TW: questo capitolo contiene linguaggio volgare e descrizione di pratiche sessuali.
Settimana di pausa per farmi fare l'esame del MIT e il telefono non squilla. Nessuno mi ha chiamato per sapere come aggiustare un circuito o per dirmi se c'è un contatto elettrico rotto. Non faccio altro che guardare il display e domandarmi se domani dovrò leggere che il concerto di Damien è saltato in aria per colpa di un damerino dagli occhi di ghiaccio che usa una presa a duecentoquaranta volt invece che a centoventi. Ma cosa vado a pensare? Al massimo non si accendono le casse.
Tornata da Cambridge, con mia grande soddisfazione Damien mi permette tornare a lavorare ai sistemi elettrici.
Ma siamo in un'altra città e, accidenti, tra lo studio e Toby non sono riuscita a farmi quell'assistente che avevo mandato via il giorno in cui era arrivato lo spocchioso inglese.
Arrivo sul luogo dove devono montare le strutture, Mandy si sta già dando da fare. Si volta e mi lancia un sorriso perfido. «Ben svegliata, lady Mark. Certo che se devo avere un'assistente che mi aiuta part-time come fate voi, mi conviene fare senza».
Mi avvicino «Senti, parassita, se vuoi fare bella figura con lo staff lascia perdere. Qui quando ci sono io danno tutti retta a me».
Gli passo davanti e mi dirigo verso i quadri elettrici. A colpo d'occhio, sono tutti a posto.
Mandy mi appare a fianco. «Devo dire che non è stato semplice risolvere i problemi che avete creato nei circuiti. Ho dovuto sostituire qualche valvola» indica dei punti dove, noto, ci sono valvole col vetro trasparente e non più ingiallito. «Qualche bypass sbagliato» punta il dito su un paio di mammut. «E relè più affidabili. Marca inglese» si volta verso di me e sorride.
Mi mordo le labbra. Nel descrivere quello che ha fatto, la sua espressione è cambiata, me ne accorgo ora. Lo sguardo è più caldo, sincero e disinteressato. Anche la sua voce. Gli è piaciuto quello che ha fatto. Ed è stato bravo, erano cose che mi ero ripromessa di fare appena tornata. E ora, quegli occhi di ghiaccio...
Oh, Bev, non puoi permettere a Mandy di metterti i bastoni tra le ruote.
«Se volete, vi insegno come si fa». Si avvicina senza staccarmi gli occhi di dosso. «Senza prendere la scossa, ovviamente». Ha di nuovo quella faccia strafottente: gli occhi semichiusi e il sorriso storto di chi vuole saperla più lunga di me.
Me lo ritrovo a pochi centimetri dal viso. E la scossa la sento io. Che cosa mi succede? Come la prima volta che ci siamo guardati, mi sento attraversare da un fulmine che finisce tra le gambe. Devo resistere. Lui è un damerino spocchioso e il fidanzato di quella rompipalle di Jane.
Gli volto le spalle e afferro una delle valigie degli utensili. «Non ho bisogno di lezioni da un laureato in lettere».
Sposto quadri tutto il giorno, faccio collegamenti, misuro cavi, controllo contatti. Non mi parla più e se ne sta alla larga, obbedendo agli ordini che do io e gli trasmettono. Di tanto in tanto si ferma a guardarmi con espressione accigliata. Magari ha capito chi comanda.
A fine serata, tutto è disposto.
Mi alzo dal pavimento in legno, di fianco a me c'è un ragazzo simpatico, che mi ha aiutato senza fiatare tutto il giorno. Forse per questo mi è simpatico. «Ehi, come ti chiami?» gli faccio un mezzo sorriso.
«Simon».
«Hai lavorato sodo tutto il giorno, Simon, non pensi di avere diritto a un po' di svago?» mi avvicino a lui come Mandy ha fatto con me stamattina. Il ragazzo è poco più basso di me.
Si ficca una matita da muratore nel taschino sul petto. «Beh, appena ho finito, ho un appuntamento con alcuni amici per una birra».
Aggrotto la fronte, fingo di essere interessata «Una birra? Questo è il tuo concetto di divertimento?» gli mando un sorriso malizioso e mi lecco le labbra. «Sei impegnato?»
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🔞 Apple Pie 🔞
RomanceBeverley, rossa, sfacciata, viaggia per l'America in tour con suo zio cantante e la madre, e si diverte con i ragazzi che lavorano dietro le quinte. Patrick, inglese, rigido, fidanzato per opportunità all'amica di infanzia di Beverley, è costretto a...