2.9 - PATRICK 💋🔞

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TW: questo capitolo contiene descrizione di uso di droghe e di sesso.

Entro a passo deciso nell'aula di elettronica. Mancano poche settimane e il nostro progetto è ben lontano dall'essere pronto. Appoggio le mani sul tavolo, di fronte a lei che sta usando il saldatore. «Forse è il caso che andiamo davvero a vivere insieme».
Lei alza la testa. Gli occhi sono nascosti dagli occhiali di sicurezza. Li solleva. «Cosa?»
Con in mano il saldatore e quegli aggeggi sul viso, mi sento di nuovo mancare «Dobbiamo smontare il palco».

La festa di fidanzamento è sfarzosa quanto inutile, anche io mi sento inutile. Mi piacerebbe di più stare a smontare le travi, prendendo ordini da lei. Questo ricevimento è da arrivisti. E io con lei non mi sento diverso. Mi piace sfidarla, senza preoccuparmi che lei debba avere ragione su di me perché ne devo trarre vantaggio. Non devo dirle di sì sempre. Lei è il mio capo a lavorare, e perciò le obbedisco. Ma quando ha i pantaloni calati, quella è una sfida. Vorrei poter dire che sono io che domino, in realtà il mio istinto è di mettermi anche lì al suo servizio, di farla godere, al massimo, con pazienza, perché mi dia quello di cui ho bisogno. E io ho bisogno di lei, ogni giorno e ogni giorno di più. Pensavo di stare giocando con lei, invece... Invece, sono qui in mezzo a gente a cui pensavo di appartenere. Ma ora so a chi appartengo. Mi chino verso Jane e come al solito mento, davanti a decine di persone, chiedendole di diventare mia moglie.

L'infermeria. Cosa ci faccio qui?

«Sei sveglio?» il faccione scuro di Theo mi sorride dall'alto. «Sembra che ultimamente tu abbia spesso di questi mancamenti».
«Forse ho bisogno di riposo». perché ho detto che devo smontare il palco? Cosa dovevo fare?

Mi alzo di scatto «Dov'è Mark?»
La sua voce arriva dalla porta «Vorrei poter dire che è a fare il lavoro che non stai facendo tu mentre fai il bell'addormentato».
Quel tono di voce mi dà i brividi, per un attimo mi sento rinvigorito «Senza di me non sapete muovere nemmeno un dito, lady».

Si affaccia a occhi spalancati. Che cazzo ho detto? perché è pallida? Cosa ho detto di così grave? Le ho dato di nuovo del voi, l'ho chiamata lady. «Scusa, non volevo».
«Non volevi nemmeno dirmi che volevi vivere insieme, vero?» alza un sopracciglio, strafottente.

Theo ci guarda a bocca spalancata «Amico, sei disposto a tutto pur di scopartela!».

Lo ignoro, respiro per ossigenarmi, mi sembra di aver bevuto almeno due bottiglie di champagne. «E invece sì, se vogliamo vincere quel concorso. Lo sai anche tu che manca poco».

Si volta ed esce senza rispondere. Theo è ancora lì che mi guarda come una statua di cera.

Ma io non demordo. Gli appartamenti del campus sono a portata di portafogli, e se si tratta di poche settimane, la convincerò.

«Così sei sicuro? Te ne vai?» Theo mi osserva chiudere la valigia. «Pensi di riuscire a scopartela? Certo che le stai inventando tutte» ride.
«No, voglio vincere il concorso, con lei. Studieremo fino a tarda notte» sbuffo, «Se lei vorrà».

Fuori dall'edificio, una delle compagne di stanza di Mark mi ferma.
«Ciao, Frankie». Sorride, mi sembra strana, arrossisce e dondola.
«Ciao, ehm...» la indico.
«Debbie. Ci sei domani sera per il party? Facciamo una festa tra sorellanza e fratellanza». Allunga le mani e mi tira il colletto, stirandolo con le dita.
Stringo le labbra. Dovrei andare da Jane. «C'è anche Mark?».
Sbuffa e storce il naso «Insomma, si può sapere che ha quella?» si ritrae, «Tutti a correre dietro a lei che se la tira. E poi, è lesbica. Non te la dà». Incrocia le braccia.
«Debbie, io sono sposato». La scusa è ottima, quando si tratta di evitare gente. Sono un opportunista, è innegabile ormai.
«Certo, però alla sua figa corri dietro, vero?». Mi volta le spalle e cammina via, rigida.

Jane è sdraiata sul letto. Mi vengono i brividi al solo guardarla. Sembra la nonna prima di morire.

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