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La mattina dopo Viola si alzò presto. Non si addormentò mai completamente presa dall'agitazione della sera precedente e della giornata che stava per affrontare. Non avrebbe mai detto ad Edoardo che l'aveva visto con quella ragazza perché ovviamente non sarebbe uscita allo scoperto confessando di averli seguiti. Non le andava nemmeno di ideare una scusa valida che fosse più credibile del fatto che passeggiando li aveva visti. Avrebbe solo messo una fine al loro rapporto, senza spiegazioni: alla fine l'aveva avvertito più volte sul fatto che a lei non stava bene. Al massimo, se lui avesse preteso una giustificazione gli avrebbe rifilato quella. Anche se non credeva che lui avrebbe preteso qualcosa in più. Se lo avesse fatto sarebbe stato ipocrita non dare nessuna spiegazione a lei e pretenderne.
Comunque decise di vestirsi e lasciare immediatamente la sua stanza per prendere un caffè. Aurora dormiva ancora. Non voleva passare subito da lui, sentiva di aver bisogno prima di svegliarsi, di essere lucida e di scaricare la tensione. Avrebbe fatto sicuramente in tempo ad irrompere in camera sua e bussare fino a svegliarlo.
Quando uscì dal campus il freddo delle prime ore del giorno la investì nel viso gelandole il naso e costringendola a rifugiarsi nella sciarpa pesante legata attorno al collo e infilata del cappotto che indossava. Infilò le mani nelle tasche e le tirò fuori solo per prendere in mano la tazza di cappuccino scuro fumante e pagare con la carta. Odiava i guanti, odiava la sensazione di non avere sensibilità alle mani che sarebbero state calde, certo, ma intrappolate nella stoffa.Allora terminò il cappuccino sorseggiandolo con gusto come se volesse affogarci dentro i dispiaceri perché era presto, troppo presto, anche solo per un caffè corretto. Non prese nulla da mangiare perché non era solita mangiare nulla a colazione e, in più, essendo sveglia da poco la sola idea di mettere qualcosa nello stomaco la faceva crescere il senso di nausea, già presente a causa dell'ansia che aveva interiorizzato.
Non c'era quasi nessuno in giro, un paio di ragazzi che si dirigevano in biblioteca dondolando stanchi e qualche studente che andava verso la mensa a fare colazione al chiuso che camminava lento.
Viola temporeggiò un poco, pensando a cosa dire e cercando di trovare le parole che potessero risultare severe e rigide al punto giusto senza che lei si esponesse e si rendesse vulnerabile dimostrando i suoi reali sentimenti. Nessuno dei suoi ipotetici discorsi interiori celava la delusione e la sofferenza di Viola e allora cambiò strategia. Decise che gli avrebbe detto che non aveva intenzione di avere quel tipo di rapporto con nessuno, nemmeno con lui, in modo che lui non avrebbe potuto ribattere nulla. Non poteva costringerla a far nulla, quindi le sembrò la scelta più giusta affinché chiudesse con lui senza lasciar trasparire nulla. Sarebbe stato un discorso tra adulti. Cosa ne sarebbe stato della loro amicizia lo avrebbero deciso in seguito, anche perché a lei non importava più. Lui l'aveva ferita e lei aveva capito di non poter essere se stessa davanti a lui, quindi non sarebbe valsa la pena averlo accanto a lei sapendo che avrebbe dovuto sforzarsi di portare una maschera e indossare una personalità che non le apparteneva.
Si guardò intorno per un po', poi si scansò dal bancone e si allontanò dal gazebo. Lentamente si diresse verso i dormitori maschili. All'improvviso si fermò.
C'era una ragazza ferma in piedi, probabilmente ad aspettare. Non seppe perché ma lo trovò strano, forse per l'orario, forse per la circostanza per cui lei era li. Si chiese se fosse fidanzata con uno dei ragazzi e lo stesse aspettando per festeggiare qualcosa insieme, o se stesse aspettando un amico per studiare, o se anche lei fosse li per il suo stesso identico motivo con uno degli studenti. Si ritrovò a guardarla perché la prima cosa che le catturò l'attenzione era che la ragazza avesse in mano il telefono, ma il braccio sinistro era immobile, attaccato al corpo sotto il giubbotto. Solo il braccio destro era coperto. L'altro sembrava incollato al fianco, la ragazza non lo lasciava cadere con naturalezza. Ma Viola era troppo lontana per essere certa che stesse avendo una giusta supposizione. Aveva una chioma di riccioli castani che le ricadevano sulla schiena morbidi e curati, i pantaloni lunghi neri che finivano larghi a coprire le scarpe da ginnastica. Quando si girò per mettersi comoda sembrò traballare per un istante in quel movimento, ma il braccio sinistro restò sempre rigido.
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Good Positions
Ficțiune adolescențiCOMPLETA 🔴***Questa storia contiene linguaggio volgare e scene esplicite ***🔞 Viola è una ragazza che da sempre conduce uno stile di vita agiato insieme ai suoi amici con i quali è pronta a vivere una nuova avventura: il trasferimento e l'ammissio...