1.6 - PATRICK 💋🌶

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TW: questo capitolo contiene linguaggio volgare e descrizione di scene spicy.

La settimana in cui è stata via mi ha permesso di conoscere le persone di manovalanza e di far vedere di che pasta sono fatto. Ma ho scoperto anche quanto ne sa lei di elettronica. Sono state poche le cose che ho potuto fare, cambiare qualche valvola, mettere a posto dei circuiti. Era tutto messo su con molta cura e professionalità. E ogni volta che prendevo in mano qualcosa, immaginavo lei che lo maneggiava. Le dita lunghe e affusolate. E nove volte su dieci, con un cavo in mano da diciotto kilowatt, immaginavo come dovesse stringerlo bene, e mi ritrovavo con un'erezione ingestibile nei pantaloni.

Ma ora è tornata, cavolo, quella ragazza mi farà passare come la persona più inutile qui dentro e non posso permettermelo. Devo prendere l'occasione di farle vedere che sono, almeno, alla sua altezza.

Mi vanto di quello che ho fatto, facendole capire che non c'è speranza, con me. Non ci dev'essere: ho bisogno di essere migliore di lei. La sfido senza esitare, lei è un nemico, eppure, quando le sto vicino, mi sento davanti a una calamita.

Il suo corpo attrae ogni parte di me, soprattutto il... ammettiamolo. Il cazzo. Da quando sono diventato così volgare?

In ogni caso, non ci mette molto a farmi capire che è il capo. Me lo hanno detto, la settimana passata, che tutti danno retta a lei. Sembra conoscere ogni parte del palco a memoria, quasi ogni vite per nome. Non mi rimane altro da fare che seguire le direttive: non voglio essere d'intralcio, anche se a dare gli ordini è lei. Non mi rimane che fare bella figura per Ella in modo da poter entrare al MIT.

A fine serata, la vedo che parla con un ragazzo del luogo, gli sorride e poi se ne va. Lui la segue. Dietro di me qualcuno schiocca la lingua.

Mi volto, è di nuovo il tizio del bus. Sam, si chiama. Sta scuotendo la testa, poi si rivolge agli altri fissi dello staff. «Tavolo o cavalcata?».

Alcuni rispondono tavolo, altri cavalcata. C'è chi tira fuori dei soldi.

Voglio capire. «Cosa sta succedendo?».

L'uomo col cappello da cowboy salta giù dai tre metri di impalcatura e mi si pianta di fronte «È in astinenza da almeno una settimana», si sistema la bretella sulla spalla, «Mi venisse un accidenti se ho visto suo padre farsene meno di tre alla settimana. Solo da quando si è messo con la madre non l'ho più visto toccare una donna. E la figlia è uguale. Ancora non ha trovato l'uomo della sua vita, e si diverte. Ha il cassetto della cucina del camper che straborda di preservativi. Prende i giovani, li porta sul van, ci fa una scopata, e poi li lascia liberi come uccellini» ride e si passa lo stuzzicadenti da una parte all'altra della bocca.

Allora era vera anche la storia che mi raccontava Jane. «Cosa...».

Si avvicina un altro, di mezza età con i capelli lunghi e brizzolati. «Sì, in due maniere, o si mette sul tavolo e apre le gambe e si fa...» alza il medio «Sì, insomma, si fa toccare mentre si fa scopare, oppure, se è in buona di mandarti all'inferno, si mette sopra e ti cavalca» fa un segno con la mano come se si dovesse tagliare il collo. «E lì, ragazzo, non ce n'è per nessuno. Ci sono ragazzi che l'hanno stalkerata per giorni, settimane. Ma non ti conviene. Sa menare bene. Se lei non vuole dartela, non la tocchi nemmeno con un bastone da salto in lungo. Pena qualche osso rotto, o le palle, rotte. Ne ho visti, a terra» si infila le mani nelle tasche.

Mi sembra di essere il nuovo arrivato in quei film del far west, dove parlano del tizio più duro della città. «Quindi le scommesse...» Esito, ma posso immaginare dove vogliono andare a parare.

Sam ride. «Scommettiamo su come se lo farà. Di solito si capisce dalla faccia che hanno quando tornano» guarda dietro di me. «Ah, cavolo. È venuto prima di lei, povera stella».

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