6. Capitolo Jamie Lewis

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“Se il mio corpo non è preparato comincia a sottrarre energia alla mente. Si perde focus, si perde in performance.”
LEWIS HAMILTON

Seduto nella sala riunioni della scuderia, cerco di ascoltare con attenzione i miei ingegneri discutere delle implicazioni del nuovo cambio di regolamento nella Formula 1. Osservo le loro espressioni serie e ben consapevoli del fatto che i nostri diretti avversari stanno interpretando meglio di noi i nuovi accorgimenti. Tuttavia, la mia mente è divisa tra le relazioni tecniche e il ricordo della ragazza bellissima che ho incontrato sabato sera in quel maledetto locale, Julia.
«Bene, ragazzi, come sapete, quest'anno ci sono state alcune modifiche significative alle regole della Formula 1. Ed è evidente, da queste prime due gare, che i nostri avversari hanno interpretato meglio di noi le nuove direttive. Siamo ancora la macchina più forte, ma non più imbattibile. Quindi, dopo attente riflessioni, abbiamo deciso di portare alcuni nuovi sviluppi previsti più avanti, già qui a Imola. Jarrod, puoi spiegare le principali modifiche?» chiede il nostro team principal, Toto, al responsabile dell'aerodinamica, che non si fa trovare impreparato.
Ingegneri, noti per la loro genialità, sono quelli a cui affidiamo la nostra vita quando prendiamo un aereo, saliamo su una funivia o attraversiamo un viadotto o una galleria. Ma quando si tratta di scelte per una serata, finiscono appena un gradino sopra il mostro di Milwaukee.
«Certamente, Wolff. Una delle principali modifiche riguarda l'aerodinamica. Le nuove regole mirano a ridurre il carico per rendere più facile la fase di sorpasso. Quindi, abbiamo cambiato alcune componenti della monoposto per adattarci a questo…» Mentre Jarrod parla di flussi d’aria, la mia mente torna a Julia e ai silenzi carichi di significato scambiati l’altra sera, mi chiedo se riuscirò mai a incontrarla di nuovo.
«Inoltre, le nuove regole limitano il numero di unità di potenza che possiamo utilizzare durante la stagione. Questo significa che dobbiamo gestire con attenzione le risorse del motore e ottimizzare la sua affidabilità», aggiunge Adam, responsabile motoristico.
«Limitiamo al massimo gli incidenti e se i nuovi accorgimenti dovessero dare qualche problema, voi piloti, riportate subito la macchina ai box. Niente scherzi», rafforza il concetto Toto, guardandoci dritto negli occhi.
Annuisco. Continuo a sforzarmi di restare concentrato sui vari discorsi, ma le immagini di me e Julia continuano a balenare nella mia mente. C'è qualcosa in lei che ha catturato la mia attenzione, qualcosa che non so spiegare, e si avvicina molto a un'ossessione. È vero quando dicono che noi piloti non siamo per nulla normali e che se ci fissiamo su qualcosa, subito diventa un chiodo fisso. Come la nostra smania di voler vincere a ogni costo, a discapito persino della nostra stessa vita. D'altronde, se non fosse così, nessuno più gareggerebbe.
«Quindi, ragazzi, abbiamo una serie di sfide davanti a noi. Dovremo essere creativi, adattarci ai cambiamenti e lavorare in modo più intelligente. Senza lamentarsi, vero Nick?» Il mio compagno di squadra sorride all'imbeccata evidente. «Siamo un gruppo forte e unito, e so che possiamo farcela». Annuisco cercando di mettere da parte i pensieri. «Diamo il massimo e affrontiamo tutto con la stessa passione e dedizione di sempre. Forza Arge!» Conclude Toto e in sala fioccano applausi.
Mentre condivido l'entusiasmo dei cari ingegneri, una scarica di ottimismo invade il mio corpo, mi riprometto di trovare Julia costi quel che costi, anche se questo implica che dovrò farlo tra una gara e l'altra della stagione. La sua presenza nella mia mente è un enigma da risolvere. E io non so gestire gli indovinelli. Infatti, ho intenzione di provare a venirne a capo subito.

Il solito programma del lunedì pre-gara, dopo la preparazione appena svolta al simulatore, prevede una sessione di pesi con il mio amico scassa-palle nonché preparatore atletico George. Ma non oggi, ho altri piani. Corro al parcheggio, non mi preoccupo nemmeno di cambiare il casco, e salgo in sella alla mia MV Agusta Brutale 800 RR. Ho collaborato con loro per la realizzazione di questo modello esclusivo, per questo guido uno dei pochi esemplari immatricolati; la vera distribuzione è prevista nel 2018.
“Madness” dei Muse sembra la giusta colonna sonora per accompagnare la mia follia. Anche perché è quello che sto facendo, una maledetta pazzia. Perché non riesco a togliermela dalla testa? Perché?


