37. Aereo

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Per la prima volta dopo qualche settimana mi alzai di buon umore, la sveglia che segnava le sei mentre mi preparavo velocemente e andavo a svegliare mio fratello.

Il quale stava ancora sbavando sul cuscino e si beccò un bel po' di manate. Specialmente perché la sua valigia non era ancora pronta.

Lando, definitivamente il mio inglese preferito di tutti i tempi, aveva insistito nel trovarci posto in un b&b proprio accanto il circuito di Monza; e mi ero stranita abbastanza quando aveva rinunciato al pagarci la camera senza fare troppe questioni.

Ma aveva fatto già abbastanza, e non ero sicura di come ci avesse trovato posto con così poco preavviso.

Ma era Lando Norris, e non vedevo l'ora di passare nuovamente tempo con lui.

Il che mi portava a urlare contro mio fratello di muoversi perché il nostro volo sarebbe partito in poco più di un'ora.

E dovevamo arrivare ancora all'aeroporto.

Poi finalmente mio fratello finì di prepararsi e mio padre ci accompagnò veramente di controvoglia.
Perché erano le sette per tutti.

Ed era stato veramente difficile spiegare loro come avessi trovato dei biglietti per Monza in così poco tempo ma fortunatamente avevano creduto alla mia storia per niente credibile.
Perché non me la sentivo di raccontare ai miei dei miei incontri estivi, ecco.

Comunque, arrivammo all'aeroporto e scoprimmo che l'aereo avrebbe fatto venti minuti di ritardo, mio fratello che si lamentava lagnosamente mentre io gli compravo la colazione per zittirlo. E il mio portafoglio urlava per i prezzi totalmente eccessivi del bar di quel posto mentre mi mangiavo di controvoglia un cornetto che non era neanche tanto buono.

E salimmo a bordo che erano le otto e un quarto, Edo che mi stringeva la mano spaventato dalla partenza mentre io ridevo di lui.

Perché era la sua prima volta con un aereo.

E io non avevo tutta questa esperienza, eh, ma comunque non ero paurosa tanto quanto lui.

E ci guardammo la nostra solita serie tv, Friends, e il tempo volò immediatamente; mio fratello che tremava al nostro arrivo mentre io alzavo gli occhi al cielo alla sua rammollaggine.

E scendemmo dall'aereo mentre chiamavo un taxi, io che pregavo il conto non fosse eccessivo mentre avvisavo Edo che avremmo fatto a metà.

Perché facevo carità fino ad un certo punto.

E ci facemmo lasciare a qualche blocco dal nostro b&b, mio fratello che si lamentava del sole e io che mi bagnavo le labbra mentre mi veniva in mente un deja vu.

E realizzavo che finalmente lo avrei rivisto. Li avrei rivisti, ovviamente.

Salimmo in camera per posare le cose e per cambiarci velocemente, io che mettevo un jeans chiaro leggermente a vita bassa e un top senza spalle nero.

Perché certamente non avrei messo un outfit del genere alla gara di domenica: ci tenevo a fare un minimo di bella figura.

Mio fratello mi guardò con un sopracciglio alzato e io scossi la testa, le panda ai miei piedi e una borsetta nera sulla mia spalla mentre lo trascinavo verso l'uscita.

Perché erano quasi le dodici e volevo veramente vederli prima delle ultime prove libere.

Che sarebbero state tra poco più di una mezz'oretta.
Forse non ce l'avrei fatta.

Ci trovammo all'entrata, che era già piena zeppa di tifosi, e marciammo verso quella più élite, i pass per i paddock Ferrari nella mia mano mentre mio fratello non riusciva a contenere la sua eccitazione.

Gocce d'estate[C.L]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora