1.11 - PATRICK

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TW: questo capitolo contiene linguaggio volgare e descrizione di scene spicy.

La Tour Eiffel, dallo stadio in cui ci hanno piazzati, sembra poco più grande di un'unghia. Peccato, non mi sarebbe dispiaciuto fare una passeggiata per Parigi con la cavallona. Jane non c'è, ha preferito rimanere in America e mi sento libero come un uccellino. Sto fuori dalla gabbia della mia prigione, e libero di prendermi la lady quando voglio.

Sto giocando in casa: lei non parla una parola di francese, si aggira e guarda un sacco di bei ragazzi che se la spogliano con gli occhi e, da quello che sento, pensano che sia solo buona per andarci a letto e nessuno le dà retta.

Prendo la palla al balzo, c'è un gruppo di tecnici che fa capannello, mi ci metto in mezzo e alzo la mano «Quel cavo, quello rosso, sì, mettilo là». Il tizio di mezza età annuisce e si allontana. Attiro l'attenzione di un altro più giovane, vestito in verde «Tu, quel mixer, in fondo dove c'è il tuo collega col maglione».

Parte anche lui.

Con la coda dell'occhio, la vedo irrigidirsi e stendere le braccia lungo il corpo, stringe i pugni e serra le labbra, si avvicina minacciosa «Dì la verità, lo hai fatto apposta. Hai detto agli operai di dare retta solo a te, che io sono solo la tua assistente, vero?».

Scuoto la testa. «Assolutamente no». Mi alzo e mi avvicino al suo orecchio. Mi trattengo, il suo profumo mi fa venire voglia di tirarle giù i pantaloni e mangiargliela davanti a tutti, far capire a questo gruppo di animali che nessuno riuscirà a scoparsela come faccio io. «Se devo essere onesto, la vostra fama vi ha preceduta. Pensano che siate qui solo per far divertire lo staff. Cosa ne dite di chiudervi da qualche parte nei camper di servizio con uno di loro e far vedere quello di cui siete capace? Sempre che voi ne siate ancora capace».

Scatta sull'attenti «Che cazzo vuoi dire? Non sono la tua fidanzatina frigida!».
«Davvero? Quindi ve li godete lo stesso, anche dopo di me?».
Tira le labbra e mi parla tra i denti «Ma chi ti credi di essere?».

In pochi secondi mi pianta in asso e salta addosso a un biondo più basso di lei, lo prende per il polso e lo strattona. Ho l'impressione che lui quasi sia volato via.

Da brava lady, mi lancia un'occhiata storta, le sorrido. Dentro, però, mi sto mangiando il fegato. Potrebbe sempre trovare qualcuno meglio di me e io la perderei. Mi si torce lo stomaco al solo pensiero.

Mi metto a testa bassa a lavorare sull'attrezzatura, dando istruzioni ai francesi rimanenti che si stanno domandando se arriverà il loro turno con lei.

Dopo nemmeno dieci minuti vedo tornare il tizio, pallido come un foglio di carta sbiancato.
La puledra è dietro di lui, con una faccia truce.
Sam si china accanto a me «Cavolo, l'ho vista incazzata, ma come ora, raramente» esclama.

Non le tolgo gli occhi di dosso. Lei mi supera e va dall'altra parte a controllare altre attrezzature.

Fermo il ragazzo «Ehi, che ti ha fatto?».
La sua voce è soffocata, ma alta di tono «Per poco non mi castra!». Ha gli occhi rossi, ora che è vicino ci faccio caso.
«Ma che cazzo le hai fatto?».
«Si è messa sopra!» mi guarda spaventato e scuote la testa, «Cazzo, scopa da dio, scopa bene! Ma non vuole che mi muovo. Solo che scopa così bene che mi ha fatto venire subito. Allora ho cercato di farle capire che potevamo provare di nuovo. Ho tentato di baciarla e abbracciarla, lei prima mi ha detto di no, poi quando mi sono avvicinato di nuovo mi ha quasi spezzato il braccio... E le palle!».
Lo guardo e sorrido «Una volta sola».
«Cosa?»
«Lei te la scopi una volta sola, se ti va bene, bene, se ti va male...» alzo le spalle. «Ah, e non vuole essere baciata né toccata».
Mi guarda e non risponde.

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