«I, I can’t get these memories out of my mind
And some kind of madness has started to evolve
I, I tried so hard to let you go
But some kind of madness is swallowing me whole, yeah».
Io, io non riesco a tener questi ricordi fuori dalla mia mente
è una specie di pazzia, ha iniziato ad evolversi
ho provato così tanto a lasciarti andare
ma questa specie di pazzia mi sta inghiottendo completamente


È vero, non riesco a tenere lontani i ricordi. Più mi vieto di pensarci e più ci penso. Sembro un maledetto bambino che fa quello che gli si dice di non fare. La musica si interrompe, ed era inevitabile che il cellulare squillasse prima o poi.
«Dimmi, George».
«Sei tu che devi dirmi dove sei finito, visto che ti sto aspettando da mezz'ora». Mentire o dire la verità? «Ci stai mettendo troppo a rispondere, e inoltre sento forte e chiaro il motore di una moto. Che stai combinando, Jamie?» Se lo sapessi, te lo direi.
«Sto sbrigando una commissione». Resto vago.
«Certo. Scommetto che non poteva svolgerla nessuno dei tuoi lacchè». Ehm…
«No. Richiede la mia presenza».
«Sulla mia faccia c'è scritto: idiota, per caso?» Scoppio a ridere.
«Non sempre, ma alle volte...»
«Smettila di prendermi per il culo e  dimmi cosa sta succedendo, Jamie?» Sono fatti miei.
«Non sei mio padre e comunque non devo darti alcuna spiegazione», dico scocciato.
«Sei sulla difensiva e la cosa mi puzza. Visto che lo hai nominato, a breve Lewis senior sarà qui; cosa vuoi che dica se mi chiede che fine hai fatto?»
«Nulla. Non sei il mio babysitter, quindi non sei tenuto a sapere dove sono».
«Ok, Jamie. Siamo amici, dimmi solo che non stai facendo una delle tue solite minchiate, perché non ho voglia di avere in mezzo alle palle la tua addetta stampa. È un incubo ogni volta che una rivista scrive delle tue performance da latin lover». Forse è più probabile che troverà il mio nome su un necrologio se non rivedo la ragazza.
«Adesso lasciami guidare in santa pace. Ti dirò tutto appena rientro». Chiudo la chiamata senza prendermi la briga di salutarlo.

Dopo due ore e mille ripensamenti, arrivo al locale. Se le indicazioni su internet sono corrette, dovrebbe essere già aperto. Parcheggio e, nel frattempo, ignoro l'ennesima chiamata di mio padre. Perché non può lasciarmi due ore in santa pace? Gli scrivo un messaggio, spero basti a tenerlo buono.
Tiro un forte respiro ed entro di nuovo nella tana del lupo. I camerieri stanno sistemando i tavoli e mentre mi avvicino al bar, trovo di nuovo la cameriera che mi ha dato del pallone gonfiato. Attivo subito il traduttore, non penso conosca la mia lingua. La conversazione dura poco, e non ricevo ulteriori insulti. Nessuno conosce l'identità della ragazza, a quanto pare, non è una frequentatrice del locale. Merda. Ci speravo tanto ad avere buone notizie. Invece è stato solo un grosso buco nell'acqua. Non la troverò mai. È un fottutissimo ago in un pagliaio. È finita. L'enigma è risolto senza la soluzione.
Dopo aver fatto un paio di foto con i camerieri e abbastanza demotivato, salgo in sella alla mia moto, ma riesco a malapena a mettere il casco che vengo subito raggiunto da un attacco.
La testa comincia a vorticare e il cuore a battere forte. La delusione di non aver trovato la ragazza che cercavo si è trasformata in un vortice di pensieri negativi che invadono prepotenti la mente. È come se il mondo intorno a me si fosse ristretto, e il panico mi avvolge inesorabile come fa sempre quando non ottengo quello che spero. L'attacco è violento, come violenta è la delusione che provo. È tutto così irrazionale da sembrare ridicolo anche a me che lo sto vivendo.
Dovrei essere abituato a tutto ciò, fin da quando ero bambino ho sempre avuto difficoltà a gestire le aspettative. I dottori che mi hanno seguito nel corso del tempo hanno sottolineato che il mio problema è da imputare all’eccessivo accanimento su ciò che mi prefiggo, e che l'ansia continuerà a manifestarsi se non smetto di pretendere troppo da me stesso. Ma è più facile a dirsi che a farsi.
Fin da piccolo, non sono mai stato considerato un bambino “normale”. Ero il ragazzino nero in una classe di bianchi. Dovevo fare ogni sforzo possibile per piacere a tutti altrimenti rischiavo di diventare il bersaglio di scherzi o prese in giro. Dovevo essere il migliore, voti altissimi, oppure avrei confermato il pregiudizio che le persone di colore non possono aspirare a posizioni prestigiose, al massimo possono fare lavori subalterni. Quindi sì, è vero. Se non ottengo ciò che voglio, mi sento male e divento preda della mia unica debolezza: l'ansia.
Nonostante la mano tremante, riesco ad attivare la musica sul telefono. Gli Sleeping At Last con la loro “Heart” sono quello che serve per calmare i miei nervi. Ispiro ed espiro, con calma e più volte. Oltre all’ossigeno, incanalo nella mia mente pensieri positivi e pian piano comincio a riacquistare il controllo del mio corpo. Mi rendo conto che, se mi impegno al massimo, ho ancora la possibilità di trovarla. Ho ricchezza e risorse dalla mia parte. Non mi importa se, una volta ritrovata, Julia non dovesse rispondere alle mie aspettative. In questo momento, ciò che so è che desidero ardentemente rivedere i suoi occhi verdi posarsi su di me, ascoltare ancora i suoi sospiri all'orecchio e sentire le scosse di adrenalina nel mio corpo appena la sfioro.
Respira, Lewis! Non è ancora il momento di gettare la spugna.

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