2.14 - PATRICK

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Mark è al quinto mese quando siamo convocati davanti al giudice. Ella dice che il suo avvocato non andrà per il sottile. Mi aspetto un'arringa dove mi metteranno a nudo.

«Quindi, signor Hastings-Ferguson, lei ammette di aver avuto rapporti con la signorina qui presente Beverley Mark, tra luglio e agosto dell'anno scorso, durante il tour del signor Lambert?» domanda il tizio in gessato con una chierica malamente nascosta.

Annuisco. Ho le mani sudate, ma in fondo, devo dire solo la verità, no? «Sì, sul suo caravan un paio di volte, in camera d'albergo, e anche a Parigi. Facendo un paio di calcoli, l'ho messa incinta lì, sì» sorrido pacifico, mentre mia madre impallidisce. Sono sempre stato quello che ha fatto le cose che ha detto lei. Che ha obbedito per vantaggio economico. Non mi interessano più i soldi: voglio essere felice e lo sono con la maia lady, che diventa di giorno in giorno più bella.

Un grido sale dall'aula. Jane, che fa la parte della moglie tradita, alza un fazzoletto agli occhi e si guasta un po' il trucco. Alzo un sopracciglio. Lei mi guarda dal fondo e smette. Sa che so e che me ne sto zitto per vantaggio di tutti.

L'avvocato tira fuori dalla sua cartella una falda di fogli e lo porge al giudice. Il contratto di matrimonio. «Come da contratto, se sono avvenuti dei rapporti prima del matrimonio, o durante la promessa di fidanzamento, la parte lesa, nella figura della famiglia Johnson, ha diritto a chiedere il divorzio».

Un tizio di un metro e novanta, pelato come una palla da biliardo con un abito nero perfetto si schiarisce la voce. «Non ci sono testimoni dell'accaduto. E la ragazza, si sapeva, è di», fa una pausa drammatica, e si guarda attorno con un mezzo sorriso sulle labbra, «Facili costumi».

Stringo il tessuto dei pantaloni nei palmi delle mani. Batto un paio di volte i tacchi per terra mentre Ella e Anita, dallo spalto della platea, mi fulminano con lo sguardo. Devo resistere dall'aggredirlo. Tra l'altro, quelle parole sembrano non avere scalfito Mark in alcun modo.

Alzo la mano per poter intervenire. Il giudice mi lascia la parola. «È vero, Beverley Mark non era estranea ai rapporti occasionali, lo sapevano tutti, ma si sapeva anche che prendeva la pillola e usava sempre preservativi. Solo con me ha avuto rapporti non protetti».

«Patrick!» Jane strilla di nuovo. Sbuffo. Per quanto deve andare avanti questa farsa? Nemmeno lei mi ha mai amato. O forse, il cazzo di Benji. è meglio del mio. Beh, forse, qualsiasi cazzo in erezione è meglio di un cazzo moscio.

«Scusa Jane, ma per te non ho mai provato niente». Non mi sento nemmeno in colpa nel dirglielo. Riprende a piangere. Ella si passa una mano sulla fronte ma non dice niente, la sua compagna ha i tendini del collo tesi ed è scarlatta sugli zigomi. Credo che per una donna così timida, tutto questo casino sia stato un duro colpo ai nervi.

Però alla fine, Ella vince la causa.

Esco dal tribunale e guardo Mark. «Ti va di sposare un fallito che non può frequentare la tua università?» le sorrido.

Ella arriva rigida e gelida e si mette tra noi due. «Nel mio ufficio, domani. Tutti e due».

Faccio un salto indietro «Ma...».

Mio padre mi passa davanti senza guardarmi in faccia. Mia madre si volta verso di me e scuote la testa. «Abbiamo dovuto vendere due tenute per quello che hai fatto». Si volta verso Mark. «Lo volevi per forza eh? Lui e i suoi soldi? Non potevi accontentarti di fare da amante?» le parla tra i denti.

«Mi dispiace ma un Mark non fa da amante» le risponde lei, tranquilla.

«Non sarebbe servito lo stesso» risponde Ella. Se ne va, dando una spallata casuale a mio padre, che è in disparte a fumare la sua ennesima sigaretta.

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