Capitolo17

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Le giornate proseguirono monotone e abbastanza serene. Tutti si sentivano più liberi e sembrò per un istante che anche l'atmosfera nel college fosse cambiata. Piovve spesso in quei giorni, Viola iniziò a passeggiare spesso: la sua tappa fissa era la caffetteria, dove prendeva qualcosa di caldo. Un giorno volle uscire dal campus per esplorare la nuova città. Fu tentata di chiedere a qualcuno di accompagnarla, ma aveva per la testa tutt'altro e decise che avrebbe fatto un giro da sola per prendere qualche regalo di Natale.

Comprò un maglione blu griffato al padre e un profumo per la mamma. Pensò anche ai suoi amici, però erano soliti giocare al Babbo Natale segreto e temporeggiò, anche se per quell'anno nessuno ne aveva ancora parlato. Forse Aurora avrebbe potuto organizzare, ma non disse niente.

Girò per le strade affollate stretta nel cappotto e nella sciarpa, con una mano nella tasca calda e una che si stava spaccando dal freddo. Viola stava fumando. 


Arrivò presto il fatidico giorno: già poteva vedere Edoardo. Lei era puntuale, lui arrivò evidentemente in anticipo. Il moro indossava dei jeans scuri e un maglione bordeaux, il cappotto nero era lungo e lasciato aperto, le mani al caldo nei jeans e il portamento solido come al solito. 

"Ehi" la salutò lui.

Viola non rispose, non trovò il coraggio di aprire bocca nemmeno per ricambiare. 

"Okay, andrò dritto al punto" parlò lui, sembrava sorpreso dalla sua reazione e abbastanza a disagio. 

"Bene" annuì lei, non fu sicura che l'avesse sentita.

"Non capisco cosa vuoi. Non ti biasimo, non so nemmeno io cosa voglio, ma voglio sapere cosa cerchi" sbottò lui.

"Cosa dovrei cercare?" ripetè la domanda sbigottita.

"Da me. Sai che sono fidanzato e lo sapevi anche quando hai accettato questo...rapporto. Perché  fai cosi?"

"Che rapporto?" continuò lei. Forse era quello il momento per avere delle risposte.

"Il nostro."

"Che rapporto sarebbe?" alzò lei le spalle. 

"Siamo amici" sentenziò lui. Sembrò per un secondo attonito da quella domanda, sembrò aver paura che tutto finisse. Anche lui pensava le stesse cose che ronzavano nella testa di Viola da un po'. La ragazza colse in pieno questo guizzo e decise di torcerlo a proprio favore.

"E allora cosa c'è di male? Ho fatto qualche battuta sulla tua ragazza."

"Gli amici non lo fanno" ribattè lui. 

"Ah, no? Ricordi il tipo di Emma? Credo sia successo anche peggio..."

"Si, ma non è la stessa cosa" la interruppe lui "se quel tipo non ti piace la questione finisce li. Se vieni a letto con me e Vittoria non ti piace c'è qualcosa sotto."

"Be'?" continuò lei vagamente.

"Cosa c'è sotto?" incalzò lui. Si girò per incrociare il suo sguardo e Viola si fece trovare e sondare dai suoi profondi occhi l'anima, tutta, ma durò poco.

"Quello che stiamo facendo è sbagliato, Edo. Sei tu, tu dovresti capire e prendere una posizione, non io. Se Vittoria ci scoprisse potrebbe odiarmi e non avrebbe torto, ma tu avresti la responsabilità dei suoi sentimenti. Sto facendo la stronza e ne sono consapevole, ma tu stai con lei, non io."

Edoardo sospirò e si sedette al bordo di una panchina poggiando i gomiti sulle ginocchia. Portò le sue mani grandi fra i capelli.

"Non ti senti in colpa? Nemmeno un po'? Non ci pensi mai?" 

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