24. Pancakes

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Ancora una volta mi svegliai con la luce del sole che entrava insistentemente dalla finestra, la mia mano sinistra che mi copriva gli occhi mentre mugugnavo leggermente nel sonno.

Provai a girarmi dall'altro lato, un peso sul mio fianco e un altro tra le mie gambe che mi impedivano di muovermi.

Sussultai quando realizzai fosse un braccio, e mi girai leggermente col capo notando una testa arruffata dormire poco sotto l'incavo del mio collo.

La mia mano era intrecciata alla sua e lentamente iniziavo a collocare i ricordi della sera prima, le mie guance che diventavano automaticamente rosse quando realizzavo come ci fossimo finiti in quel letto. A dormire insieme.

Lo sentì lamentarsi sonoramente nel sonno, la sua testa che si nascondeva tra il mio collo e la mia spalla mentre mi stringeva di più a lui.

E le mie labbra si incurvarono automaticamente, i miei occhi che si chiudevano ancora una volta mentre provavo a riprendere sonno.

E la pace non durò tanto, dei passi rumorosi che percorrevano il corridoio e la porta della stanza del pilota che veniva spalancata.

"Charles. Wake up, breakfast is re- oh!" Aprii gli occhi di scatto e alzai la testa verso l'intruso, la mia mano che cercava di liberarmi dalla morsa del monegasco mentre lui sembrava proprio non volermi lasciar scappare.

"Five more minutes, Carlos." E la sua voce roca mi fece venire i brividi, la mia testa che sprofondava nel cuscino mentre lo spagnolo si volatizzava via dalla camera.

"Oddio." Mugugnai strofinandomi il volto con la mano libera, la mia testa leggermente dolorante e le mie guance di nuovo rosse.

E, veramente, farmi arrossire solitamente era un'impresa davvero ardua.

"Charles. Charles, svegliati." Gli mossi leggermente il braccio, la sua testa che affondava ancora tra i miei capelli mentre scuoteva lentamente la testa.

"No, restiamo in letto altro po'." E la sua voce assonnata mischiata al suo italiano ancora confuso mi fecero sorridere brevemente.

"Dai, chissà che staranno pensando gli altri."

"Non mi interessa."

"Interessa a me." E lo sentii sospirare leggermente, il suo braccio che mi lasciava andare mentre si metteva a pancia in su.

"Contenta?" E si girò a guardarmi, io che mi ero tolta da sotto il lenzuolo e mi ero messa seduta.

Lo vidi arricciare gli angoli delle labbra e guardarmi divertito, le mie sopracciglia che si aggrottavano mentre pensavo a cosa ci trovasse di tanto spiritoso.
"Perché ridi?"

Il suo sorriso si allargò e poggiò tutto il suo peso su un gomito, allungando l'altro braccio e avvicinando la sua mano al mio volto.

"Sei un piccolo panda." E mi strofinò un dito sopra la guancia, il suo polpastrello che si tingeva di nero mentre io sbuffavo annoiata.

"Questa è colpa tua!" E lo indicai scuotendo la testa, lui che si sorreggeva il capo con una mano mentre mi guardava da sotto.

"Ah si? E perché mai?"

"Mi hai- mi hai distratto."

"Distratto? E come ti avrei distratto, Ferrari girl?"
E imitò la mia posizione, il suo torso nudo che mi costringeva a guardare da un'altra parte mentre cercavo una risposta intelligente.

Gocce d'estate[C.L]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora