🔴Capitolo 25🔴

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Il gesto plateale che Viola si aspettava da parte di Edoardo arrivò. Lui le chiese di vedersi, che aveva in serbo una sorpresa per lei e Viola decise che sarebbe stata l'ultima volta, ma che ci sarebbe andata. 

Quando lo raccontò a Emma, lei scosse la tesa e disse freddamente: "Mi sembra un pessimo tempismo."

Viola abbassò lo sguardo colpita nel segno dalle parole della sua amica perché lei aveva ragione, ma continuò ad essere ferma nella sua idea di andare a vederlo, il giorno dopo, da soli, sulla panchina nello spiazzo di verde intorno alla fontana. Ormai il clima era tranquillo, solare e avrebbero potuto parlarsi senza gelare. 

Quel pomeriggio Viola continuò la sua routine e andò in biblioteca dove già era seduto Samuele, al loro posto. 

"Buongiorno" le disse lui con un sorriso, poi le allungò la tazza di cappuccino che le aveva portato. 

"Non sai quanto ne avevo bisogno" rispose Viola.

"Si vede dalle tue occhiaie, in realtà"

"Cretino!" parlò lei indignata guadagnandosi qualcuno nella biblioteca che la zittì da lontano facendo ridacchiare il ragazzo "mi hai anche fatto sgridare!" sussurrò lei trattenendo un sorriso.

I due scherzarono per un bel po', poi lui si fermò a guardarla per qualche istante e sembrava uno sguardo carico di affetto e ammirazione.

"Stavo pensando" cominciò Samuele "che potremmo uscire qualche volta. Intendo fuori dalla biblioteca. Il tempo inizia a farsi bello, potremmo passeggiare in centro o vedere un film in un vero cinema. Ti va? Io pensavo a sabato."

"Come un appuntamento?" domandò lei. 

"Si, anche" rispose lui facendo spallucce con un raggiante sorriso sulle labbra. 

Viola ci rifletté e capì di essere lusingata da Samuele e dalle attenzioni che aveva per lei, dalle gentilezze che le riservava e dal loro rapporto in generale, ma la speranza che Edoardo tirasse fuori il coraggio di fare la sua scelta, forse, si stava per avverare. E non avrebbe potuto accettare un appuntamento con Samuele, non voleva illuderlo, non voleva che lui ci restasse male. Almeno colui avrebbe voluto che le cose funzionassero per bene. 

"Non ci sono questo finesettimana" gli disse dispiaciuta "ma ci organizziamo senza dubbio nei prossimi giorni!"

Sperò che questo bastasse per non farlo star troppo male. Lui le rivolse un altro sorriso e poi le fece spazio, si risistemò vicino alla finestra e riprese a studiare. 


Edoardo, il pomeriggio successivo, arrivò trafelato e camminando svelto verso di lei, che già lo aspettava seduta sulla panchina di legno da almeno dieci minuti. 

"Scusa l'attesa..." parlò lui con il fiato corto quando la raggiunse.

"Sei in ritardo" sputò lei.

"Spero che tu non mi abbia aspettato per troppo tempo."

"Abbastanza."

Edoardo sospirò: la tensione era densa nell'aria e lui cercò di scaricarsi poiché era chiaro e lampante che lei fosse tremendamente scocciata.

"Allora...cominciò col dirti che mi dispiace davvero tanto, per tutto. Mi sono comportato tremendamente male perché è vero che non volevo, ma non ho tenuto conto di quanto anche per te fosse importante. Tu mi piaci Viola, molto, e questo mi ha spaventato: quando l'ho capito ho avuto paura. Ho temuto di non essere adatto a te che sei così buona e solare, ho avuto paura che questo cambiamento avrebbe portato in noi una divisione e ho cercato di impedirlo, ma forse ho fatto di tutto per avverare queste mie paranoie. Tu meriti molto di più di me e non mi sono sentito alla tua altezza...tu sei così dolce, premurosa e io avevo paura di trascinarti con me nelle mie paure, ma mi rendo conto che ti ho fatto soffrire e non hai idea di quanto me ne pento."

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