Capitolo 10

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Le chiome degli alberi si erano tinte di arancione e marrone e le foglie che cadevano a terra scricchiolavano sotto le scarpe degli studenti. 

Era la stagione preferita di Emma che, finalmente, aveva modo di indossare la sua amata giacca di pelle. 

Spesso si ritrovava nella sala comune del dormitorio per ammirare il magico panorama dalla vetrata; era molto brava a disegnare e si dedicava principalmente ai paesaggi e quello del campus le era parso mozzafiato. Mattia le aveva chiesto se potesse tenersi uno dei disegni che aveva realizzato e Emma accettò, felice dei suoi complimenti. 

Qualche giorno dopo lo aspettò fuori dalla sua stanza per regalarglielo. Mattia aprì la porta con un espressione confusa, poi la squadrò dalla testa ai piedi.

Emma capì subito il motivo di quella reazione e si accarezzò i capelli vanitosa, poi ridacchiò: "Sono stata dal parrucchiere" disse, giocherellando con una ciocca rosa che le ricadeva sulla spalla.

"Li hai fatti come dicevo io, alla fine" sorrise malizioso incrociando le braccia, poi si passò la lingua sul labbro inferiore per inumidirlo soffermandosi qualche attimo in più sul piercing. Si appoggiò allo stipite con un'aria mista tra provocatorio e vittorioso.

Emma sbuffò: "Solo perché piacevano anche a me, non sei al centro del mondo."

"Del tuo sì" rispose con un occhiolino soddisfatto alzando le spalle, poi aggiunse: "Comunque stai molto bene, sembri un piccolo fenicottero."

Emma rimase impassibile non comprendendo se volesse farle un complimento o insultarla. Gli lasciò il disegno con aria scocciata e se ne andò in fretta. Qualche minuto dopo Mattia le inviò uno screenshot della loro conversazione mostrandole che aveva modificato il suo nome nella rubrica; l'aveva salvata come "Fenicottero" con tanto di emoji a tema. Subito dopo le scrisse per ringraziarla del disegno, ma Emma gli rispose con un insulto e chiuse la conversazione. 

Solitamente anche a Viola piaceva l'autunno e passava quei giorni avendo solo in testa la festa di Halloween, la sua preferita. Una ragazza del suo corso di diritto, allegra e solare, le aveva fatto da passaparola invitandola in un locale dove anche parecchi altri studenti avrebbero festeggiato. 

Le disse che non era obbligatorio travestirsi, ma che forse la maggior parte di loro l'avrebbe fatto. 

Viola ne aveva parlato con gli amici ed avevano accettato tutti, solo Edoardo si era fatto attendere un po': a Vittoria, quell'idea, non entusiasmava particolarmente, ma qualche giorno dopo lui comunicò che avrebbero partecipato entrambi. 

Vittoria era sempre gentile e disponibile con tutti, in particolare con Alessandro, l'unico con cui era riuscita a legare quel poco che bastava per chiacchierare fra di loro, Viola però non si sentiva molto a suo agio quando c'era lei nei paraggi. 

Alcune volte i suoi atteggiamenti nei confronti di Edoardo erano troppo zuccherosi, quasi stomachevoli e con le ragazze non parlava molto. Con Mattia le chiacchiere erano di cortesia perché, per quanto a lui sembrasse simpatica, non apprezzava che Edoardo sparisse per ore o giorni a causa sua.

Viola, afflitta da ciò, aveva cominciato a preferire l'assenza di Edoardo piuttosto che la presenza di Vittoria; si trovava meglio quando nessuno dei due era presente, anche se lui iniziava a mancarle. 

Si sentivano spesso e quando lui non partecipava alle attività della comitiva, la chiamava e chiacchieravano: tutto andava perfettamente. Era solo la presenza di Vittoria che le stonava. Anche se non riusciva a capire il perché.

Edoardo però cercava in ogni modo di continuare a darle attenzioni, e lei lo apprezzava. Le offriva aiuto con lo studio, le faceva complimenti e passeggiavano spesso da soli, tutti i lunedì le portava un caffè prima dell'ora di inglese che avevano in comune. L'unica volta che aveva fatto ritardo, glielo aveva fatto portare da Alessandro. 

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