13. Bacio

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"Martina. Martina, guardami."

Girai la testa verso il monegasco sentendola leggera, e lui mi sollevò di peso sistemandomi in macchina.

Tirò fuori dei fazzoletti e io glieli presi dalle mani, pulendomi le labbra e asciugandomi il volto dalla pioggia.

Lo vidi sospirare sollevato notando che fossi ancora cosciente, e camminò verso il suo lato della macchina chiudendomi lo sportello.

Si accomodò sul suo sedile e poggiò la testa sul volante, il suo petto che faceva su e giù velocemente.

Chiusi gli occhi sentendoli bruciare e poggiai la testa sullo schienale, portandomi le mani davanti al viso per nascondere le tracce di terrore e vergogna su di esso.

Sentii delle mani sopra le mie e le spostai, trovandomi i suoi occhi verdissimi guardarmi con altrettanta paura.

"Stai- Stai meglio adesso?" Mi disse con la voce che gli tremava leggermente, e mi bagnai le labbra cercando con tutta me stessa di non mettermi a piangere.

"Si, si, scusa per- scusa."

Leclerc scosse la testa e con le mani tremanti mise in moto la macchina, immettendosi nella strada e camminando più lentamente del necessario.

Poggiai la testa sul finestrino e annegai nella mia vergogna, il ricordo che faceva capolino qua e là e mi costringeva a chiudere gli occhi con forza.

"Passiamo-" Si schiarì la voce e io mi girai verso di lui, notando come fosse zuppo e come gli tremasse il labbro inferiore. "Se per te va bene, passiamo prima da casa nostra così mangi qualcosa per riprenderti. O ti accompagno adesso se vuoi, come preferisci io-"

"Va bene passare prima da casa tua." Dissi semplicemente, grata di non dover tornare a casa in queste condizioni.

Erano quasi le quattro del mattino infondo, e non mi andava di sgocciolare in giro per casa di nonna.

Leclerc annuì semplicemente e tornò alla guida, io che alternavo tra il panorama e il suo volto.

*****

Scesi dalla sua auto e aspettai che aprisse la porta, le sue mani che finalmente avevano smesso di tremare.

Mi strinsi ancora nel giubbotto ed entrai in casa, seguendo il suo esempio e togliendomi le scarpe all'entrata.

Mi abbassai di qualche centimetro e lui si lasciò sfuggire un sorriso, il primo di quella serata che fosse diretto a me.

Mi mise una mano sulla base della schiena e mi accompagnò in un bagno, dicendo che mi avrebbe portato un paio di vestiti asciutti immediatamente.

Lo aspettai poggiata al lavandino mentre mi guardavo il volto, il mascara leggermente sbavato e la pelle ancora più pallida del solito.

Tornò dopo pochi secondi porgendomi una maglia e un pantaloncino maschile, aprendo un cassetto della cassettiera difronte il lavandino e porgendomi uno spazzolino nuovo.

Scossi la testa, dicendogli che non ci fosse bisogno e lui me lo poggiò sul mucchietto di vestiti, rispondendo che sapeva bene quanto fosse fastidiosa la sensazione della bocca dopo aver rimesso.

Lo guardai e non seppi quali emozioni provare, un turbinio di sentimenti che volteggiavano all'interno del mio petto.

Annuii lentamente e aspettai che uscisse dalla stanza, ringraziandolo a bassa voce poco prima che chiudesse la porta.

Lui si era fermato un secondo e si era leggermente girato senza permettermi veramente di guardargli il viso, annuendo a sua volta e dicendomi di chiamarlo se avessi bisogno di qualcos'altro.

Gocce d'estate[C.L]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora