Continuazione

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ERMINA:

Eccomi a casa, un'altra giornata buttata senza trovare lavoro. Domani sarà venerdì, il che significa che è già passata una settimana da quando sono stata licenziata. Mi sembra quasi surreale che sia successo solo sette giorni fa; ogni giorno che passa sembra una vita intera.Entro in cucina e, mentre il mio stomaco brontola, apro gli armadietti in cerca di qualcosa da mangiare. Alla fine, trovo una confezione di biscotti, l'unica cosa decente che ho. Li prendo, mi siedo al tavolo e comincio a mangiarli uno dopo l'altro, senza nemmeno accorgermi del sapore. La fame è troppa e la testa è troppo piena di pensieri. L'ennesima porta chiusa in faccia oggi, eppure mi sento come se dovessi andare avanti, ma non so da dove ripartire.Mentre mastico i biscotti, il silenzio della mia cucina sembra rimbombare, l'unica cosa che si sente è il rumore dei miei denti che frantumano quel poco che c'è da mangiare. Potrei mettermi a cercare un altro lavoro, ma l'idea di vagare di nuovo tra i bar di New York mi deprime. Eppure, non ho scelta. Non posso permettermi di restare a casa a fare nulla, non quando il proprietario del mio appartamento è sul punto di sbattermi fuori. Mi alzo dalla sedia, guardo fuori dalla finestra. Le luci della città che non dorme mai brillano, ma io mi sento lontana anni luce da quel mondo che sembra così vivace e pieno di possibilità. Dovrei forse mettermi a cercare qualcosa di diverso? Un lavoro che non ho mai fatto? Ma chi voglio prendere in giro? Non sono fatta per quegli ambienti freddi e formali, come l'ufficio di quel dannato Blake Lockwood. Ripenso a lui e a come mi ha trattata. Come può una persona essere così altezzosa e sprezzante? Eppure, non riesco a togliermi dalla testa quel senso di ingiustizia.«Ma chi mi credo di essere?», dico a me stessa, mentre appoggio la fronte contro il vetro della finestra. Le luci di New York mi guardano, indifferenti. Forse è ora di accettare che non ci sarà una svolta facile e che devo rimboccarmi le maniche sul serio.

Finisco i biscotti e mi trascino verso il divano. "Un'altra giornata sprecata", penso, mentre mi lascio cadere sul cuscino. Mi sento svuotata, ma domani sarà un nuovo giorno, o almeno così dicono. 


Sono le 16 del pomeriggio, e mi trovo ancora seduta sul divano, cercando di passare il tempo. La mia mente continua a vagare tra i pensieri della giornata e le preoccupazioni per il futuro, quando improvvisamente il silenzio è interrotto dal suono del telefono. Sento il cuore accelerare per un attimo, chissà perché ogni volta che il telefono squilla, mi viene da pensare che sia una cattiva notizia. Resto un attimo in bilico, poi prendo il cellulare e rispondo: «Pronto?»Una voce calma e professionale dall'altra parte risponde: «Buongiorno, Signora Simens. La chiamo dall'azienda BeReal. Il signor Lockwood ha deciso di offrirle il posto da barista e la invita a presentarsi domani mattina alle 9 per firmare il contratto.»Resto qualche secondo in silenzio, incapace di capire se ho sentito bene. Mi ha davvero chiamata per dirmi che il signor Lockwood ha cambiato idea? Quel bastardo arrogante ha davvero deciso di farmi un'offerta? Sono completamente spiazzata. «Oh... sì, certo, ci sarò. Grazie mille!» rispondo rapidamente, cercando di non mostrare troppo entusiasmo alla persona dall'altra parte del telefono. Quando la chiamata si chiude e sento il silenzio riempire di nuovo la stanza, mi sembra di essere stata colpita da una raffica di emozioni. Non ci posso credere! Hanno scelto me, finalmente!Mi alzo dal divano e comincio a camminare avanti e indietro per la stanza, il cuore che batte forte. "Ma perché ha cambiato idea? Forse non hanno trovato nessun altro?" Il pensiero mi sfiora per un attimo, ma lo scaccio subito. Non mi importa davvero. Alla fine, quello che conta è che ho ottenuto il lavoro! La felicità che provo è pura e semplice. Finalmente, dopo una settimana di sconforto, posso sentirmi sollevata. Cerco di razionalizzare la cosa: domani vedrò di nuovo Blake Lockwood, quell'uomo odioso che mi ha umiliata. Devo essere forte, professionale. Non posso farmi vedere come una ragazzina impaurita, devo contenere ogni reazione e mostrare rispetto, anche se l'ultima cosa che vorrei fare è trattarlo con cortesia."Chissà cosa mi aspetta domani." Mi ritrovo a pensare mentre guardo il riflesso della mia immagine nel vetro della finestra. "Ma non importa. Finalmente un lavoro! Finalmente un'opportunità!" Il mio sorriso si allarga involontariamente, la gioia è troppo grande da contenere.La sera inizia a calare e il mio corpo, che fino a quel momento era in uno stato di agitazione, comincia a rilassarsi. Prendo un respiro profondo e mi avvio verso il bagno. Una doccia calda è proprio quello che mi ci vuole per calmare i nervi. L'acqua scorre sulla mia pelle e sento i muscoli sciogliersi poco a poco. Mentre sono lì sotto, penso alla giornata di domani, a cosa mi metterò, a come mi comporterò.Una volta finita la doccia, mi avvolgo in un asciugamano morbido e mi guardo allo specchio. I miei capelli sono arruffati, ma non mi importa. Mi sento bene, finalmente un po' di positività nella mia vita. Indosso il pigiama e mi avvio verso la camera da letto, lasciandomi alle spalle i pensieri pesanti che mi hanno accompagnata negli ultimi giorni.Mi infilo sotto le coperte, il materasso è sempre lo stesso, troppo rigido per i miei gusti, ma questa sera non mi sembra così scomodo. Chiudo gli occhi e mi lascio trasportare dalla stanchezza. La giornata è stata lunga, eppure, finalmente, ho una speranza per domani. Ho un lavoro. Ho una direzione."Ce l'ho fatta", penso mentre mi addormento lentamente, con un sorriso sulle labbra. Domani sarà un giorno nuovo, e sono pronta a ricominciare.

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