva allentato la pressione sul primo pedale a destra, infatti il contachilometri continuò a salire.

Centoventi...
Centoquaranta...
Centosessanta...
Centottanta...
Duecento...

Sfiorati anche i duecentodieci chilometri orari, Geto ruppe il nostro procedere in rettilineo e girò completamente lo sterzo verso destra, facendo slittare l'auto su un fianco e riempiendo l'aria di un forte odore di gomma bruciata creato dallo sgommare dei copertoni sull'asfalto.
Poi, dopo quella sterzata, lui non raddrizzò ancora le ruote: continuò a girare su se stesso, tracciando per terra un perfetto cerchio.

Quella sua manovra mi accese un'enorme vampata di adrenalina nel petto.
«Fai un otto!» Lo incitai.

Lui sembrava contentissimo del fatto che mi stessi facendo coinvolgere, così mi accontentò immediatamente: sterzò dalla parte opposta e sgommò per la seconda volta, disegnando per terra e ripassando più volte la forma del numero otto.

SOMETHING TO LOSE - cyberpunk; Suguru GetoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora