7. Waffle

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Ero in bagno ed ero appena uscita dalla doccia, i capelli che mi sgocciolavano sul tappeto.

Li tamponai con un'asciugamano e applicai il prodotto anti crespo iniziando a vestirmi.

Anche questa sera indossavo un paio di jeans, colore standard e leggermente strappati sulle ginocchia, che mi fasciavano le gambe e cadevano larghi sui piedi.

Mi misi un top bianco che si legava dietro il collo e poi mi tolsi le mie fidate collane, un evento più unico che raro ma necessario per far risaltare la scollatura.

E non mi stavo assolutamente vestendo bene di proposito.

Assolutamente.

Non ne avevo motivo.

Applicai un po' di mascara, giusto un filo sulle ciglia più esterne per allungarmi l'occhio, e poi mi misi il mio fidato burrocacao passando al ciuffo.

Mi misi un bigodino, un altro mio fedele compagno, e aspettai si asciugasse il mascara prima di rimettermi i miei occhiali.

La montatura era fine e nera, ed era tonda nella parte inferiore e si allungava su quella superiore.

Non li indossavo sempre, ma decisi di tenerli quella sera perché sentivo un principio di mal di testa nella parte bassa del capo.

E sapevo che sforzare la vista non era molto d'aiuto.

E poi avevo deciso che non mi interessava: occhiali o non occhiali, la mia faccia era sempre la stessa.

Purtroppo.

Andai in camera e mi spruzzai un po' di profumo iniziandomi a mettere qualche bracciale colorato.

Erano gli accessori che usavo di meno in realtà, ed erano seguiti dagli orecchini, poi le collane ed infine i miei amati anelli.

Quest'ultimi non li toglievo praticamente mai e ne indossavo uno su quasi tutte le dita.

A volte anche più di uno.

Mi tolsi il bigodino e presi una borsetta nera a baguette, salutando nonna mentre uscivo dalla porta.

Erano le sette e mezza di mercoledì ed era una giornata relativamente tranquilla, quindi zia mi disse che avrei potuto fare con calma.

Io comunque arrivai alle otto precise e zia mi chiese di mettermi subito all'opera, non dandomi nemmeno il tempo di mangiare una fetta di pizza.

Quel mercoledì fu particolarmente impegnativo.

Arrivarono numerose famiglie non italiane e quindi dovetti occuparmi principalmente io della maggior parte dei tavoli.

E tutto il movimento, sommato al caldo, sommato al mal di testa, sommato al mio non aver cenato, portò a una versione di me pallida e decisamente inusuale.

Alle undici notai con la coda dell'occhio i soliti quattro ragazzi aspettarmi difronte il locale così, visto che di tavoli miei non ne avevo più, andai in bagno a rinfrescarmi un po'.

Mi sciacquai il viso evitando appositamente di toccare gli occhi con il mascara, e notai che effettivamente sembravo un po' più pallida del solito.

Almeno questa volta non era per l'ansia, un passo avanti.

Uscii dal bagno sciogliendomi il grembiule quando andai a sbattere contro qualcosa qualcuno.

I suoi occhi verdi mi guardavano curiosi e le sue mani erano ferme sulle mie braccia a sostenermi.

Mi bagnai le labbra sentendole di nuovo secche.

Gocce d'estate[C.L]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora