🔞 Apple Pie 🔞

2.13 - BEVERLEY 🔞

TW: descrizione di scene di sesso.

Ho il cuore impazzito, mi sembra voglia raggiungere il suo petto.

Ora si ricorda di me, e la mia testa è un uragano di pensieri, indecisioni, di vorrei ma non posso. Non posso per la tua felicità e incolumità, Mandy.
Cosa succederà? Suo padre l'ha diseredato, e mamma non ha voluto dirmi niente del contratto che ha fatto per Ella.

I suoi occhi azzurri, coperti dalle ciocche nere, sorridono. «Hai paura?»
Annuisco.
«Di Jane?» domanda.
«No, per te. Per noi».

«Non lo so, sono sicuro che mio padre mi disereda e~» si paralizza sopra di me. «Aspetta, io ho chiesto a Ella il divorzio e lei mi ha detto che mi devo ricordare perché voglio sposare te».

Si solleva dal mio corpo, mi sembra di essere stata abbandonata dalla sua presa sicura. Lo inseguo e lo abbraccio. Fino a quest'estate mi sarei sentita ridicola, a fare le stesse cose di Jane. Lui sposta i vestiti sparsi a terra finché non trova il cellulare.

Compone il numero di telefono di Ella e mette il vivavoce.
«Non puoi chiamarmi, Patrick» risponde lei, dall'altra parte.
«Ella, mi sono ricordato!» le urla, mentre ride.
«Ehi, vacci piano» dall'altra parte, la voce è sorpresa.
«Il bambino è mio! Sono davvero io il padre!» Mandy ride e piange nello stesso tempo.
«Bene, sei disposto a giurarlo in tribunale?» la voce di Ella sembra essersi ripresa.
«Posso fare anche il test del DNA, sono sicuro come il fatto che sto parlando al telefono con te e te lo sto dicendo».
«Ci vediamo in tribunale, allora». Mette giù.

Mi abbraccia ancora in ginocchio sul pavimento, col viso premuto sul mio collo. «Perché non me lo hai detto? Perché hai voluto stare male tutto questo tempo? Perché nessuno mi ha detto niente?»

«Perché era la cosa migliore da fare, per il tuo futuro. Perché sei», mi viene da ridere a quelle parole.

Strofina la testa sul mio collo «Mio padre ha sempre detto che sono un incapace e l'unica maniera per darmi un futuro era che mi sposassi con Jane», solleva la testa, le sue sopracciglia si uniscono in un'espressione triste. «Che pezzo di merda. Però è vero, sono un incapace» sospira, e mi abbraccia più forte.

Non so quanto sia incapace, ma è bravissimo a farmi godere e questo contatto mi sta eccitando di nuovo. «Sei il miglior assistente che abbia avuto».

Si stacca e mi guarda. «Cosa?».
«Fastidiosissimo, sì. Irruento e spocchioso. Poi quest'abitudine di prendermi per il culo» gli afferro le mani e me le metto sulle chiappe, «Però se te ne stavi zitto e facevi quello che dicevo eri bravo».

Una mano sfugge dalla mia presa e mi toglie un ricciolo dal viso. «Ho rischiato di ucciderti. Anzi, eri morta». Una lacrima gli scende dall'angolo di un occhio, «Non voglio vivere in un mondo dove tu non ci sei, lady. Perdonami».

Bussano. Dall'altra parte c'è una voce che ci esorta ad uscire.
«Accidenti, penso che sia meglio che vada, prima di prendere un richiamo» alza le spalle e ride.
«Io ne ho già collezionati una decina!»
Si ferma in piedi ed esita.
Mi avvicino e lo bacio. «Ma penso che da oggi non ne prenderò più».

Inizia a baciarmi con intensità. Sento che non ce la faccio, mi avvicino al tavolo e gli metto la mano tra le mie gambe: sono ancora bagnata. Quell'asta è di nuovo rigida e calda, pronta per me. Si avvicina piano, sfrega l'erezione sulle mie labbra finché non si aprono, con un colpo leggero di reni inizia a mettermelo dentro, poi esita e sta per ritirarsi. Mi guarda malizioso. «So che vi fa incazzare».

Gli divoro la bocca con i denti, gli succhio la lingua e lo tormento, lui continua a far finta di volermelo mettere dentro, massaggiando la parte più sensibile della mia entrata, con la punta.
Stacco la bocca dalla sua. «Quando lo fai, mi fai godere di più». Gli confesso.
Scivola dentro, mi apre e lo sento battere in fondo, energico, eccitato e palpitante, fino a riempirmi del suo piacere. Mi fa raggiungere quell'orgasmo che desideravo da tanto.