Capitolo 15

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Viola si sentiva intimorita dalla compostezza di Edoardo e si chiese come potesse restare tranquillo e riflessivo in ogni situazione.  Samuele e Mattia avrebbero potuto essere poco distanti, avrebbero potuto vederli o peggio, li avrebbero potuto incontrare dopo qualche ora senza spiegarsi la necessità di passare tutto quel tempo a prendere un libro.

Era sicura che mentre nella sua testa iniziavano a prendere piede numerose paranoie, Edoardo avesse già delle scuse valide che pronunciate con la sua serietà sarebbero potute apparire vere a chiunque, anche all'amico che conosceva da anni. 

Fu la prima volta che ebbe il tempo di osservare la camera di Edoardo, che era più piccola della sua, o forse era la disposizione dei mobili a farla sembrare così.

Il letto del ragazzo, che Viola fu in grado di riconoscere immediatamente, era ordinato e le lenzuola blu scuro erano stirate alla perfezione. Sopra le coperte erano poggiati un computer portatile e un paio di jeans neri piegati con cura.

Davanti al letto c'era la sua scrivania con una lampada, dei libri, un porta penne e dei fogli sparsi su tutto il tavolo. Da lontano Viola notò che molti erano interamente scritti, altri erano disegnati.
Con una prima occhiata, riconobbe un bozzetto di un profilo femminile e degli alberi, realistici e disegnati in bianco e nero, a matita.

Edoardo era davvero preciso e molto talentuoso.

L'altro lato della stanza era più decorato e personalizzato con dei poster di strumenti musicali e gruppi rock, foto di paesaggi e numerose cartoline.

"Perdona il disordine, pensavo di pulire dopo l'allenamento, non avevo considerato che passasse qualcuno" disse Edoardo distogliendola dai suoi pensieri.

"Quale disordine..." commentò Viola alzando le spalle.

Edoardo le porse una bustina di plastica che prese dal suo armadio, e quando l'apri vide che conteneva il suo reggiseno.
La lasciò momentaneamente da parte poiché voleva concentrarsi su di lui, avendo davanti almeno un paio d'ora di allettante svago.

Si alzò sulle punte per posare un bacio sulle labbra di Edoardo, che subito le strinse le mani intorno ai fianchi per avvicinarla il più possibile a sé.
In un primo momento, quando il bacio iniziò a farsi più intenso, Viola gli accarezzò il petto, poi volle passare le dita sul cavallo dei suoi jeans.

"Pensavi ti avessi portato qui per questo?" le chiese lui sorridendo mentre la scansava.

"Be', s-si..." balbettò lei completamente colta alla sprovvista.

"No, Lola, devi solo prendere il tuo...libro" rispose beffardo mimando con le dita le virgolette.

"Sul serio?" chiese lei, in un primo momento delusa, successivamente frustrata.

"Si, avevi scordato il reggiseno e lo hai recuperato. Puoi andare."

"Ma allora il bacio?" protestò lei confusa.

"Ti andava di baciarmi e a me andava di baciarti, non credo ci sia nulla di strano."

Prima che Viola potesse ribattere Edoardo si avvicinò a lei, spingendola lentamente con la schiena contro la parete fredda e premendo si su di lei.
Lasciò le dita scivolare sulle sue guance, poi sul collo e infine sul seno.

"Pensavi che avessi altre intenzioni?" sussurrò vicino al suo orecchio provocandole innumerevoli brividi lungo tutta la spina dorsale.

"Sinceramente si..."

"Quindi vorresti che io ti baciassi ancora?" insistette lui accarezzandole il collo.

Viola annuì trattenendo il fiato e le sembrò di starlo supplicando anche se non aveva nemmeno avuto il coraggio di aprire bocca.

"Vorresti che ti toccassi?" continuò lui giocherellando con la punta delle dita sulla pelle di lei, troppo vicino all'orlo dei pantaloni per permetterle di restare ancora lucida.

"Sì" rispose lei chiudendo gli occhi in preda alla vergogna. Sperò che averlo confessato bastasse, ma lui le lasciò un lieve bacio sul collo e si allontanò da lei lasciandola immobile e schiacciata contro il muro.

Quando Viola ebbe il coraggio di riaprire gli occhi lo trovò in piedi, davanti a lei, con il sacchetto in mano e un ghigno divertito sulle labbra. I suoi occhi profondi luccicavano desiderosi, ma lui le indicò la porta con un cenno del capo.

"Credo tu abbia trovato quello che cercavi" scherzò lui "sia il tuo reggiseno che le risposte di cui avevi bisogno su quel tizio."

Viola sbuffò e afferrò frettolosamente la bustina, imprecò verso di lui e uscì dalla stanza scocciata.

La goduria di Edoardo quando lasciava Viola insoddisfatta e frustrata iniziava ad infastidirla, si annotò mentalmente di parlargliene il prima possibile.

La cosa che la rendeva insicura era l'impossibilità di parlarne con le sue amiche; avrebbe pagato oro per un loro consiglio, ma sapeva che non avrebbe mai potuto parlarci.

Girò verso la stanza e notò subito che Aurora era dentro, parlava al telefono, ma appena la vide le si illuminarono gli occhi.

"Va bene Ale, riprenditi! Passo stasera se riesco, ti faccio sapere più tardi. A dopo" disse tutta allegra al telefono, poi si scostò i lunghi capelli biondi dal viso facendoli ricadere sulla schiena e si mise a sedere sul letto di Viola: "Voglio sapere tutto del tuo appuntamento!"

"È simpatico, carino, gentile. Abbiamo mangiato e sono andata a vedere la partita" tagliò corto.

"Tutto qui? Niente di niente?"

"Che ti aspettavi?"

"Non lo so, più entusiasmo! Avete chiacchierato? Come era vestito? Che avete mangiato? Ha vinto la partita? È bravo a giocare?"

Viola scosse la testa con un sorriso interrompendo bruscamente la raffica di domande che Aurora avrebbe decisamente continuato a porle. Si lasciò cadere pesantemente sul letto e sospirò di sollievo quando la nuca e le spalle toccarono il materasso morbido: "Auri potevi andare tu!"

Aurora prese a borbottare parole incomprensibili, come a voler lamentarsi senza voler essere effettivamente sentita. Diede le spalle alla mora, si infilò dentro il bagno e cominciò a sistemare qualcosa sul lavandino.

"Non uscirei con lui, uscirei con Edoardo..." Viola rischiò un infarto, le sembrò che queste fossero le parole uscite dalla bocca dell'amica.

"Che?" provò a chiedere confusa. Cercò di convincersi di aver capito male, si issò sulle braccia sperando di incontrare lo sguardo di Aurora, ma la bionda continuava a darle le spalle e sembrare indaffarata e scocciata.

"Niente!" gridò Aurora tagliando corto.

Viola restò in allerta per qualche secondo, poi sospirò e si stropicciò gli occhi colpevolizzandosi di essere troppo paranoica. Sbuffò e si alzò definitivamente, fece per mettere il reggiseno nella cesta dei panni sporchi, ma tenendolo tra le mani ci ripensò su. Lo infilò nel cassetto, in fondo, coperto dagli altri. Poi si disse che era il caso di concentrarsi sui libri, non su Edoardo, né su Aurora che forse quelle parole le aveva dette, forse no.

Viola non si accorse che alla sua domanda preoccupata, Aurora si lasciò spuntare sulle labbra un sorriso beffardo.

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