2.7 - PATRICK 🔞

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TW: descrizione di scene di sesso.

«Ehi, avete visto Joe?» Luis si affaccia alla nostra porta da quella del bagno, alzo la testa dal libro di matematica.
«Nope» risponde Theo. «Anche se ha detto che faceva un giro per il parco del campus».

Qualcuno armeggia con la serratura della porta e vado ad aprire.
Joe è pallido e trasognato davanti all'entrata.
«Ehi, amico che c'è?». Lo spingo al centro del petto e lui sospira.

«Frankie», mi mette una mano sulla spalla, «Dopo stasera non scoperò mai più con nessun'altra».

Per qualche strano motivo, quella frase mi pare familiare. Credo di averla pensata anche io, una volta. E sempre per qualche strano motivo, ho l'immagine di quel meraviglioso culo sotto i miei occhi, mentre tengo ben saldi tra le mie mani i suoi fianchi. Bev.

Un brivido mi passa lungo la schiena. Non vorrei sapere, invece glielo chiedo. «Te la sei scopata?» trattengo il respiro.

Lui scuote la testa.

Sbuffo fuori, il momento di gelosia è passato.

«No. Lei ha scopato me. E dopo di lei non c'è più niente. Amico, mi sono innamorato».

Stringo l'anta della porta, porto un pugno sul suo volto che si copre del sangue del naso.

«Non puoi innamorarti di un culo» puntualizzo invece, immobile.

«No, non l'ho presa dal culo. Lei non ti dà mai le spalle. Mi ha cavalcato. Ed è stata l'esperienza più surreale e meravigliosa su questa terra».

Lei lo ha scopato. Mi gira la testa, buio per un attimo e il legno dello stipite mi sorregge.

Se ne va con un biondino, mi guarda da sopra la spalla. Quegli occhi verdi che mi sfidano.

Il calore di Joe che mi supera mi fa riprendere. Si è seduto sul letto, ha già gli altri che si fanno attorno, io mi allontano. Per qualche motivo, tutto quello che ha passato lo capisco, e nello stesso tempo no. Io l'ho avuta, tra le mani, una donna del genere. Ora lo so.

E durante la notte la sogno.

Mi dice che lei sta sopra, o davanti. No, con me stai sotto, anzi, sei la mia puledra fulva.

La prendo per i fianchi prima che possa muoversi, e lo infilo tra le gambe, è già bagnata. Lei trattiene il respiro, e anche io. Mi gira la testa, per qualche attimo non so nemmeno cosa fare. Mi lascio andare all'istinto, mi faccio guidare dal mio cazzo, che in quel momento grida solo 'spingi'. E io spingo, lento, con cura. La sua apertura si fa stretta intorno alla mia asta. Raramente, anzi, mai, ho provato uno stimolo così.

La luce del mattino mi coglie con le mutande bagnate e i miei compagni che mi guardano dall'altra parte della stanza.
«Ehi, mi sa che hai un po' confuso i tuoi sogni con quello che ha fatto Joe» mi dice Theo.
«Perché, che succede? Che ho fatto?» metto fuori le gambe ma tengo il lenzuolo sopra.
«Tutta notte hai parlato di Bev, chiamandola cavallona e dicendo che la volevi... come diceva?» si volta verso gli altri due.
Lui ha una mano sotto il mento e fa finta di pensare. «Far venire... Ma non ricordo come».

Taglio corto «Meticolosamente, sì». Eppure, quella frase...
Mi faccio una doccia per togliermi l'appiccicume dall'inguine ed esco. Oggi c'è fermento in giro, alcuni ragazzi parlano tra di loro, mi avvicino.

«Ehi, Frankie, la sai l'ultima?»
«Se si tratta di una barzelletta, lo sai che lo humor inglese non è come quello americano» lo sfotto, con un sorriso.
Theo sbuca con la testa fuori dal gruppo «La tua amica è una lesbica» mi annuncia senza togliersi la sigaretta di bocca.

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